Le riforme del mercato del lavoro in Europa devono fare leva sull’intensità del lavoro stesso, ossia sulla flessibilità degli orari e sui salari invece che sui licenziamenti e sugli esuberi. Soltanto così l’economia ne avrà beneficio già sul breve termine. Lo ha sostenuto il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi durante un convegno a Sintra in Portogallo. “L’esperienza vista in Germania durante la crisi suggerisce che se le riforme puntano ad aggiustamenti facendo leva sui margini di intensità, in pratica sulle ore lavorate e sui salari, è meno probabile che abbiano effetti negativi sul breve termine rispetto a quelle che fanno leva sui margini di ampiezza, ovvero i licenziamenti” ha dichiarato Draghi.
Il presidente della Bce ha rilevato che le prospettive economiche dell’area euro sono “migliori di quanto lo siano state negli ultimi sette lunghi anni di crisi”. Per Draghi “la politica monetaria si sta facendo strada nell’economia. La crescita si sta rafforzando e le attese di inflazione sono risalite dopo i loro minimi”. Questo però non significa che i problemi siano risolti, ha avvertito il presidente della Bce. Quella in corso, secondo lui, è una “ripresa ciclica” che da sola non può cancellare i problemi di lungo termine dell’eurozona. A questo scopo, Draghi ha lanciato un appello alle riforme per “agganciare il ritorno alla crescita”.
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