In Burundi i partiti di opposizione boicottano le elezioni
I partiti di opposizione del Burundi hanno deciso di boicottare le elezioni parlamentari previste per lunedì 29 giugno e le elezioni presidenziali del prossimo 15 luglio. I rappresentanti dell’opposizione hanno presentato alla commissione elettorale una lettera firmata all’unanimità, in cui sostengono che non è possibile tenere elezioni giuste e trasparenti dopo le settimane di violente proteste contro la candidatura del presidente Pierre Nkurunziza a un terzo mandato. L’opposizione ha inoltre messo in dubbio la legittimità della commissione elettorale: due dei suoi rappresentanti sono fuggiti all’estero e al momento quindi è composta esclusivamente da persone fedeli al presidente.
La crisi politica in Burundi è scoppiata il 25 aprile, quando il partito al potere, il Consiglio nazionale per la difesa della democrazia-Forze per la difesa della democrazia (Cndd-Fdd), ha designato Pierre Nkurunziza come candidato alle elezioni, innescando le proteste dell’opposizione. Nelle violenze che hanno accompagnato le contestazioni sono morte almeno settanta persone, secondo una ong per la difesa dei diritti umani, e più di centomila sono fuggite nei paesi vicini, soprattutto Ruanda, Repubblica Democratica del Congo e Tanzania.
Nelle ultime settimane sempre più esponenti dell’opposizione e della società civile, giornalisti e dissidenti del partito al potere sono stati costretti ad abbandonare il paese. Il 25 giugno uno dei due vice presidenti, Gervais Rufyikiri, che si era opposto al terzo mandato, è fuggito in Belgio. Il 22 giugno inoltre quattro persone sono morte per lo scoppio di una granata. Circa duecento studenti che dall’inizio delle contestazioni erano accampati all’esterno dell’ambasciata degli Stati Uniti si sono rifugiati all’interno dell’edificio per sfuggire al tentativo di evacuazione della polizia.