Vestita sempre con una camicia bianca larga e un completo nero quando è al lavoro, Tan Ting è la quintessenza dell’avvocata cinese. Ogni giorno consiglia i clienti, partecipa a incontri di formazione, realizza brevi video e organizza dirette online per diffondere le conoscenze giuridiche.
Molto più di altri, Tan comprende l’importanza di renderli accessibili: è la prima, e probabilmente unica, avvocata sorda della Cina. Pur avendo poco più di trent’anni, Tan lavora da tempo in prima linea per aiutare la comunità dei sordi e degli ipoudenti del paese. Originaria della provincia sudoccidentale del Sichuan, Tan ha fatto scalpore nel 2021 dopo aver superato l’esame nazionale per diventare avvocata al terzo tentativo, un’impresa notevole se si considera che si è laureata in scienze dell’educazione speciale. La sua lotta per definire il proprio destino, superando la disabilità e gravissimi lutti personali, ha attirato immediatamente l’attenzione del pubblico.
La sua storia serve anche a ricordare le sfide concrete che i cinesi sordi devono affrontare per accedere ai servizi legali, un problema rimasto a lungo invisibile nella società. Ma Tan è determinata a contribuire a cambiare le cose. “Il basso livello di alfabetizzazione e istruzione, insieme alla mancanza di accesso al diritto e di efficacia delle leggi, limita molto la consapevolezza giuridica tra i sordi”, spiega Tan.
La donna sottolinea che le persone con disabilità uditive spesso non si rendono conto di eventuali violazioni della legge o che, in quanto cittadini, hanno il diritto di difendere i propri interessi. Secondo un’indagine nazionale del 2022, nel 2020 più di un quinto delle persone con più di quindici anni e delle disabilità era analfabeta.
Per spiegare le disuguaglianze esistenti, Tan racconta di una donna che una volta ha assitito. La sua cliente aveva prestato più di centomila yuan (14.500 dollari) a un compagno di classe che aveva poi perso la somma al gioco d’azzardo. Quando ha chiesto indietro i soldi, l’amico ha minacciato di denunciarla alla polizia con l’accusa di “collusione”.
In un altro caso ha impedito a uno studente universitario di togliersi la vita. Questo ragazzo pensava che uccidendosi avrebbe fatto accusare un’amica a cui aveva prestato dei soldi senza più averli indietro. Lo studente ha poi raccontato a Tan che, senza il suo intervento, si sarebbe ucciso. Spesso Tan si trova a gestire situazioni che nessun suo collega ha mai dovuto affrontare. “Molte persone sorde vengono nel nostro studio legale per chiederci di aiutarle a chiamare la polizia”, spiega Tan.
Nel 2021 ha incontrato una donna che aveva impiegato quasi 18 mesi solo per cercare di trovare dei legali che l’aiutassero a divorziare dal marito
La mancanza di consapevolezza all’interno di questa comunità è evidente anche nei brevi video di domande e risposte realizzati da Tan: la maggior parte spiega come affrontare questioni semplici come il rifiuto di un permesso da parte dei genitori o l’interferenza dei suoceri nei matrimoni oppure se obbligare il partner a fare sesso sia o meno violenza sessuale.
Secondo Tan, nel suo caso la parte più difficile del lavoro è che deve passare più tempo del solito semplicemente per raccogliere informazioni sufficienti sui casi dei suoi clienti sordi. Spesso la maggior parte riesce a comunicare solo con un groviglio di parole e frasi.
Le sue preoccupazioni fanno luce anche su un problema di fondo ancora più importante: la grave mancanza d’interpreti della lingua dei segni. In Cina ce ne sono meno di diecimila per servire una comunità di circa 28 milioni di persone. E nel 2019 solo cinque università prevedevano una specializzazione nella lingua dei segni. “In tribunale, il loro ruolo è molto rispettato. Le loro parole decidono il crimine e la pena degli imputati, a volte anche la vita o la morte”, spiegava, in un’intervista del 2018 a Sixth Tone, Tang Shuai, che ha assunto Tan nel suo studio legale ed è molto noto nella comunità cinese dei sordi.
Nonostante il ruolo cruciale che svolgono, c’è una mancanza ancora maggiore d’interpreti con adeguate conoscenze legali, soprattutto perché la maggior parte degli avvocati non studia la lingua dei segni. Inoltre, alcuni di loro sono riluttanti ad accettare casi che coinvolgono persone con disabilità, perché spesso significa più lavoro ma meno soldi.
“Chi non ha problemi ha molte risorse per difendere i suoi diritti e interessi. I sordi, molto semplicemente, no”, spiega Tan. Nel 2021 ha incontrato una donna che aveva impiegato quasi diciotto mesi solo per cercare di trovare dei legali che l’aiutassero a divorziare dal marito. Sosteneva che aveva abusato di lei anche quando era incinta, causandole due aborti. “Non riusciva a trattenere le lacrime quando ci raccontava le sue esperienze”, ricorda Tan.
Il problema è ulteriormente aggravato dal fatto che gli interpreti e la comunità dei sordi usano forme diverse di lingua dei segni. I primi usano la forma standardizzata adottata ufficialmente negli anni novanta, mentre molti sordi cinesi usano solo quella naturale (nata e sviluppata dagli stessi segnanti), che ha una grammatica diversa e cambia da regione a regione.
Secondo un’indagine nazionale dell’università Normale di Pechino, il 29 per cento delle persone sorde dice di non riuscire a capire la lingua dei segni usata in tv, cioè quella standardizzata.
Quando Tan ha cominciato a lavorare allo studio di Tang come assistente, ricorda di essersi sentita sopraffatta dal numero di persone sorde che cercavano disperatamente sostegno. “So che ci sono molti occhi che mi guardano, ma non sono in grado di aiutarli”, ha scritto sui social network. “Affrontare questo problema è ancora più difficile che combattere il mio stesso calvario”. Ma queste sfide non l’hanno mai fermata. “Continuerò a lottare finché sarò in grado di farlo. Non mi arrendo”, dice.
Cresciuta in un villaggio tra le montagne del Sichuan, Tan perse l’udito all’età di otto anni perché le curarono male un’otite media, un’infiammazione o infezione dell’orecchio medio. Piano piano perse la capacità di parlare e questo la costrinse a passare la maggior parte del tempo a casa, non potendo andare a scuola. “Quand’ero piccola pensavo di essere l’unica al mondo a non poter sentire”, ricorda.
Cinque anni dopo, finalmente, i suoi genitori trovarono una struttura per persone con disabilità a Xichang, una città a cinque ore di distanza. Da allora studiare è diventata la sua unica missione.
Molti compagni di classe abbandonarono la scuola per trovare lavoro o sposarsi e pesare meno sulle famiglie. Ma i genitori di Tan volevano che la figlia lasciasse le montagne ed esplorasse il mondo, e insistettero perché finisse gli studi.
Pur essendosi laureata in scienze dell’educazione speciale, Tan decise d’intraprendere la carriera da avvocata dopo aver visto un annuncio di lavoro allo studio legale di Tang. “Parlavano di lui nei telegiornali ed ero rimasta colpita dalla sua dedizione”. Presto fu assunta come assistente insieme al marito, che aveva conosciuto poco prima di sostenere il gaokao, l’esame cinese di ammissione all’università.
Colpita dai preziosi servizi forniti dallo studio di Tang e spinta dal forte desiderio di aiutare altre persone come lei, Tan decise di tentare l’esame nazionale di avvocatura. Dato che era una principiante, molti pensavano che fosse un’impresa impossibile, soprattutto considerando che solo il 13 per cento lo supera. Ma Tan si rimise sui libri, partendo da zero. “Mi ci è voluto un bel po’ per capire che il termine ‘persona giuridica’ non si riferiva a una persona reale”, racconta. E la maggior parte delle videolezioni non aveva i sottotitoli.
Le prime due volte Tan fu bocciata, ma la seconda volta la distanza con i promossi si era ridotta. Mentre si preparava per il terzo tentativo, nel 2020, a sua madre fu diagnosticato un cancro, la stessa malattia di cui era morto il padre quando lei era ancora all’università. Il deterioramento delle condizioni di salute della madre portò Tan sull’orlo di un crollo nervoso. “È stata l’unica volta in cui ho avuto voglia di mollare”, racconta con amarezza. Una settimana prima dell’esame, le condizioni di salute della madre peggiorarono. Tan le disse che stava pensando di abbandonare gli studi. Ma la madre fu irremovibile. “Vivi per te stessa e per la società, non per me”, disse alla figlia, pochi mesi prima di morire.
Con le lacrime agli occhi, Tan fece l’esame e lo superò: un risultato che Tang ha definito un “miracolo”, perché ha dimostrato a tutti che anche i sordi possono diventare avvocati.
Futuro promettente
Sono passati tre anni da allora e Tan si è rimessa a studiare, questa volta per imparare diverse lingue dei segni e usare un software di trascrizione audio-testo per poter aiutare meglio i clienti.
Non può ancora intervenire durante le udienze in tribunale, poiché non esiste un sistema che consenta agli avvocati sordi di perorare le proprie cause nelle aule giudiziarie. Ma sostiene che aumentare la consapevolezza legale nella comunità dei sordi è un compito altrettanto importante. Oltre alle questioni legali, Tan ha anche realizzato dei video e organizzato delle lezioni in streaming sui principali social network. Occasionalmente, tiene anche conferenze di persona.
È valsa la pena di fare tutti questi sacrifici?
“Molti mi hanno detto che vogliono studiare legge, imparare la lingua dei segni e unirsi alla nostra squadra”, spiega Tan. Aggiunge di essere stata assunta come docente all’università di scienze politiche e giurisprudenza del sudovest, che collabora con lo studio legale di Tang per insegnare agli avvocati la lingua dei segni. Il futuro, secondo lei, promette bene: “Ci saranno più persone competenti che aiuteranno la comunità, e più persone sorde che cercheranno di superare i propri limiti”. ◆ ff
◆ 1992 Nasce a Daliangshan, tra le montagne del Sichuan, in Cina.
◆ 2017 Si laurea in scienze dell’educazione speciale all’università Normale di Chongqing.
◆ 2021 Supera l’esame professionale
e diventa la prima avvocata sorda in Cina.
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Questo articolo è uscito sul numero 1509 di Internazionale, a pagina 68. Compra questo numero | Abbonati