Migranti soccorsi nel Mediterraneo su una nave della missione militare dell’Unione europea Eunavfor Med, il 26 settembre 2015. (Alberto Pizzoli, Afp)

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che autorizza l’Unione europea all’uso della forza militare nel contrasto ai trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo meridionale. Hanno votato a favore della risoluzione 14 dei 15 membri del consiglio. Il Venezuela si è astenuto.

Dopo un lungo negoziato, anche la Russia ha dato il via libera al testo che – sulla base del settimo capitolo della Carta delle Nazioni Unite – garantisce per un anno le fondamenta legali alla seconda fase dell’operazione navale europea Eunavfor Med, quella che prevede il sequestro e la distruzione delle imbarcazioni usate dai trafficanti di esseri umani in acque internazionali, al largo della Libia.

In particolare, la risoluzione prevede che l’Unione europea e i singoli paesi possano ispezionare e sequestrare i barconi, quando vi siano “fondati motivi” di credere che siano utilizzati per il traffico di migranti. Il testo fa poi riferimento a “ulteriori azioni”, “compresa l’eliminazione delle navi ispezionate”, che potranno essere prese dai partecipanti alla missione europea “in conformità con il diritto internazionale”.

Il 7 ottobre è cominciata la seconda fase della Eunavfor Med. Sei navi sono già state schierate in acque internazionali, davanti alle coste libiche: si tratta di una portaerei italiana, tre fregate (francese, britannica e spagnola) e due navi tedesche.

Fino a oggi la missione aveva svolto solo operazioni d’intelligence. E l’obiettivo della seconda fase era proprio quello di identificare le imbarcazioni e distruggere i mezzi dei trafficanti nelle acque internazionali del Mediterraneo. La terza fase prevederebbe che le navi militari europee possano entrare in acque libiche, e dal mare facciano incursioni militari anche sulla terraferma. Ma questa fase non è coperta dalla risoluzione.

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