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Guida pratica per resistere all’effetto wow sull’intelligenza artificiale

La presentazione di GPT-4o. (YouTube)

Il 13 maggio 2024 la OpenAi ha organizzato una presentazione in diretta sulla piattaforma di streaming YouTube per mostrare ChatGpt 4o, il nuovo modello di ChatGpt.

All’interno di una stanza con le luci soffuse e un gigantesco schermo, in uno scenario curato nei minimi dettagli e apparentemente informale, Mira Murati, direttrice tecnica della OpenAi, ha condotto la presentazione. Insieme a lei c’erano altre due persone chiave dell’azienda: Mark Chen, a capo delle cosiddette ricerche di frontiera, e Barrett Zoph, che invece lavora sulle ia una volta che sono state addestrate. La diretta ha totalizzato più di tre milioni e mezzo di visite in cinque giorni.

La OpenAi ha caricato altri video sul proprio canale YouTube. In alcuni casi si tratta di estratti dalla diretta. In altri, invece, i contenuti e anche i protagonisti sono diversi. Fra questi ultimi, il più visto – con oltre un milione e mezzo di visualizzazioni – è il video in cui Greg Brockman, presidente della OpenAi, fa dialogare due modelli ChatGpt 4o fra loro usando due smartphone diversi. La fotografia dei video è curata nei minimi dettagli; durante la diretta il pubblico, sempre fuori campo, fa versi di apprezzamento; ogni elemento è immaginato a monte per l’intrattenimento e per generare quello che nel marketing è noto come effetto wow. L’idea alla base è semplice: quando si presenta un prodotto bisogna generare sorpresa, ammirazione, superare le aspettative, presentare le novità in modi inaspettati. È vero che OpenAi ha un prodotto che si presta a questo effetto wow. Ma allo stesso tempo, se oggi vuoi provare a replicare quello che fa Brockman con i due smartphone non puoi farlo.

Analizzare la forma con cui queste aziende comunicano è un buon modo per prendere le distanze dal contenuto e considerarlo in maniera critica. Altre forme di presentazione dei prodotti, decisamente più appariscenti e costose, sono i cosiddetti keynote. I più famosi nella storia della Silicon Valley erano quelli tenuti da Steve Jobs, ex amministratore delegato della Apple. Avevano addirittura un loro nome proprio: gli stevenote. Il giorno dopo la presentazione della OpenAi, per esempio, c’è stato il Google i/o, pianificato da tempo (è probabile che la OpenAi abbia deciso strategicamente di anticipare la concorrenza con un evento più piccolo). Lo streaming ha superato il milione di visualizzazioni. Lo spot di Gemini, invece, è a oltre sei milioni. Anche in questo caso sono state presentate funzioni molto interessanti che però non esistono ancora, come la possibilità di integrare Gemini in tutte le applicazioni dell’ecosistema digitale Google (per esempio per cercare fra le mail o fra i tuoi file su Google drive).

Anche guardare i numeri è importante. Le visualizzazioni sono elevate, ma nemmeno lontanamente paragonabili a quelle dei video più visti sulle piattaforma streaming. Le intelligenze artificiali restano un tema di nicchia: è un altro elemento da considerare per resistere alla macchina pubblicitaria che amplifica aspettative e impatto delle ia generative e delle loro funzioni. Questo ci dice anche che queste macchine sono ancora poco note al grande pubblico e dunque inavvertibili socialmente.

Tutte le volte che una grande azienda della Silicon Valley organizza il suo evento succede, poi, che la copertura della notizia nel mondo tech si amplifica a dismisura: vengono prodotti articoli sulle testate online specializzate, commenti sui social network, testo, video, guide, impressioni, recensioni. Lo spazio informativo viene letteralmente invaso. Molte persone approfittano del fatto che si parli molto di quell’evento per ottenere visibilità: i loro contenuti sono spesso preparati rapidamente per cavalcare l’ondata dell’interesse e quindi, per ragioni di tempo, aderiscono in maniera acritica al racconto di quel che vede o sente, sono quasi tutti uguali e poco ragionati. Il tutto non fa che creare confusione e amplificare l’effetto wow.

Come si può fare, allora, per seguire il lancio di un prodotto come ChatGpt 4o senza farsi travolgere? Come ci si approccia a un nuovo servizio di ia? Ecco una guida pratica che contiene anche suggerimenti d’uso di queste macchine:

  • rinuncia a vedere la presentazione in diretta. Se hai un grande interesse per il tema potrebbe essere difficile, ma non ci guadagnerai nulla in termini di comprensione dei prodotti: starai solo guardando una lunga pubblicità che ha l’aspetto di un convegno tecnico o di una dimostrazione;
  • evita di leggere tutto quel che viene scritto o raccontato nei giorni seguenti. In questo modo ti metterai al riparo dalle opinioni altrui e potrai farti una tua idea;
  • se puoi e ti serve, inizia a giocare con il prodotto. Non si può fare con l’hardware ma con i software di ia è diverso. Puoi usare ambienti di test come il sito sito comparativo Lmsys, dopo aver letto attentamente come funziona. Per testare i chatbot come ChatGpt 4o preparati una serie di prompt che usi sempre, uguali per tutti i chatbot. Io inserisco dentro la macchina un mio articolo, chiedo di imitare il mio stile e di scrivere un pezzo su un tema affine, proponendo alla ia un titolo, il pubblico a cui il pezzo è rivolto, il contesto in cui andrà pubblicato. Poi confronto i risultati con quelli che mi ero salvato in passato. Puoi fare lo stesso con analisi di file di dati o con conversazioni generali, chiedendo un piano marketing o un’analisi di una foto;
  • leggi il manuale e le specifiche tecniche;
  • se stai testando un’ia generativa da testo a testo, chiedi al chatbot di dirti cosa sa fare e di crearti una tabella comparativa con le sue versioni precedenti;
  • ora è arrivato il momento di guardarti la presentazione e leggere le opinioni degli altri.

Sembra faticoso e non tutti avremo il tempo di fare questi passaggi.

Ma mettere questa serie di filtri – o almeno sapere che si possono adottare – è un riparo sicuro dall’effetto wow delle intelligenze artificiali.

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