“Desidero proporre ai cristiani alcune linee di spiritualità ecologica che nascono dalle convinzioni della nostra fede, perché ciò che il Vangelo ci insegna ha conseguenze sul nostro modo di pensare, di sentire e di vivere. Non si tratta tanto di parlare di idee, quanto soprattutto delle motivazioni che derivano dalla spiritualità al fine di alimentare una passione per la cura del mondo”, scrive papa Francesco nella sua enciclica, Laudato si’, che sarà pubblicata il 18 giugno e di cui l’Espresso ha deciso di diffondere una bozza, violando l’embargo.
Nel testo Bergoglio invita a un atteggiamento globalmente responsabile, “nella consapevolezza che siamo una sola famiglia umana”, verso la Terra e soprattutto verso i poveri: “Gli effetti più gravi di tutte le aggressioni ambientali li subisce la gente più povera”, scrive.
“Oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della Terra quanto il grido dei poveri”.
È necessario quindi ripensare un’etica delle relazioni internazionali, continua l’enciclica, perché il “debito ecologico”, soprattutto tra il nord e il sud del mondo, è connesso a squilibri commerciali e all’uso sproporzionato delle risorse naturali “compiuto storicamente da alcuni paesi”. In questo senso nel cambiamento climatico ci sono responsabilità diversificate, “perché i popoli in via di sviluppo, dove si trovano le riserve più importanti della biosfera, continuano ad alimentare lo sviluppo dei paesi più ricchi a prezzo del loro presente e del loro futuro”.
Il papa sottolinea anche la debolezza della reazione politica internazionale. “La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel fallimento dei vertici mondiali sull’ambiente. Ci sono troppi interessi particolari e molto facilmente l’interesse economico arriva a prevalere sul bene comune e a manipolare l’informazione per non vedere colpiti i suoi progetti”.
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