Si sono aperte questa mattina le urne in Sudan, dove tredici milioni di elettori sono chiamati a rinnovare il parlamento e a scegliere il nuovo presidente. I seggi rimangono aperti per tre giorni, fino al 15 aprile e i risultati ufficiali saranno annunciati il 27 aprile. Si tratta delle prime elezioni amministrative da quando nel 2011, con un referendum, gli abitanti del Sud Sudan hanno votato per la loro indipendenza. Con la scissione Khartoum ha perso un terzo del suo territorio e la maggior parte della sua produzione di petrolio.

I partiti di opposizione hanno deciso di boicottare il voto, accusando il presidente Omar Hassan al Bashir, al potere dal 1989, di aver creato un clima ostile all’opposizione e aver di fatto reso impossibile una competizione elettorale leale.
L’Unione europea non ha inviato nessuna missione di monitoraggio nel voto. Secondo l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Federica Mogherini “queste elezioni non potranno produrre un risultato credibile, con legittimità in tutto il paese”.

La campagna elettorale di Al Bashir si è concentrata sul miglioramento dell’economia, in un paese in cui il 46 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Il presidente in carica ha promesso di mantenere la stabilità politica e sociale, mettendo in guardia contro eventuali cambiamenti nel governo in un periodo in cui “l’intera regione, dalla Libia allo Yemen, è immersa nella violenza”.
Rimangono escluse dal voto lo stato del Sud Kordofan e le regioni centrali del Darfur, dove sono in corso gli scontri tra le forze governative e le milizie ribelli.

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