Le elezioni presidenziali statunitensi sembra siano state decise in gran parte dall’inflazione registrata tra il 2021 e il 2022. Gli elettori hanno sofferto per l’aumento dei prezzi e hanno deciso di punire il partito democratico, al governo. Viene da chiedersi a che punto siamo in Europa, perché anche qui i partiti di governo rischiano di subire conseguenze. È vero che l’inflazione è tornata sotto la soglia obiettivo, ma il livello medio dei prezzi nell’area Ocse a settembre 2024 era superiore del 30 per cento a quello del dicembre 2019: quando rallenta l’inflazione, i prezzi smettono di salire, ma non scendono. La Banca centrale europea (Bce) ha dichiarato vinta la battaglia e ha cominciato a tagliare i tassi d’interesse, per la gioia di molti governi, incluso quello italiano, che hanno bisogno di crescita. L’economista Ignazio Angeloni ha preparato un rapporto per il parlamento europeo che invita alla cautela: il calo dell’inflazione è dovuto quasi solo ai prezzi energetici e la Bce è stata meno severa che in altri cicli di rialzi dei prezzi contrastati da politiche monetarie restrittive. Basta poco a riaccendere le fiamme dell’inflazione e a bruciare altri governi. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1589 di Internazionale, a pagina 99. Compra questo numero | Abbonati