I combattenti del gruppo Stato islamico si stanno avvicinando alla città di Tadmur, nel centro della Siria, dove si trova Palmyra, uno dei siti archeologici più importanti del Medio Oriente, patrimonio dell’umanità dell’Unesco. A lanciare l’allarme è l’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo il quale i jihadisti sarebbero ad appena due chilometri dalle rovine di Palmyra.

In un messaggio su Twitter, i combattenti hanno annunciato di aver preso il controllo di alcune zone settentrionali e orientali di Tadmur, dopo una veloce avanzata nel deserto. Si sono impossessati anche di tutte le postazioni dell’esercito tra Tadmur e Al Sukhanah, una città più a nord. Il governatore della provincia di Homs ha confermato che Al Sukhanah è caduta nelle mani dello Stato islamico e che 1.800 famiglie sono fuggite dalla città e si sono rifugiate a Tadmur.

La zona dove si trova il sito archeologico di Palmyra è controllata dal governo, ma è considerata d’importanza strategica data la sua posizione vicina ad alcuni giacimenti di gas e sulla strada tra Damasco e la città orientale Deir al Zaour, di cui esercito e ribelli si contendono il controllo. Il timore è che possa ripetersi la devastazione del patrimonio culturale avvenuta in Iraq, dove i jihadisti hanno distrutto la città assira di Nimrud e l’antica città di Hatra.

Il nome greco della città, Palmyra, è la traduzione dall’originale aramaico, Tadmor, che significa palma. La città visse il suo massimo splendore tra il I ed il III secolo dC., quando Traiano e Aureliano allungarono la via colonnata e costruirono l’agorà e vari templi. Le condizioni atmosferiche del deserto hanno permesso che il sito archeologico si mantenesse nei secoli in ottime condizioni, ma i quattro anni di guerra civile hanno provocato diversi danni.

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