Nella prima giornata della conferenza sul clima di Parigi (Cop21), più di 150 tra capi di stato e di governo – compreso il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon – hanno sfilato sul palco del centro congressi Le Bourget, a nord di Parigi, per assicurare il loro impegno sul clima. Dopo avere osservato un minuto di silenzio in omaggio alle vittime degli attentati del 13 novembre, i leader mondiali hanno preso la parola tre minuti ciascuno per illustrare la strategia del loro paese contro il cambiamento climatico.

L’obiettivo condiviso dei partecipanti alla Cop21 è quello di raggiungere un accordo che permetta di ridurre le emissioni di gas a effetto serra per contenere entro i due gradi centigradi il riscaldamento globale rispetto all’era preindustriale (ora siamo a +0,85°).

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“Prenderemo in qualche giorno decisioni che avranno conseguenze per decenni, la posta in gioco è il futuro del pianeta”, ha detto il presidente francese François Hollande, che ha collegato la minaccia del terrorismo a quella del cambiamento climatico. “Sono le due grandi sfide che dobbiamo raccogliere perché ai nostri figli dobbiamo lasciare in eredità non solo un mondo liberato dal terrore. Glidobbiamo anche un pianeta preservato da catastrofi”, ha proseguito.

Il divario tra nord e sud del mondo

I negoziati si annunciano tesi perché ogni paese ha già fissato dei limiti in termini di sostenibilità economica delle proprie politiche ambientali. La frattura di fondo riguarda la ripartizione delle responsabilità tra paesi industrializzati, emergenti e in via di sviluppo, e le conseguenze finanziarie che ne derivano. I paesi emergenti non vogliono rinunciare alle energie fossili e frenare il loro sviluppo per riparare ai danni fatti in due secoli dai paesi più avanzati. I contributi alla lotta contro il riscaldamento climatico devono quindi essere diversificati e i paesi industrializzati dovranno “assicurare il loro impegno” per finanziare le politiche ambientali del sud, come ha sintetizzato il presidente cinese Xi Jinping.

Fondi per l’energia pulita

I presidenti François Hollande e Barack Obama hanno presentato nel pomeriggio la “missione innovazione”, un’iniziativa che mette insieme venti paesi tra cui Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Giappone ed Emirati Arabi Uniti che hanno promesso di raddoppiare i propri investimenti – che ammontano attualmente a dieci miliardi di dollari – nella ricerca sull’energia pulita per i prossimi cinque anni.

In contemporanea, il filantropo Bill Gates, cofondatore di Microsoft, ha annunciato la creazione di un fondo d’investimento privato, la Breakthrough energy coalition, per finanziare le aziende che propongono soluzioni nel settore dell’energia pulita. Tra gli investitori, il cofondatore di Facebook Mark Zuckerberg, l’amministratore delegato di Amazon Jeff Bezos e il fondatore di Linkedin Reid Hoffman.

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Solare

India e Francia hanno presentato un’alleanza di oltre 120 paesi per aiutare i paesi in via di sviluppo, in particolare quelli della fascia tropicale, a dotarsi di tecnologie per lo sfruttamento dell’energia solare. Il governo indiano stanzierà inizialmente 30 milioni di dollari (all’incirca 30 milioni di euro) per allestire il quartier generale dell’iniziativa in India. L’obiettivo è raccogliere subito 400 milioni, tra governi e agenzie internazionali.

Deforestazione

Norvegia, Regno Unito e Germania hanno annunciato che offriranno cinque miliardi nei prossimi cinque anni per sostenere i paesi che si impegnino a ridurre la deforestazione, tra le cause del riscaldamento globale.

Gas serra

Germania, Norvegia, Svezia e Svizzera hanno presentato, in collaborazione con la Banca mondiale, un piano per 500 milioni di dollari di aiuti ai paesi in via di sviluppo che taglieranno i gas serra su vasta scala.

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