Nel 2010 il trattato New Start (Strategic arms reduction treaty) tra Stati Uniti e Russia aveva fissato a 1.550 il numero massimo di testate nucleare di cui le superpotenze si potevano dotare. Il Doomsday clock, l’orologio dell’apocalisse, istituito dal Bulletin of Atomic Scientists per monitorare l’ampiezza della minaccia atomica globale, fu allora spostato indietro a sei minuti dall’ipotetica fine del mondo.
Anche se rispetto al picco del 1986 (64.500 testate) si è arrivati alle circa diecimila testate del 2014, ci sono ancora nove potenze nucleari. Washington vuole spendere 350 miliardi di dollari per modernizzare il suo arsenale, e Mosca ha aumentato il suo bilancio per la difesa. A gennaio del 2015 il Doomsday clock è stato portato a tre minuti dall’ora X, dove si trovava nel 1984.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it