Daron Acemoğlu, del Massachusetts institute of technology (Mit), è l’economista più produttivo e influente al mondo. Ha pubblicato da poco un libro sull’innovazione tecnologica ed è stato tra i più espliciti nel segnalare i potenziali rischi della diffusione dell’intelligenza artificiale. Oggi Acemoğlu avverte che forse la rivoluzione può attendere. In un suo nuovo studio stima che la produttività totale dei fattori cambierà molto poco per effetto dell’intelligenza artificiale: solo dello 0,66 per cento in un decennio, ovvero lo 0,06 per cento all’anno. La produttività totale dei fattori è la parte di crescita che non è spiegata dalla quantità di capitale e lavoro, in pratica è la misura dell’efficienza con cui usiamo gli ingredienti della produzione. Acemoğlu è arrivato alla conclusione che meno del 5 per cento delle mansioni sarà pienamente automatizzabile con ChatGpt e simili. Quindi i risparmi in termini di costo del lavoro saranno molto inferiori a quelli ottenuti a suo tempo con l’introduzione dei robot nelle fabbriche (fino al 30 per cento). L’intelligenza artificiale può cambiare la società in molti modi, ma l’impatto sul mondo del lavoro potrebbe essere più graduale di quanto temevamo qualche mese fa. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1565 di Internazionale, a pagina 101. Compra questo numero | Abbonati