Da quando Nicolás Maduro è diventato presidente del Venezuela, le sofferenze dei cittadini del paese non hanno fatto che peggiorare. Il 19 agosto mille migranti venezuelani sono dovuti fuggire da Pacaraima, in Brasile, dopo essere stati attaccati con bastoni e pietre. Circa sessanta soldati brasiliani dovrebbero arrivare nella città di frontiera per garantire l’incolumità degli altri migranti in arrivo.
Altrove, la situazione sta peggiorando. In modo inaspettato, il 18 agosto l’Ecuador ha cominciato a richiedere ai cittadini venezuelani che entrano nel paese di presentare il passaporto invece della carta d’identità. Il Perù comincerà a fare lo stesso dal 25 agosto.
L’esodo è aumentato sotto il governo Maduro, caratterizzato dalla repressione politica e da una grottesca cattiva gestione dell’economia. L’inflazione è salita anche all’80mila per cento, rendendo inutile il contante e provocando scarsità di cibo e medicine.
Il 20 agosto il governo ha fissato il valore del bolivar al prezzo del petrolio, usando una moneta virtuale gestita dallo stato. In un’indagine fatta alla fine del 2017, metà delle persone di età compresa tra 18 e 29 anni e il 55 per cento della classe media dichiaravano di voler lasciare il paese. Due terzi di quanti speravano di emigrare hanno indicato la situazione dell’economia come il motivo.
Oggi i venezuelani che decidono di farlo sono sempre di più, il che lascia credere che si tratti della più grande emigrazione forzata nella storia dell’America Latina.
L’organizzazione per le migrazioni dell’Onu ritiene che alla fine del 2017 circa 1,6 milioni di venezuelani vivesse fuori dal paese. Oggi i numeri sono probabilmente molto più alti: nel giugno 2018, nella sola Colombia, viveva quasi un milione di migranti venezuelani.
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha registrato 135mila domande d’asilo da parte di cittadini venezuelani nei primi sette mesi del 2018, il 20 per cento in più rispetto all’intero 2017.
Il numero totale di sfollati venezuelani potrebbe già aver raggiunto i quattro milioni, su una popolazione di circa trenta milioni. Un numero che in futuro potrebbe superare quello delle persone fuggite dalla guerra civile in Siria.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è stato pubblicato sull’Economist.
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