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La Russia potrebbe senza volerlo accelerare la transizione energetica

Amance, Francia orientale, 12 ottobre 2022. Un impianto fotovoltaico usato nella coltivazione della soia. (Patrick Hertzog, Afp)

Un effetto paradossalmente positivo dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è che le emissioni globali di gas serra dovrebbero toccare il picco nel 2025 e poi cominciare a calare, grazie all’aumento degli investimenti nelle fonti rinnovabili causato dal “profondo riorientamento” dei mercati energetici mondiali. Lo afferma l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) nel suo rapporto annuale pubblicato il 27 ottobre, a otto giorni dall’inizio della conferenza mondiale per il clima Cop 27 che si terrà in Egitto. L’agenzia mette comunque in guardia sulle differenze tra paesi ricchi e paesi poveri in termini di investimenti nell’energia pulita, chiedendo un grande sforzo internazionale per ridurre questo “preoccupante divario”.

“La crisi energetica globale innescata dall’invasione russa dell’Ucraina causa dei cambiamenti profondi e a lungo termine che possono accelerare la transizione verso un sistema energetico più sostenibile e sicuro”, sottolinea l’Iea nella presentazione del suo rapporto. “I mercati energetici e le politiche pubbliche sono cambiati, non solo per il presente, ma anche per i decenni a venire”, afferma il direttore generale dell’organizzazione, Fatih Birol. Nonostante alcuni paesi cerchino attualmente di aumentare o diversificare le loro forniture di petrolio e gas, molti cercano di accelerare la transizione verso le energie pulite, sottolinea l’Aie.

La “rottura” dell’Europa con il gas russo è avvenuta con una velocità “che pochi ritenevano possibile” fino all’anno scorso, aggiunge l’agenzia, e la Russia non riesce a reindirizzare l’esportazione del suo gas verso altri paesi. In nessuno dei tre scenari ipotizzati dall’agenzia le esportazioni di petrolio e gas russo tornano al livello del 2021, e in uno di essi la quota di Mosca nel mercato globale di petrolio e gas si dimezza entro il 2030.

Per la prima volta i tre scenari studiati ogni anno dall’agenzia identificano un picco nel consumo di ciascuno dei combustibili fossili (carbone, gas, petrolio) responsabili del riscaldamento globale. Nello scenario centrale, che si basa sugli impegni già annunciati dai governi per gli investimenti nel clima (Inflation reduction act negli Stati Uniti, Fit for 55 e REPowerEu in Europa, Green transformation in Giappone), le emissioni globali di anidride carbonica raggiungerebbero un picco di 37 miliardi di tonnellate nel 2025 per poi scendere a 32 miliardi di tonnellate nel 2050. Nonostante questo, però, le temperature medie globali aumenterebbero di circa 2,5 gradi entro il 2100, il che è “assolutamente insufficiente per evitare gravi conseguenze per il clima”.

L’agenzia sottolinea ancora una volta la necessità di investire nell’energia pulita, da fonti rinnovabili o semplicemente a emissioni zero come il nucleare, e di accelerare lo sviluppo di settori come le batterie elettriche, il fotovoltaico e gli elettroliti per la produzione di idrogeno necessario a decarbonizzare l’industria. Nel suo scenario centrale, questi investimenti dovranno superare i duemila miliardi di dollari entro il 2030, e dovrebbero arrivare a quattromila miliardi di dollari per rispettare le condizioni dello scenario che prevede zero emissioni nette nel 2050.

(Traduzione di Stefania Mascetti)

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