Non ci sono dubbi: le cose non vanno bene per il presidente russo Vladimir Putin. Alla sconfitta militare nella città ucraina di Cherson è seguita una sconfitta diplomatica al vertice del G20 di Bali, in Indonesia. La dichiarazione finale dell’incontro tra i rappresentati delle venti maggiori economie mondiali afferma che “la gran parte” dei leader presenti “condanna con forza” la guerra in Ucraina.

Secondo l’agenzia russa Tass, il ministro degli esteri Sergej Lavrov ha accusato l’occidente di aver “politicizzato” la dichiarazione e di aver cercato di infilarci una condanna nei confronti del suo paese. Ma Mosca non può nascondere che sta perdendo ogni sostegno internazionale. Anche i paesi che finora si erano schierati dalla sua parte per motivi d’interesse sono sempre meno convinti delle sue scelte. E, con la sconfitta militare che incombe, preferiscono non essere più strettamente associati a Mosca.

L’esempio più evidente è quello della Cina. Il paese asiatico vuole un mondo multipolare e non ha nessun interesse a vedere una vittoria dell’occidente, che rafforzerebbe l’egemonia degli Stati Uniti. Ma, allo stesso tempo, desidera mantenere buoni rapporti economici con i paesi occidentali e non vuole rompere con loro in un momento in cui, anche secondo la Cina, Putin ha superato il limite minacciando di usare le armi nucleari.

Il vertice di Bali è stato senza dubbio una disfatta diplomatica per Mosca, e la partenza anticipata con cui il ministro degli esteri russo ha voluto evitare l’umiliazione è l’equivalente della ritirata da Cherson. ◆ gac

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1487 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati