L’obbedienza anziché la rottura. Dopo diverse settimane di scambi velenosi con il Vaticano, il gran maestro dell’Ordine di Malta, Matthew Festing, ha ceduto e si è dimesso dal suo incarico (che occupava dal marzo 2008), come gli ha ordinato papa Francesco, mettendo fine a quello che, secondo Malta Today, avrebbe potuto portare a uno scisma in seno alla chiesa cattolica.
Il caso era scoppiato dopo che il numero tre dell’ordine, il gran cancelliere tedesco Albrecht von Boeselager, era stato destituito dalle autorità dell’Ordine di Malta per aver permesso la distribuzione di profilattici in Birmania attraverso una ong legata ai cavalieri. Nella chiesa cattolica la contraccezione è ancora un tabù.
Von Boeselager aveva spiegato di aver messo fine a questa attività appena era stata portata a sua conoscenza e aveva contestato la sua destituzione, ordinata da Festing, presso il pontefice. Quest’ultimo aveva allora annunciato il 21 dicembre l’apertura di un’inchiesta. Un’iniziativa che era stata seccamente rifiutata dal gran maestro, che parlava di “affari interni”.
Contrasto singolare
Ignorando questa reazione il papa è andato avanti, non esitando, osserva The Guardian, a sfidare l’ordine – fondato nel 1048 a Gerusalemme e riconosciuto nel febbraio del 1113 dalla bolla pontificia di Pasquale II Pie postulatio voluntatis – per far valere la sua autorità.
L’istituzione gode di numerose prerogative (emissione di francobolli, di passaporti e di targhe automobilistiche) ma non di un proprio territorio, è forte di 13.500 aderenti, ai quali si aggiungono centomila tra dipendenti e volontari, e ha relazioni diplomatiche con 106 stati, tra cui, ovviamente, la Santa Sede. Nel 2013 l’ordine contava il 30 per cento di donne, chiamate “dame”.
Questo singolare contrasto, commenta The Independent, illustra, se mai ce ne fosse bisogno, la portata dei dissensi fra le roccaforti conservatrici e le correnti progressiste in seno alla chiesa cattolica.
Il 25 gennaio Francesco ha decretato che sarà prossimamente nominato un “delegato papale”, quanto meno temporaneamente, per prendere le redini dell’ordine. Una decisione che rappresenta una ripresa in mano dell’istituzione .
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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