En toutes choses
Palais de Tokyo, Parigi, dal 3 febbraio all’8 maggio
Il Palais de Tokyo ospita una serie di mostre intitolata En toutes choses (in ogni cosa) per l’intera stagione espositiva. Sette artisti che si sono messi alla prova con sculture abitabili si alternano nelle sale del museo da febbraio a maggio. Dal 29 marzo al 26 aprile sarà il turno di Abraham Poincheval che, dopo aver abitato una pelle d’orso, ha deciso di covare dieci uova di gallina. La durata della mostra, tra i 21 e i 26 giorni, dipende da quanto ci metteranno a schiudersi le uova. Imprigionato in un nido di plexiglas in cui è stato predisposto un sistema per la cova e la sopravvivenza dell’uomo-gallina, l’artista resterà accovacciato sulle uova per tre settimane, tenendole a una temperatura costante di 37 gradi fino alla nascita dei pulcini. Attrezzato come un navigatore in solitaria, Abraham vuole ricreare le condizioni dell’esperienza di gestazione di un animale. I pulcini che nasceranno si trasferiranno a vivere con la sua famiglia a Marsiglia, insieme ai suoi due figli. Prima dell’uovo, la pietra: per una settimana, a partire dal 22 febbraio, Poincheval vuole sperimentare la temporalità del regno minerale facendosi chiudere in un blocco di calcare in cui è stato scavato un loculo con la forma del suo corpo in posizione fetale. Una macchina sigillerà la pietra come se fosse un sarcofago, mentre una fotocamera documenterà le reazioni dell’artista durante il soggiorno, scattando immagini che saranno proiettate su un maxischermo. Le Figaro
L’atto creativo
Guggenheim, Abu Dhabi, dall’8 marzo
The creative act raccoglie le opere di 29 artisti di dodici paesi (molti dei quali nella penisola araba), che rappresentano l’atto creativo nello spazio e nel tempo. My red homeland di Anish Kapoor è un’enorme piattaforma circolare realizzata con venti tonnellate di cera rossa e vaselina e un braccio meccanico che costruisce e cancella in continuazione forme. Notation, un disegno di Susan Hefuna, è una trasposizione grafica dei movimenti di alcuni ballerini. Gulf News
Uomo e macchina, Eduardo Paolozzi
Whitechapel gallery, Londra, fino al 14 maggio
Tutto quello che rende l’arte di Paolozzi significativa e influente è presente in questa retrospettiva: la caotica estetica del collage, i colori abbaglianti, l’organizzazione geometrica, le allusioni a macchine ed edifici, l’ambizione di creare un’arte per le masse. I rapporti tra uomo e macchina, così centrali nel suo lavoro, sembrano fuori moda in questa epoca digitale. Come si rappresenta l’essere umano nell’epoca tecnologica? Mr Cruikshank, un’opera del 1950, era ispirata alla testa di un manichino per test automobilistici che l’artista aveva visto sulla rivista National Geographic. E la testa in bronzo realizzata da Paolozzi sembra un assemblaggio di tanti pezzi staccati. È difficile innamorarsi delle forme di Eduardo Paolozzi, perché le sue figure sono in maniera troppo evidente costruite dall’esterno, senza alcun interesse per la loro interiorità. Financial Times
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