Il 4 novembre dodici parlamentari del partito filocudo Partito democratico del popolo (Hdp) sono stati arrestati in Turchia con l’accusa di essere legati al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerato un’organizzazione terroristica dal governo. Tra gli arrestati ci sono anche i leader dell’Hdp, Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ. In seguito agli arresti e alle perquisizioni il governo ha bloccato l’accesso ai principali social network nel paese.
Demirtaş e Yüksekdag sono stati al centro di numerose indagini su presunti legami con il Pkk, ma hanno più volte assicurato che non sarebbero mai andati a processo per l’inconsistenza delle accuse: l’Hdp, che con 59 deputati in parlamento è il terzo partito del paese, ha sempre negato di essere “l’ala politica” del Pkk. Questa vasta operazione di polizia è avvenuta di notte, in un contesto molto teso dopo l’arresto di due sindaci di Diyarbakır, la città più grande del sudest della Turchia a maggioranza curda. Nell’estate del 2015 si sono interrotti i negoziati di pace tra governo turco e Pkk, ed è ripreso il conflitto in cui, dal 1984, sono morte più di 40mila persone.
Dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio in Turchia, Ankara ha dichiarato lo stato di emergenza e ha licenziato e arrestato 110mila funzionari pubblici con l’accusa di essere legati a una rete terroristica guidata dall’imam Fethullah Gülen. Poche ore dopo l’arresto dei parlamentari dell’Hdp, è esplosa un’autobomba vicino a un commissariato a Diyarbakir, nel sudest della Turchia. L’esplosione ha causato un morto e una cinquantina di feriti.
Il partito filocurdo Hdp. La formazione filocurda è nata nel 2013 da una costola del Partito della pace e democrazia (Bdp). Con la guida di Selahattin Demirtaş, nelle elezioni del giugno del 2015 l’Hdp ha conquistato il 12,7 per cento dei voti, ha superato la soglia del dieci per cento ed è entrato nel parlamento per la prima volta nella storia del paese, diventando la principale forza di opposizione al Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp).
Chi è Selahattin Demirtaş, uno dei leader dell’Hdp. Demirtaş, 42 anni, è avvocato, attivista per i diritti umani, fondatore di Amnesty international a Diyarbakır. Nel 2015 è riuscito a superare le divisioni interne della comunità curda e ottenere nelle elezioni del giugno del 2015 il consenso anche dei laici, per cui incarna l’opposizione al presidente Recep Tayyip Erdoğan. Ecologista e impegnato per i diritti civili degli omosessuali, Demirtaş ha portato i curdi fuori dal loro isolamento nazionalista, determinato da più di trent’anni di conflitto armato tra il Pkk e governo.
Entrato in politica nel 2007, Demirtaş è originario di Elâzığ, una cittadina nel Kurdistan turco, si è presentato alle presidenziali del 2014 ed è arrivato terzo con poco meno del dieci per cento, sfidando Erdoğan. È riuscito a trasformare il partito curdo in un partito moderno, che riscuote consensi ben al di là della base elettorale curda (il 20 per cento della popolazione turca). Così alle ultime elezioni hanno votato per l’Hdp le classi borghesi e urbane, la Turchia secolare che si oppone al conservatorismo del Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp) al potere da tredici anni. Durante la campagna elettorale, il leader dell’Hdp è stato il principale obiettivo di Erdoğan, che lo ha definito un “infedele” perché ha promesso di lottare per l’abolizione dell’agenzia governativa per gli affari religiosi. Erdoğan ha accusato di Demirtaş di essere il volto presentabile del Pkk, dichiarato fuorilegge da Ankara.
In un’intervista rilasciata al Guardian nel 2015, Demirtaş ha raccontato che la prima volta in cui ha pensato di appartenere a una minoranza etnica perseguitata aveva 15 anni. Aveva partecipato al funerale di un leader politico curdo, durante il quale alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco e hanno ucciso otto persone. “È stato in quel momento che ho capito di essere curdo”, ha dichiarato.
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