Il più grande sciopero della metropolitana degli ultimi anni, che si è svolto la settimana scorsa, ha costretto molti londinesi a trovare delle alternative per andare al lavoro.

Più di ventimila lavoratori hanno incrociato le braccia per ventiquattr’ore per protestare contro l’introduzione del turno notturno e il salario basso.

C’è chi ha preso la bicicletta, chi ha scelto Uber (che ha triplicato le tariffe per l’occasione) e chi ha camminato ore per raggiungere il posto di lavoro. Per evitare ingorghi, i traghetti sul Tamigi sono stati raddoppiati, ma neanche questa mossa è bastata a evitare che gran parte della città rimanesse paralizzata.

L’immagine simbolo della giornata è quella della serpentina di autobus lungo Oxford street, immobili nell’arteria principale della città. O quella delle file ordinate di londinesi alle fermate del bus, dei taxi e dei traghetti sul Tamigi. Il caos e il fastidio spesso si sovrappongono all’eccitazione per una giornata fuori dalla routine, spesso portatrice di incontri casuali e lunghe camminate per quartieri inesplorati.

Sfruttando l’ondata di indignazione della classe media britannica per gli scioperi indiscriminati del settore pubblico degli ultimi tempi, dalla metropolitana alla scuola, il governo conservatore di David Cameron ha proposto una legge per limitare il diritto di sciopero.

Forti del successo elettorale i conservatori vogliono imprimere un colpo mortale al Partito laburista

La nuova legislazione rappresenta il più importante giro di vite contro i sindacati dai tempi di Margaret Thatcher e un tentativo non troppo velato di creare uno scisma con il Partito laburista, nato come partito dei sindacati per i sindacati e i lavoratori, tagliando la sua principale fonte di finanziamento, l’imposta sul sindacato.

Forti del successo elettorale e finalmente svincolati dalla coalizione con i liberaldemocratici, i conservatori vogliono in una volta sola neutralizzare le organizzazioni dei lavoratori e imprimere un colpo mortale al Partito laburista, già in difficoltà dopo la sconfitta elettorale.

La proposta prevede una soglia di affluenza minima del 50 per cento al voto per proclamare lo sciopero, mentre attualmente non è richiesto alcun livello di affluenza dei tesserati. Nel caso di servizi pubblici come la scuola e i trasporti, lo sciopero potrà essere proclamato solo se il 40 per cento dei lavoratori vota a favore dello sciopero

Lo sciopero dei vigili del fuoco a Londra, il 25 febbraio 2015. (Dan Kitwood, Getty Images)

Il progetto di legge, che è stato presentato alla camera dei comuni mercoledì, è stato aspramente criticato dai sindacati, che hanno parlato di proposta “in odore di nazismo”, e dal Partito laburista, che l’ha definito “un attacco ai diritti dei lavoratori di dire la loro su salari e condizioni di lavoro”. Il premier David Cameron al contrario sostiene che la legge è stata fatta per favorire “le persone che lavorano” e ha criticato i “ben pagati” lavoratori della metropolitana.

Secondo Nick Boles, ministro dell’industria e dell’innovazione, “gli scioperi degli ultimi anni sono andati ben oltre il diritto di sciopero”. Tuttavia, i dati rivelano un’altra realtà.

Nei dodici mesi precedenti all’aprile di quest’anno, il numero di giorni lavorativi persi per sciopero sono stati 704mila, un’inezia se consideriamo che negli anni settanta la media era di 13 milioni e nel 1984, l’anno delle azioni di lotta dei minatori, di 27,1 milioni. In complesso, secondo le cifre della camera dei comuni, sono stati persi più giorni lavorativi nel solo 1926 che nei 37 anni tra il 1974 e il 2011.

“Gli scioperi sono al livello più basso di sempre. Adesso riguardano solo azioni sindacali da uno o due giorni. Il tempo degli scioperi a oltranza, che si protraggono per molti giorni, è finito”, ci spiega Jimmy Donaghey, professore di relazioni industriali alla Warwick business school.

Come ha notato Vince Cable, ex ministro degli affari economici del primo governo Cameron ed esponente di punta dei liberaldemocratici, le misure adottate dai conservatori sono “ideologiche e completamente inutili” considerando che solo 6,4 milioni di persone sono iscritte ai sindacati oggi, dopo la sconfitta storica dei minatori contro la Thatcher nel 1984, e che meno del 2 per cento dei lavoratori ha partecipato a uno sciopero nel 2014.

Il vero obiettivo della riforma introdotta dai conservatori è creare una spaccatura tra i sindacati e il Partito laburista

Secondo alcuni, la natura ideologica del progetto di legge è resa evidente dalla dura opposizione dei conservatori alla digitalizzazione del sistema di voto dei tesserati.

Attualmente, i tesserati possono esprimersi sull’eventualità di un’azione sindacale solo per posta. I sindacati fanno da tempo pressione per modernizzare il sistema di voto. Ma il governo conservatore si oppone, sostenendo che il voto digitale potrebbe essere soggetto a intimidazioni e violazione della privacy. Eppure la stessa tecnologia proposta dai sindacati è stata usata proprio dai conservatori per la scelta del candidato sindaco di Londra. “Da una prospettiva economica, la legge proposta sembra eccessiva. È il tipico caso della mazza usata per aprire una noce”, dice Donaghey.

Ma perché allora queste misure? Secondo Donaghey e altri commentatori il vero obiettivo della riforma introdotta dai conservatori è creare una spaccatura tra i sindacati e il Partito laburista, in particolare con le modifiche riguardanti il versamento dei contributi sindacali ai partiti.

La legge, infatti, prevede anche l’introduzione di un meccanismo di scelta per gli iscritti ai sindacati, su come gestire i fondi nelle campagne politiche, usate per finanziare il Partito laburista o per altre iniziative contro l’austerità. I sindacati saranno costretti a chiedere a ogni tesserato di sostenere attivamente le loro campagne e di pagare la cosiddetta imposta politica, mentre adesso il meccanismo è automatico.

Cameron ha parlato di trionfo del “libero arbitrio” mentre Harriet Harman, la leader laburista, ha definito la legge “ingiusta” e ipocrita.

“L’idea che i singoli tesserati debbano acconsentire al contributo politico è chiaramente designato per tagliare i fondi al partito laburista. Una diminuzione dei fondi dai sindacati significa che il partito laburista dovrà cercare i suoi finanziamenti altrove”, afferma Donaghey.

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