Oggi, 8 novembre, si svolgono in Birmania le elezioni legislative. Non si sono registrati incidenti e in tutto il paese ci sono lunghe code per votare: sono le prime consultazioni nazionali dal 2011, quando i generali dell’esercito hanno messo fine a quasi cinquant’anni di dittatura militare. Le elezioni precedenti risalgono al 1990: allora la Lega nazionale per la democrazia (Lnd), il partito di Aung San Suu Kyi, vinse con il 52,5 per cento dei voti, ma i militari ignorarono il risultato. Suu Kyi era già agli arresti domiciliari e ci sarebbe rimasta, con alcune interruzioni, fino al 2010. La Lnd è ancora favorita, a scapito del Partito dell’unione per la solidarietà e lo sviluppo, al governo con il sostegno dei militari.

I familiari di una donna di 95 anni che non riesce più a camminare la accompagnano a votare su una sedia, in un quartiere misto di musulmani, buddisti e hindù a Mandalay, in Birmania, l’8 novembre 2015. (Olivia Harris, Reuters/Contrasto)
Una donna della minoranza etnica Kayan mostra il dito macchiato d’inchiostro: è la prova che ha appena votato. Loikaw, Birmania, 8 novembre 2015. (Reuters/Contrasto)
Una donna rohingya (minoranza di fede islamica) ha potuto votare in un ufficio elettorale allestito in un campo profughi vicino a Sittwe, in Birmania, l’8 novembre 2015. (Sai Aung Min, Reuters/Contrasto)
Un monaco cammina davanti a un tempio buddista adibito a seggio elettorale. Fuori, infatti, c’è la fila di chi aspetta il suo turno per votare, a Mandalay, in Birmania, 8 novembre 2015. (Olivia Harris, Reuters/Contrasto)

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