L a protesta programmata il 15 novembre contro il governo di Cuba è stata bloccata da un cordone di polizia schierato dal giorno prima. I locali dell’Avana che avrebbero dovuto ospitare i manifestanti sono rimasti vuoti. Vari dissidenti sono stati fermati per evitare che partecipassero alla manifestazione. Ma gli organizzatori, tra cui il collettivo Archipiélago, ricordano che la costituzione cubana autorizza le proteste pacifiche. Il 15 novembre Cuba ha riaperto le frontiere al turismo internazionale e il giorno dopo ha festeggiato i 502 anni dalla fondazione dell’Avana.
Alcuni artisti e giornalisti hanno raccontato che negli ultimi giorni la connessione internet è stata instabile, e questo ha ostacolato l’accesso alle informazioni. La maggior parte di loro ha riferito che le abitazioni sono state bersaglio di attacchi e manifestazioni di gruppi filogovernativi.
Il 14 novembre gli agenti hanno cominciato a circondare gli edifici dove vivono i dissidenti, come forma d’intimidazione. L’attivista Saily de Amarillo, di Archipiélago, ha filmato il suo tentativo di uscire di casa nel pomeriggio, a Santiago de Cuba. Fuori del portone i vicini gridavano offese e bloccavano il passaggio. Ha potuto pubblicare il video su Twitter solo quando l’hanno fatta passare, alcune ore dopo.
“È importante che le persone fuori di Cuba sappiano che non possiamo protestare, non perché le nostre richieste siano poco importanti ma perché ci stanno intrappolando, stanno sfilando con mezzi militari per controllare le nostre case”, ha detto la youtuber Dina Stars ai giornalisti di vari paesi su una chat di gruppo. L’attrice, 25 anni, era stata arrestata nel corso delle manifestazioni dello scorso 11 luglio durante una trasmissione. Quando è stata rilasciata ha cominciato a raccontare su Twitter la situazione a Cuba. La mattina del 15 novembre ha raccolto le testimonianze di chi si stava preparando a scendere in piazza. “Oggi trasmetto da casa di mia madre. Tutti qui hanno paura, ma mi sostengono. Credo che il messaggio più importante sia questo: se la protesta sarà debole, non è perché abbiamo paura, ma perché il regime ci ha impedito di agire”.
Botta e risposta
Anche la blogger dissidente Yoani Sánchez ha sottolineato che L’Avana era sorvegliata: “Ci hanno fatto vedere che l’esercito circola per le strade. Le case dei principali leader della protesta sono state accerchiate. Se non ci sarà una manifestazione sarà solo a causa delle intimidazioni”. Alcuni giornalisti non hanno potuto lavorare: Abraham Jiménez Enoa, che scrive sul Washington Post, è stato messo agli arresti domiciliari. Le credenziali dei giornalisti dell’agenzia spagnola Efe sono state sospese.
Il segretario di stato statunitense Antony Blinken ha dichiarato che sono in atto “strategie intimidatorie”. E il ministro degli esteri cubano Bruno Rodríguez ha replicato sui social network: “Blinken deve capire che il governo cubano risponde solo al suo popolo, e in nome del popolo respinge l’ingerenza degli Stati Uniti. Difendiamo il diritto a vivere in pace e normalità e ad affrontare senza intromissioni le sfide che ci attendono”
Secondo José Miguel Vivanco, direttore per le Americhe dell’ong Human rights watch, “le informazioni che arrivano da Cuba sono scoraggianti. Il governo ha schierato in massa le forze di sicurezza, e molti giornalisti e oppositori sono stati bloccati nelle loro case. L’intenzione è chiara: impedire qualsiasi tentativo di protesta”. La manifestazione avrebbe dovuto dare continuità a quella spontanea di luglio, quando migliaia di persone erano scese in piazza in varie città del paese contro le interruzioni di corrente elettrica, la persecuzione dei dissidenti e la mancanza di medicinali e generi alimentari. La crisi economica si è aggravata con la pandemia, che ha interrotto l’arrivo dei turisti e le rimesse dei cubani all’estero. Secondo l’ong Cubalex, che monitora la detenzione per motivi politici sull’isola, negli ultimi mesi sono state arrestate 1.175 persone. Più di metà sono ancora in carcere e solo sessanta processi si sono conclusi. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1436 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati