Negli attentati di ieri a Bruxelles sono morte almeno 31 persone (34 secondo l’agenzia Ap) e 250 sono state ferite. Il gruppo Stato islamico ha rivendicato gli attentati e secondo i mezzi d’informazione belgi la polizia ha identificato tre attentatori: sono due fratelli, Khalid e Brahim el Bakraoui, e Najim Laachraoui. I primi due sono morti nelle esplosioni mentre il terzo sarebbe stato arrestato oggi dalla polizia ad Anderlecht.
“Resistere”
Le Soir, Bruxelles
“Il rumore è continuo, esce da ovunque, attraversa la città come una piaga aperta. Ambulanze, camion dei pompieri, furgoni della polizia, volanti in borghese con le sirene spianate urlano per le strade. La gente si ferma, guarda inebetita: ha lo sguardo vuoto. Sa che è tutto vero. Sanno anche ciò che sapevano da tempo: sarebbe successo, doveva succedere”, scrive l’editorialista Béatrice Delvaux.
“Il giorno che tutti temevano”
De Standaard, Bruxelles
Per il ricercatore Rik Coolsaet “non ci sono parole per descrivere l’orrore a Zaventem e a Bruxelles. Era il copione che tutti temevano. Dagli attentati di Parigi tutte le capitali europee si erano preparate per quello che è successo ieri nel nostro paese: una serie di attacchi simultanei commessi da dei jihadisti di ritorno dalla Siria, aiutati da simpatizzanti sul posto”.
“22 marzo 2016”
De Morgen, Bruxelles
“Il nostro paese si è svegliato oggi dopo un giorno di terrore: in due attacchi a Zaventem e Bruxelles sono confermati 30 morti e 230 feriti”. “Pensavamo di essere invincibile e immortali”, scrive Jef Lambrecht: “Fino a ieri. Ieri ha cambiato il nostro sguardo. Ci guardiamo gli uni gli altri con sospetto. E sappiamo che non c’è scudo che possa proteggerci. Sentiamo l’urgenza di chiamare il male con il suo nome. Non sappiamo chi sono i nostri amici e cerchiamo il nemico. Vogliamo guardarlo negli occhi”.
“22 marzo 2016”
La Libre Belgique, Bruxelles
“Bruxelles è stata colpita martedì mattina da due attentati. Sono stati rivendicati dall’organizzazione Stato islamico. Il bilancio è di almeno 34 morti e oltre 230 feriti, ossia l’atto terroristico più micidiale in Belgio dalla Seconda guerra mondiale”.
“In Belgio la minaccia si sentiva avvicinarsi da mesi, dagli attentati di Parigi”, ricorda Francis Van de Woestyne, secondo il quale “avevamo finito per abituarci a questo clima pesante, sperando che i terroristi avrebbero finito per rinunciare ai loro atti criminali, ciechi, barbari, sanguinosi. O che sarebbero stati neutralizzati. L’arresto di Salah Abdeslam aveva restituito una certa speranza alla popolazione e rafforzato la credibilità di coloro che lottano, giorno dopo giorno, contro quel male assoluto che è il terrorismo”.
“L’orrore”
La Dernière Heure, Bruxelles
“Poco più di quattro mesi dopo Parigi, Bruxelles è stata a sua volta colpita nel cuore da degli attentati terroristici senza precedenti, che hanno provocato una trentina di morti e 230 feriti all’aeroporto di Bruxelles-National e in una fermata della metropolitana della capitale”, scrive Jean-Marc Ghéraille.
“Bruxelles terrorizzata”
L’Echo, Bruxelles
“Il terrore islamista ha colpito Bruxelles. Dei disperati hanno raggiunto le loro vane fantasie e portato con sé una trentina di innocenti nel loro stupido sacrificio”, scrive il direttore Joan Condijts, che aggiunge: “Vincere questa ideologia sarà possibile, alla fine, solo con le idee. Più forti, portatrici di speranza, umanistiche e ancorate nel progetto europeo. Bisognerà riaffermarle. Cominciando dalla scuola. In modo intransigente”.
“Volevano ancora più morti”
Het Laatste Nieuws, Asse
“Il 22 marzo 2016 è il giorno più nero della storia belga e il giorno più nero di questo secolo ancora giovane”, scrive Jan Segers, che aggiunge: “Un Belgio sconvolto si è svegliato con le esplosioni di Zaventem e della metropolitana di Bruxelles. Si potrebbe dire che oggi ci svegliamo in un altro paese, dove nulla sarà come prima”.
Questa rassegna stampa è in collaborazione con VoxEurop.
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