“Chiedo il massimo appoggio al nostro popolo. Dobbiamo farlo: o sì o sì”. Messo alle strette dalla devastante crisi economica e sociale che sta sgretolando la rivoluzione bolivariana, Nicolás Maduro ha annunciato l’aumento del prezzo della benzina, la svalutazione del bolívar e la riforma del sistema di distribuzione degli alimenti. Lo scopo è quello di cercare di rianimare un modello economico malato.
A quattro ore di premesse e giustificazioni ha fatto seguito un nuovo scatto in avanti: “Questa lotta è fino alla morte”, ha sottolineato Maduro con tono apocalittico. Il provvedimento principale, atteso da quasi vent’anni, è l’aumento del prezzo della benzina, che ora è il più basso del mondo. “Oggi il costo della benzina è quasi zero. È ora di farla pagare perché fino a questo momento ci stavamo rimettendo”, ha dichiarato il presidente.
Tra gli applausi di ministri, governatori e alleati, Maduro ha imposto i nuovi prezzi: un bolívar al litro per il combustibile a 91 ottani e 6 bolívar per quello più raffinato a 95 ottani. Nonostante si tratti di un aumento siderale (rispettivamente del mille e del seimila per cento) il prezzo della benzina venezuelana resterà il più basso al mondo. Nel paese un caffè costa più di 100 bolívar.
L’opposizione denuncia i ‘regali’ di milioni di barili di petrolio a Cuba e agli altri paesi alleati
“In questo modo avremo 800 milioni da utilizzare per lo sviluppo economico”, ha sottolineando il presidente, come togliendosi un peso. Nel 1989 l’aumento del prezzo della benzina ha provocato lo storico sollevamento popolare conosciuto con il nome di Caracazo costato la vita a centinaia di persone ed entrato per sempre nell’immaginario collettivo.
L’opposizione critica la misura e denuncia i “regali” di milioni di barili di petrolio a Cuba e agli altri paesi alleati. “I sussidi sociali non sono negoziabile di fronte all’emergenza economica. Le nuove tariffe della benzina aiuteranno a sostenerli”, spiega Alfredo Serrano, consulente economico vicino al partito spagnolo Podemos, un movimento che il presidente venezuelano cita spesso.
Di tutt’altro avviso l’ong per la tutela dei diritti umani Provea, che ha definito le misure un “pacchetto antipopolare”, per le ricadute che avrebbero a breve e medio termine, nonostante gli aumenti salariali promessi.
Il valore ufficiale del bolívar passa da 6,3 a 10 per ogni dollaro: una svalutazione del 59 per cento
Il secondo provvedimento presentato durante il discorso del presidente – una maratona durata più di cinque ore e trasmessa in diretta da radio e televisione – è un nuovo sistema di valute “con la semplificazione in due fasce”.
Nella prima fascia il bolívar protetto e ufficiale passa da 6,3 a 10 per dollaro: una svalutazione del 59 per cento. La seconda fascia, il cosiddetto sistema marginale di valute, partirà dal prezzo attuale di 200 bolívar per ogni biglietto verde americano e continuerà a fluttuare. Ieri il dollaro parallelo veniva scambiato a oltre mille bolívar.
“È difficile spiegare qualcosa che non si è capito”, ha ironizzato Jorge Roig, ex presidente dell’associazione degli industriali. La riforma è stata accolta con scetticismo: sempre la stessa impostazione dopo anni di fallimenti.
Maduro ha avuto bisogno di un atto di contrizione per il suo terzo annuncio: la ristrutturazione completa della catena pubblica di distribuzione alimentare. “Il nostro sistema è stato colpito dalla corruzione”, ha spiegato il presidente proponendo la creazione di un’unica mega associazione. “La piaga dell’inefficienza e della corruzione è intrinseca e inevitabile, come in tutto il mondo”, ha reagito Luis Vicente León, presidente di Datanálisis.
Il paese affronta una devastante crisi economica che ha trasformato la sua economia nella peggiore del pianeta
Maduro ha espresso la sua soddisfazione per l’accordo raggiunto con Russia, Arabia Saudita e Qatar per rallentare la produzione petrolifera, un approccio di cui si considera un precursore. “Nessuno canti vittoria”, ha aggiunto minacciando l’avvento della terza guerra mondiale nel caso che trionfasse la politica imperialista: “L’obiettivo è distruggere Russia, Venezuela, Iran e l’Opec. Siamo appetibili per il nostro petrolio e anche per Bolívar, Chávez, il popolo, la rivoluzione. Siamo l’asse delle libertà in America”.
Il Venezuela deve affrontare una crisi economica che ha trasformato la sua economia nella peggiore del pianeta. Il paese è in testa alla classifica dell’inflazione, e nel 2015 ha registrato un aumento dei prezzi tra il 141 per cento (dato ufficiale) e il 250 per cento (fonti della banca centrale del Venezuela). Per quest’anno secondo il Fondo monetario internazionale è previsto un aumento del 750 per cento.
“Siamo aggrappati al sacro cuore di Gesù, sia benedetto!”, ha implorato Maduro durante il suo discorso. Parole che ricordano il “dio provvederà” con cui aveva aperto il 2015, uno degli anni peggiori nella storia del Venezuela.
(Traduzione Andrea Sparacino)
Questo articolo è uscito sul quotidiano argentino La Nación.
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