“Il 23 novembre i tunisini sono chiamati alle urne per eleggere il capo dello stato. Per la prima volta l’elezione presidenziale sarà democratica, trasparente e a suffragio universale diretto”, scrive Jeune Afrique, ricordando che gli ex presidenti Habib Bourguiba e Zine el Abidine Ben Ali furono quasi sempre candidati unici.

L’attuale presidente Moncef Marzouki è stato nominato nel 2011 dall’assemblea costituente. Tra i 27 candidati il favorito è Béji Caïd Essebsi, 87 anni, leader di Nidaa Tounes, il partito laico che ha vinto le legislative del 26 ottobre. Essebsi è stato più volte ministro in vari governi dell’epoca di Bourguiba. La sua vittoria potrebbe essere facilitata dal fatto che Ennahda, il secondo partito del paese, non presenterà nessun candidato e ha scelto di non dare indicazioni di voto.

Questa libertà potrebbe spingere i suoi elettori a votare per Marzouki, il cui partito ha subìto una dura sconfitta alle ultime elezioni. Tra gli outsider Jeune Afrique cita Hamma Hammami, 62 anni, esponente del Fronte popolare, partito della sinistra radicale. Per i suoi sostenitori Hammami è il “Lula tunisino”. Jeune Afrique, Internazionale

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