Raramente il Pakistan è stato così politicamente diviso ed economicamente debole. L’ex primo ministro Imran Khan, rimosso dall’incarico il 10 aprile dal parlamento che l’ha sfiduciato, non ammette la sconfitta e raduna enormi folle di sostenitori per dimostrare di avere ancora il popolo dalla sua parte. Pretende lo scioglimento dall’assemblea nazionale ed elezioni anticipate. L’ex star del cricket continua a definirsi vittima di un complotto internazionale e accusa gli Stati Uniti di averlo fatto deporre per allearsi con i “saccheggiatori” del Pakistan, Nawaz Sharif e le famiglie Bhutto-Zardari. La sua retorica antiamericana e anticorruzione ha galvanizzato i suoi sostenitori. Il 25 maggio, incurante del divieto di raduno imposto dalle autorità, ha incoraggiato una “marcia della libertà” che il giorno dopo ha raggiunto la capitale Islamabad. Ci sono stati scontri in diverse città. Anche se è stata una mobilitazione inferiore alle attese, Khan minaccia di tornare in piazza con due milioni di persone e di far cadere il “governo importato”, messo alla guida del paese da un “complotto straniero”, se non saranno indette elezioni nel giro di sei giorni. A proteggere le sedi istituzionali nella capitale è stato chiamato l’esercito.
Il suo successore, Shehbaz Sharif, non ha alcuna intenzione di cedere. Il 26 maggio il primo ministro ha spiegato alla camera bassa del parlamento che non lascerà imporre la data delle elezioni a Khan, accusato di voler scatenare una guerra civile. Il termine ultimo per le legislative è ottobre 2023. Sharif deve far fronte a una situazione economica molto difficile, che ricorda per molti versi la bancarotta dello Sri Lanka. Il Pakistan, che conta 227 milioni di abitanti ed è uscito indebolito dalla pandemia, deve affrontare un indebitamento e un’inflazione record, una svalutazione della rupia rispetto al dollaro e una diminuzione delle riserve valutarie (9,4 miliardi di euro), appena sufficienti a coprire due mesi d’importazioni. Come lo Sri Lanka, il Pakistan rischia l’insolvenza per la seconda volta nella sua storia.
Tra il 18 e il 25 maggio, in Qatar, Islamabad e il Fondo monetario internazionale (Fmi) hanno provato a sbloccare una parte del prestito di sei miliardi di dollari contratto nel 2019, ma non hanno trovato un accordo. L’Fmi chiede a Sharif riforme dolorose, in particolare di eliminare le sovvenzioni sui carburanti e l’elettricità volute dal governo di Khan a febbraio, che pesano parecchio sulle finanze. La riscossione delle imposte nel paese è strutturalmente bassa. Il governo teme di provocare la rabbia dei cittadini, che già devono fare i conti con l’inflazione e il rincaro dei prezzi dei generi alimentari. Alla fine, il 26 maggio il governo ha deciso di aumentare il prezzo dei derivati del petrolio di 30 rupie (0,36 euro) al litro, provocando un rincaro della benzina e del diesel, e Imran Khan gliel’ha immediatamente rinfacciato.
Sentimenti nazionalisti
La mozione di sfiducia è stata paradossalmente un’occasione per Khan, perché le circostanze economiche e sociali avevano intaccato la sua popolarità. Nel giro di poche settimane la situazione si è ribaltata a suo favore. “Le teorie complottiste di Khan, pur essendo false, hanno toccato un nervo scoperto per buona parte della popolazione, in cui i sentimenti antiamericani sono profondamente radicati”, scrive Zahid Hussain su Dawn. Secondo Hussain, Sharif ha dato sostanza alla versione di Khan andando a chiedere consiglio al fratello, Nawaz Sharif, tre volte primo ministro, in esilio a Londra dopo una condanna per corruzione.
Imran Khan gioca con il fuoco, perché la guerra in Ucraina ha gravemente peggiorato la crisi economica. Anche il governo, però, sta giocando una partita pericolosa: il 26 maggio, in vista delle elezioni legislative, ha fatto adottare una legge per impedire l’uso dei dispositivi di voto elettronico che favorirebbero i brogli, e per vietare il voto dei pachistani all’estero, due riforme volute da Khan. Il paese conta quasi dieci milioni di espatriati, considerati in larga misura simpatizzanti dell’ex gloria del cricket. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1463 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati