A Oslo è stato assegnato il premio Nobel per la pace alle quattro organizzazioni che hanno contribuito alla transizione democratica in Tunisia dopo la rivoluzione dei gelsomini nel 2011: la Ligue tunisienne pour la défense des droits de l’homme, l’Union générale tunisienne du travail, l’Ordre national des avocats de Tunisie e l’Union tunisienne de l’industrie, du commerce et de l’artisanat. La cerimonia di premiazione si svolgerà il 10 dicembre a Oslo.

Il quartetto del dialogo nazionale è una coalizione di organizzazioni della società civile tunisina che, secondo il comitato norvegese cha gli ha assegnato il Nobel, ha contribuito a trovare un’alternativa pacifica alla guerra civile in corso dopo la destituzione del presidente Ben Ali nel 2011. Houcine Abassi, il segretario generale del sindacato tunisino, ha dichiarato che il premio rappresenta un messaggio per l’intera regione: “Si devono deporre le armi e sedersi al tavolo dei negoziati”.

Il premio, secondo molti analisti, è una forma di incoraggiamento per il paese colpito quest’anno da due attentati terroristici al museo Bardo di Tunisi e in un albergo sulla spiaggia di Sousse, nel quale sono state uccise circa sessanta persone. La primavera araba è cominciata in Tunisia nel gennaio del 2011, con una serie di proteste che hanno portato alla destituzione di Ben Ali e dalla Tunisia è dilagata in tutto il Nordafrica.

Il comitato, che ha scelto le quattro organizzazioni per il premio Nobel, ha dichiarato che il loro contributo è stato decisivo “per la costruzione di una democrazia in Tunisia”, in momenti in cui il paese rischiava di scivolare nella guerra civile e nel caos.

“Un fattore essenziale che ha portato allo svolgimento di elezioni democratiche e pacifiche in Tunisia è stato il lavoro svolto dal quartetto in sostegno dell’assemblea costituente. Le quattro organizzazioni hanno preparato la strada al dialogo pacifico tra i cittadini, i partiti politici e le autorità che hanno contribuito a trovare delle soluzioni condivise su una serie di questioni politiche e religiose”.

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