I colloqui tra la Grecia e gli altri stati della zona euro si sono chiusi anche oggi senza fare passi in avanti. L’Eurogruppo sembra essere punto e a capo: ancora non è convinto del piano di riforme che Atene promette di approvare per garantire ai creditori che migliorerà i suoi conti e per ricevere in cambio i 7,2 miliardi di aiuti accordati nel 2012. I ministri economici dei 19 paesi che usano l’euro torneranno a riunirsi sabato, lasciando al governo greco un giorno di tempo per decidere se può accettare i tagli alle pensioni e gli aumenti dell’iva che si aspettano a Bruxelles. Il premier Alexis Tsipras e il suo ministro dell’economia Yanis Varoufakis sanno di non poter concedere molto senza mettere in bilico la loro maggioranza nel parlamento di Atene e il consenso nel paese.
#grexit eurogroup prob saturday, not friday, deal to gk parlt sunday, to bundestag monday. if it works
— Ian Traynor (@traynorbrussels) 25 Giugno 2015
Come riassume l’inviato a Bruxelles del quotidiano britannico The Guardian, Ian Traynor, i margini di tempo per salvare Atene dalla bancarotta si accorciano ogni ora di più. Restano quattro giorni: l’Eurogruppo dovrà cercare di firmare un accordo sabato, domenica le riforme concordate nel piano dovranno essere approvate dal parlamento di Atene e lunedì dovrà votarle i parlamento tedesco. Martedì, 30 giugno, è il giorno della verità: Atene deve pagare quasi 1,6 miliardi al Fondo monetario internazionale. Se ci riesce, perché nel frattempo ha ottenuto il prestito dai partner dell’Unione europea, è salva. Almeno per il momento. Altrimenti, si apre la strada dell’insolvenza e forse l’uscita dall’euro.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it