Sono 14 i candidati che il 2 novembre si sfidano al primo turno delle presidenziali per prendere il posto di Traian Băsescu, in carica dal 2004.

Stando ai sondaggi, il favorito è il primo ministro e leader socialdemocratico Victor Ponta, definito dalla rivista Q “l’uomo del futuro”: dovrebbe conquistare il 40 per cento dei voti per poi sfidare al ballottaggio del 16 novembre il sindaco di Sibiu Klaus Iohannis, della minoranza germanofona del paese, dato intorno al 30 per cento.

Gli altri candidati non dovrebbero superare il 10 per cento.

Ponta, che in passato ha sfidato apertamente Băsescu facendo scoppiare una gravissima crisi istituzionale, è appoggiato da un’alleanza tra socialdemocratici e conservatori, mentre Iohannis è il leader del Partito nazional-liberale. Come però fa notare Vasile Ernu sul sito Criticatac, “nel programma di Ponta è del tutto assente la giustizia sociale, mentre sono presenti temi non certo di sinistra come chiesa, nazione e famiglia”.

La campagna elettorale è stata segnata da promesse poco realistiche e insinuazioni pesanti. Băsescu, per esempio, ha accusato Ponta di essere stato un agente dei servizi segreti tra il 1997 e il 2001, senza però fornire prove, a dimostrazione che, scrive Gândul, “in questi anni il presidente ha usato i servizi per ottenere informazioni da usare contro i suoi avversari”. Internazionale

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