Quanti soldi ha preso in prestito il Senegal? Più di quanto si pensasse. Secondo il primo ministro Ousmane Sonko, entrato in carica ad aprile, il governo precedente aveva “mentito al popolo” nascondendo prestiti pari al 10 per cento del pil, sufficienti per spingere il debito pubblico all’83 per cento del reddito nazionale. Non sono stati ancora pubblicati dati ufficiali, ma la notizia non ha fatto piacere al Fondo monetario internazionale (Fmi), che con il Senegal sta trattando un programma di salvataggio da 1,9 miliardi di dollari.

La situazione è sorprendentemente comune. Alcuni governi faticano a tenere traccia di tutti i loro debiti, per esempio di quelli contratti dalle aziende statali. Altri si rivolgono ai creditori in segreto per evitare di essere messi sotto esame. Dal 1970 i governi dei paesi emergenti hanno accumulato debiti esteri per almeno mille miliardi di dollari che non sono mai stati dichiarati alla Banca mondiale, autrice di uno studio insieme all’università di Duis­burg-Essen, in Germania, e a quella di Notre Dame, negli Stati Uniti. È una cifra che supera il 12 per cento dei prestiti esteri contratti nello stesso periodo di tempo in tutte le valute.

I ricercatori l’hanno ottenuta analizzando le statistiche sul debito estero della Banca mondiale, basate sui rapporti dei governi debitori. Il 70 per cento delle stime sul debito deve essere corretto dopo la pubblicazione iniziale. Nella maggior parte dei casi le modifiche sono piccole, ma le revisioni al rialzo sono maggiori di quelle al ribasso. Le più rilevanti, inoltre, riguardano i prestiti da finanziatori privati, come il credito bancario, o i prestiti bilaterali dei governi. I debiti nascosti si accumulano quando le economie sono in piena espansione e hanno poi più probabilità di emergere quando la crescita rallenta o quando i paesi risultano insolventi o chiedono aiuto all’Fmi. Negli ultimi anni i casi sono aumentati perché molti governi hanno dovuto fare i conti con le conseguenze della pandemia di covid-19. L’edizione 2022 delle statistiche sul debito della Banca mondiale ha rivisto al rialzo i dati precedenti per più di duecento miliardi di dollari. I casi peggiori sono quelli legati alla corruzione. In Mozambico le imprese sostenute dallo stato hanno contratto in segreto prestiti per 1,2 miliardi di dollari all’interno di un progetto realizzato dal Credit Suisse, da funzionari governativi e da un’azienda di costruzioni navali libanese. Quando nel 2016 il debito è emerso, l’economia è crollata. Ora molti dei responsabili che avevano intascato tangenti sono in carcere.

L’opacità è un ostacolo anche per la ristrutturazione del debito. A volte ci vogliono mesi per rimettere a posto i dati. La confusione sul reale livello del debito dello Zambia ha allarmato i creditori occidentali e cinesi. Il paese ha provato a ristrutturare il debito nel 2020 e il processo è andato avanti fino al 2024: la cifra riportata nel 2021 è stata rivista al rialzo per più di tre miliardi di dollari.

Clausole di riservatezza

Un modo per garantire più trasparenza sarebbe imporla per legge. Secondo un’indagine dell’Fmi, su 60 paesi presi in esame – dall’Albania allo Zimbabwe – solo la metà ha leggi che obbligano i governi a presentare al parlamento i rapporti sulla gestione del debito. Un altro problema è il ricorso eccessivo a clausole di riservatezza. Ma anche i creditori hanno delle responsabilità. Nel 2019 l’Institute of international finance (Iif) ha elaborato una serie di princìpi per fare in modo che i creditori privati rendano noti i loro prestiti ai governi. Finora però solo due banche hanno inserito le informazioni sui loro prestiti in un registro pubblico (una era il Credit Suisse, che l’ha fatto dopo il caso del Mozambico per rifarsi un’immagine).

Secondo l’ong britannica Debt justice, bisognerebbe stabilire che i contratti relativi al debito di uno stato non possono essere impugnati a meno che non siano stati resi pubblici entro trenta giorni dalla firma. Si potrebbe raggiungere questo risultato con piccole modifiche alle leggi in vigore nel Regno Unito e a New York, dove di solito si discutono le cause sui debiti internazionali. Non eliminerebbe il problema, ma sarebbe un inizio. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1585 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati