La polizia antisommossa ha disperso nuove manifestazioni dell’opposizione a Bujumbura, la capitale del Burundi, contro un terzo mandato del presidente Pierre Nkurunziza, all’indomani degli scontri che secondo alcune fonti avrebbero causato cinque morti. Un migliaio di giovani ha tentato di uscire dal quartiere settentrionale di Cibitoke, dove ieri sono avvenuti gli scontri più violenti, per raggiungere il centro della città, ma è stato fermato dalla polizia. Nel centro della città è stato dispiegato l’esercito, considerato più neutrale rispetto alla polizia.

Il governo ha vietato le manifestazioni in tutto il paese. Ma è molto probabile che altri manifestanti risponderanno all’appello dell’opposizione e di gran parte della società civile a contestare l’investitura di Nkurunziza come candidato del partito al governo per le presidenziali del 26 giugno. Al potere dal 2005, l’attuale presidente è stato riconfermato come candidato del Consiglio nazionale per la difesa della democrazia-Forze per la difesa della democrazia (Cndd-Fdd) in un’assemblea straordinaria il 25 aprile.

L’opposizione giudica un terzo mandato incostituzionale e contrario agli accordi di Arusha, che hanno aperto la strada alla fine della guerra civile nel paese, durata dal 1993 al 2006. Gli abitanti della capitale hanno accusato i giovani del Cndd-Fdd di avere compiuto raid e di avere minacciato la popolazione. L’ala giovanile del partito, chiamata Imbonerakure, è stata definita “milizia” dalle Nazioni Unite. Secondo l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, 15mila persone hanno già lasciato il paese e si sono rifugiate nel vicino Ruanda, per timore di violenze e intimidazioni.

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