Si avvicinano le elezioni presidenziali statunitensi e cresce la domanda di modelli previsionali che, sulla base di alcune variabili, siano in grado di indovinare il risultato. C’è chi si basa sui sondaggi, chi sulle scommesse, chi sul prezzo in borsa del social network di Donald Trump, Truth (che sono in aumento).

Una delle tentazioni ricorrenti è prendere in considerazione l’evoluzione della demografia, perché è prevedibile con largo anticipo. Una popolazione che invecchia voterà più per i repubblicani o per i democratici? E l’aumento del numero dei cittadini di origine latinoamericana che conseguenze avrà?

Troverete molti libri e articoli che rispondono a queste domande: non leggeteli. Richard Calvo, Vincent Pons e Jesse M. Shapiro hanno appena pubblicato uno studio che dimostra come i trend demografici non siano utili alla previsione del comportamento elettorale dei vari gruppi analizzati. Sono precisi più o meno come una stima generica che l’elezione sarà una sfida quasi alla pari tra i democratici e i repubblicani e meno precisi di previsioni basate sui sondaggi.

I cambiamenti demografici sono troppo lenti per dare indicazioni chiare su come si evolveranno le preferenze degli elettori. La democrazia è più imprevedibile di come spesso pensiamo. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1585 di Internazionale, a pagina 103. Compra questo numero | Abbonati