Intorno alle 15.40 del 22 marzo, un uomo a bordo di un’auto ha investito i passanti sul ponte di Westminster, a Londra, uccidendo due persone e ferendone una quarantina. L’uomo si è poi diretto contro il parlamento, accoltellando un poliziotto. Due agenti lo hanno ucciso. Dell’attentatore non è stata ancora rivelata l’identità. Il vicecommissario Mark Rowley ha affermato che sette persone sono arrestate nell’ambito delle indagini, dopo una serie di perquisizioni a Londra e a Birmingham.
Su Westiminster bridge
The Times
“Il palazzo di Westminster, il cuore stesso della democrazia britannica, è stato attaccato. Non da una sofisticata azione cibernetica, ma dall’arma più rozza”, si legge nell’editoriale: “Un’auto guidata a forte velocità da un uomo armato con un coltello. La scia di morti e di feriti che corre lungo Westminster bridge fino ai cancelli del parlamento mostra come le guerre in corso nel mondo hanno ormai invaso il nostro stile di vita”.
L’attentato di Westminster è una tragedia ma non è una minaccia per la democrazia
The Guardian
“L’attacco del terrorismo globale ha colpito il cuore di Londra, in un attentato fatale alle porte del palazzo di Westminster. Il simbolismo è evidente. Un attacco contro il tempio della democrazia provoca un particolare sentimento di rabbia. Che delle persone, compreso un poliziotto, debbano morire in questo tipo di assalto è una cosa tragica”, scrive Simon Jenkins poche ore dopo l’attentato. E precisa: “Possiamo immaginare che l’autore avesse previsto il clamore che il suo gesto e il suo messaggio avrebbero provocato. Il suo scopo probabilmente era quello di diffondere la paura, di mettere alla prova la solidità della democrazia e, se possibile, farle cambiare atteggiamento. Per questo dobbiamo controllare la nostra reazione dopo quello che è accaduto”.
Neghiamo ai terroristi la reazione sproporzionata che si aspettano
The Daily Telegraph
“Gli attacchi di ieri hanno dimostrato che non servono armi sofisticate per ottenere il tipo di impatto che i terroristi ricercano”, si legge nell’editoriale non firmato del giornale conservatore: “Come nell’attacco con il camion a Berlino prima di Natale e a Nizza l’estate scorsa i terroristi usano sempre di più dei metodi rudimentali per provocare morti e feriti. Il terrorista addestrato dai suoi maestri jihadisti a far strage è stato soppiantato dal cane sciolto che si è radicalizzato da solo e che è molto più difficile da individuare. […] Il cosiddetto Stato islamico si comporta come una guida ideologica per i terroristi jihadisti in occidente. Sono una minaccia concreta e imminente, ma vogliono anche che reagiamo in modo esagerato e che rinunciamo alla normalità più di quanto stiamo già facendo”.
L’ultimo attentato terroristico dimostra una volta ancora che dobbiamo restituire le strade alla gente
The Independent
Per Simon Calder, “il poveraccio che ha voluto compiere una strage a Westminster ha usato un’arma tanto comune quanto micidiale: un’auto lanciata sulla folla di turisti e londinesi. Erano il bersaglio più facile. Come città, come paese, come mondo intero dobbiamo accettare il fatto che quelli che vogliono calpestare il nostro stile di vita liberale, aperto e tollerante useranno sempre più spesso questo genere di tattica rudimentale. E dobbiamo agire rapidamente per proteggere le folle che visitano, passeggiano e scattano selfie nel cuore turistico di Londra”.
Benvenuti a Londra
Daily Mail
“Non provo rabbia questa volta. Non la collera che ho provato altre volte. Non il bisogno disperato di uscire e gridare agli idioti che non hanno voluto vedere ciò che stava per accadere”, scrive Katie Hopkins. “Nemmeno un cenno di assenso per quegli scemi che dicono che non ci sconfiggeranno, che non saremo mai battuti, che la codardia e il terrore non avranno la meglio sul Regno Unito. Perché per quanto io possa essere patriottica, temo che siamo sconfitti. Non tanto a causa dello spettacolo infernale alle porte del nostro stesso parlamento. Ma perché oggi questo è quello che siamo. Questo è oggi il nostro paese. Questo è ciò che siamo diventati. Siamo ridotti a questo”.
Il Regno Unito deve prendere in considerazione un forte aumento del numero dei poliziotti armati
The Sun
“Il paese è in lutto per i suoi morti: il poliziotto che ha compiuto con coraggio il suo dovere di proteggere il nostro storico e sacro parlamento e le persone uccise dall’auto del terrorista”, recita l’editoriale non firmato del tabloid. Che aggiunge: “Anziché essere intimiditi siamo pieni di orgoglio e di ammirazione per l’eroismo e la dedizione che in tanti hanno dimostrato di fronte a questo terrore. I servizi di intelligence ci avevano avvertito che un altro attentato sul suolo britannico era inevitabile, specialmente ora che i terroristi sono pronti a usare questi metodi rozzi. Alla fine ieri è capitato. Il Regno Unito deve prendere in considerazione il fatto di aumentare i poliziotti armati in giro per il paese. Prima non sembrava il caso. Ma il mondo è cambiato e con esso la minaccia di attacchi kamikaze. Le armi non impediranno gli attentati commessi da chi è determinato a morire comunque. Ma possono certamente limitare il loro impatto e salvare molte vittime innocenti, come hanno fatto ieri”.
Se il terrorismo attacca la nostra democrazia, non gli permetteremo di vincere
Daily Mirror
“Il lutto, il terrore e la strage si sono autoinvitati nella culla della democrazia”, si legge nell’editoriale non firmato del tabloid: “L’atrocità solleva domande pressanti e urgenti sulla sorveglianza delle persone sospettate di terrorismo. Se l’autore era noto ai servizi di sicurezza, dobbiamo sapere perché è riuscito a passare attraverso i loro controlli. Quando si tratta di garantire la sicurezza del nostro paese non possono esserci limiti per quanto riguarda il finanziamento e le risorse da allocare. Eppure, dobbiamo stare attenti a non prendere iniziative che potrebbero indebolire o ridurre i nostri diritti e le nostre libertà. Lo scopo di ogni terrorista è di usare la paura per portarci al loro infimo livello. La difesa migliore contro il terrorismo è di riaffermare i nostri valori democratici”.
In collaborazione con VoxEurop.
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