La promessa di un dialogo tra il governo cubano e gli artisti del movimento San Isidro, che chiedono una maggiore libertà d’espressione, sembra ormai lontana. Le autorità comuniste, infatti, hanno inasprito i toni e denunciano un complotto da parte degli Stati Uniti.
In settimana era atteso l’avvio di un confronto inedito nella storia recente del paese, tra il ministro della cultura Alpidio Alonso e i rappresentanti degli artisti. Ma per il momento non è stata annunciata nessuna riunione. L’impegno a dialogare è uno dei principali accordi raggiunti nella notte tra il 27 e il 28 novembre, al termine di una lunga e rara mobilitazione spontanea di circa trecento artisti davanti al ministero della cultura, dove sono rimasti per quindici ore. A Cuba il diritto alla protesta è concesso solo in circostanze eccezionali. E il fatto ancora più insolito è stato che il ministero, colto di sorpresa, ha accettato di ricevere una delegazione di trenta manifestanti.
I rappresentanti del movimento rivendicano la libertà di creare, il diritto a manifestare il proprio dissenso e la fine della repressione e degli abusi nei confronti degli artisti indipendenti. “È un momento storico: il ministero della cultura di un paese governato da un partito unico ha ricevuto un gruppo di giovani dissidenti”, ha dichiarato all’Afp il regista Juan Pin Vilar, 58 anni, che vuole “aiutare i giovani ad avere un futuro migliore”. Nel gruppo “c’erano perfino dei veri oppositori! La riunione è stata un esempio di come si può costruire un paese”, ha aggiunto Pin Vilar.
A Cuba, dove la rete 3G è arrivata solo due anni fa, internet ha avuto un ruolo decisivo nella diffusione della protesta del collettivo
Tuttavia a partire dal 28 novembre il tono del governo è cambiato. Il ministro degli esteri ha convocato il funzionario diplomatico statunitense, Timothy Zuñiga-Brown, accusandolo “d’ingerenza flagrante e provocatoria”. Il 29 novembre è stato organizzato un raduno di giovani sostenitori della rivoluzione, alla presenza del presidente Miguel Díaz-Canel, che per l’occasione indossava una maglietta con i colori della bandiera cubana.
Díaz-Canel ha chiarito che il dialogo, se ci sarà, riguarderà tutti gli aspetti del socialismo. “Sapete che hanno cercato di farci piegare montando un circo mediatico”, ha aggiunto, sottolineando che è in corso “l’ultimo tentativo” dell’amministrazione di Donald Trump di “cancellare la rivoluzione cubana”.
“In effetti il governo di Washington versa da tempo denaro ai gruppi che chiedono la democratizzazione di Cuba”, afferma Michael Bustamante, professore dell’università internazionale della Florida. “Sono programmi molto discutibili, ma è esagerato sostenere che qualsiasi rivendicazione della società civile sia organizzata dagli Stati Uniti”.
Risveglio della coscienza
La vicenda è nata da un’iniziativa del movimento San Isidro, un collettivo di artisti e intellettuali finora poco conosciuto al grande pubblico. Quattordici membri del gruppo e alcuni simpatizzanti si sono chiusi per dieci giorni in una casa dell’Avana per chiedere la liberazione del rapper Daniel Solís, arrestato all’inizio di novembre e condannato per oltraggio a otto mesi di carcere con un processo sommario. Alcune persone sono entrate in sciopero della fame e della sete. Poi, la sera del 26 novembre, la polizia ha sgomberato la sede del movimento.
In seguito alcuni grandi nomi della cultura si sono uniti alla protesta, tra cui Jorge Perugorría Rodríguez, l’attore di Fragola e Cioccolato, il regista Fernando Pérez e, via internet, i cantanti Leoni Torres e Cimafunk.
“È successa una cosa inedita. Un’intera comunità di artisti, compresi alcuni vicini alle istituzioni, si sono uniti in modo solidale. È stato un risveglio della coscienza”, dice l’artista Camila Lobón, 25 anni. “All’origine della manifestazione c’è la richiesta da parte di questa comunità della fine degli abusi contro gli artisti, gli intellettuali, i giornalisti e in generale contro i cittadini che non approvano la politica dello stato cubano. Chiedono il rispetto e il riconoscimento della libertà d’espressione”.
A Cuba, dove la rete 3G è arrivata solo due anni fa, internet ha avuto un ruolo decisivo nella diffusione della protesta del movimento San Isidro e nel coinvolgimento delle centinaia di persone che si sono radunate davanti al ministero. I social network offrono alle voci critiche una maggiore visibilità, ma negli ultimi giorni molti hanno denunciato strane interruzioni della linea e l’impossibilità di accedere a Facebook, Twitter e WhatsApp.
Parallelamente, i mezzi d’informazione statali hanno criticato quella che hanno definito la “farsa di San Isidro”. Secondo Lobón, il cambiamento nel tono del governo “è la solita strategia di sempre. Si limitano a negare di poter cedere alla pressione popolare”.
“La risposta pubblica dei mezzi d’informazione legati al governo è stata dura, e non mi trova d’accordo”, spiega Juan Pin Vilar. “Credo che il dialogo debba andare avanti”.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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