Gli elettori egiziani residenti in 14 delle 27 province del paese sono chiamati a votare per il rinnovo del parlamento, sciolto mai più rieletto dopo la deposizione dell’ex presidente Mohammed Morsi nel 2013. La maggior parte degli oltre cinquemila aspiranti deputati sostengono il suo successore, l’attuale presidente Abdel Fattah al Sisi.
La tornata elettorale si svolge in due fasi e si concluderà il 2 dicembre. Sono oltre 54 milioni gli egiziani chiamati alle urne per la terza e ultima tappa del percorso presentato dalle autorità di transizione dopo la destituzione del presidente islamista Mohammed Morsi nel luglio 2013: le prime due sono state la nuova costituzione e l’elezione di Al Sisi.
Il sistema di voto è complesso e favorisce i candidati indipendenti piuttosto che i partiti politici. Su 596 seggi in palio, 448 sono riservati agli indipendenti, 120 alle liste di partito e 28 saranno nominati dal presidente. Secondo molti esperti, il pericolo è che torni in auge il vecchio regime: i rais del Partito nazionale democratico (sciolto nel 2011) dell’ex presidente Hosni Moubarak e i potentati locali.
Qualche piccolo partito nato dopo la rivoluzione del 2011 ha preferito boicottare la chiamata alla urne, ma gran parte delle formazioni si sono unite in coalizioni, con la lotta al terrorismo e il sostegno al presidente Al Sisi come denominatore comune.
I sondaggi danno per favorita la coalizione “Per amore dell’Egitto”, una galassia di decine di partiti liberali e socialdemocratici, che potrebbe ottenere la maggioranza dei 120 seggi a disposizione per lo scrutinio di lista.
Grandi assenti del voto, i Fratelli Musulmani, che nelle legislative del 2012 avevano ottenuto il 46 per cento dei voti, ma oggi sono stati dichiarati fuori legge come partito, classificati come terroristi.
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