Saranno una ventina le domande che i pubblici ministeri di Palermo rivolgeranno al presidente della repubblica Giorgio Napolitano durante l’interrogatorio in corso al Quirinale durante un processo su una presunta trattativa tra stato e mafia negli anni novanta.

La prima parte delle domande riguarderà la lettera di dimissioni che Loris D’Ambrosio, ex consigliere giuridico di Napolitano inviò al capo dello stato a giugno del 2012, due mesi prima di morire.

D’Ambrosio, amareggiato dalla campagna di stampa seguita alla pubblicazione delle intercettazioni delle sue telefonate con Nicola Mancino, presentò al presidente della repubblica le sue dimissioni, ma Napolitano le respinse.

Nella lettera, riferendosi agli anni tra il 1989 e il 1993, quando faceva parte dell’alto commissariato per la lotta alla mafia e poi al ministero della giustizia, D’Ambrosio esprimeva a Napolitano il timore “di essere stato considerato l’utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”. “Come ho scritto anche ad altri”, si leggeva nella lettera.

A quali timori si riferiva D’Ambrosio? Ne aveva mai parlato con Napolitano?, chiederanno i pubblici ministeri di Palermo.

Il presidente della repubblica ha già risposto in una lettera alla corte d’Assise, dicendo di non avere elementi utili da riferire, ma è da questa lettera che i pubblici ministeri partiranno nel tentativo di chiarire se Napolitano era al corrente della presunta trattativa.

In seconda battuta si passerà all’allarme attentati lanciato dal Sismi nel 1993. L’intelligence italiana parlò di un rischio per Giorgio Napolitano e per Giovanni Spadolini.

All’epoca Napolitano era presidente della camera. Aveva saputo dell’allarme? Vennero aumentate le misure di sicurezza per proteggerlo?

È probabile infine che i pubblici ministeri chiedano a Napolitano se fu informato della nota della direzione investigativa antimafia, ad agosto del 1993, parlarono per la prima volta di un tentativo di destabilizzazione dello stato voluto da cosa nostra per avviare una trattativa per stemperare il regime carcerario destinato ai boss mafiosi, il 41 bis.

È imprevedibile sapere la durata della deposizione: dipenderà dalle risposte e dalle ulteriori domande. Ansa

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