Il nuovo presidente argentino, il conservatore Mauricio Macri, s’insedia oggi alla Casa Rosada. L’ex sindaco di Buenos Aires, imprenditore e rampollo di una famiglia altolocata, ha promesso di risolvere i problemi economici del paese, ma Macri si trova a dover governare un paese diviso dal punto di vista politico e sull’orlo di una nuova crisi finanziaria. Ecco le sfide che dovrà affrontare.

  • Maggioranza esigua La vittoria di stretto margine ottenuta sul peronista Daniel Scioli (51,4 per cento delle preferenze contro il 48,6 per cento) è un segnale della divisione della società argentina.
  • Parlamento all’opposizione L’alleanza Cambiemos, di Macri, non ha la maggioranza né alla camera né al senato. Per governare dovrà negoziare anche con i peronisti fedeli alla presidente uscente Cristina Fernández de Kirchner.
  • Kirchneristi nell’apparato statale Non tutti i dipendenti pubblici assunti durante i governi kirchneristi sono fedeli a Cristina Fernández. Molti tuttavia lo sono, occuperanno cariche rilevanti e posti meno importanti, ma graviteranno nei sindacati dei dipendenti statali.
  • Liberalizzazione del controllo sul mercato valutario Macri ha promesso che eliminerà le restrizioni in vigore dal 2011 sull’acquisto di valute estere per il risparmio, le importazioni e i trasferimenti di denaro delle multinazionali alle loro sedi. Ma il 19 novembre ha parlato di un processo graduale per evitare una brusca svalutazione del peso argentino, che farebbe aumentare l’inflazione (oggi al 24 per cento). La decisione di eliminare il controllo sul mercato valutario porterà Macri a scontrarsi con il presidente della banca centrale, il kirchnerista Alejandro Vanoli.
  • Svalutazione Il dollaro è quotato sul mercato ufficiale a 9,67 pesos contro i 15,07 del mercato illegale. In vista di una probabile svalutazione del peso, la banca centrale ha perso nelle prime tre settimane di novembre 1,3 miliardi di dollari e le sue riserve ammontano a 25,9 miliardi, uno dei livelli più bassi dell’America Latina in rapporto al volume delle importazioni. Nelle ultime quattro settimane, gli esportatori agricoli hanno dimezzato la vendita dei raccolti in attesa di ottenere un prezzo migliore dal 10 dicembre.
  • Situazione fiscale La ragioneria generale dello stato, controllata dall’opposizione, prevede per quest’anno un deficit del 7 per cento del pil, un netto aumento rispetto al 2,5 per cento del 2014. Il ministro dell’economia, il kirchnerista Axel Kicillof, dice che sarà del 3,5 per cento. Gli investitori di Wall street aspettano l’annuncio di riforme per riavere fiducia nell’Argentina. Un economista di Macri, Rogelio Frigerio, propone di tagliare i sussidi all’energia e ai trasporti.
  • I fondi avvoltoio Il giudice di New York, Thomas Griesa, chiederà al presidente Macri di rispettare la sentenza del 2014, che impone a Buenos Aires di rimborsare titoli di stato per 1,3 miliardi di dollari ai cosiddetti fondi avvoltoio. Fino a quando l’Argentina non pagherà, resterà in vigore il blocco dei versamenti già effettuati per la ristrutturazione del debito.
  • Barriere protezionistiche L’organizzazione mondiale del commercio ha imposto all’Argentina di eliminare, dal 2016, le attuali norme che ostacolano l’accesso delle merci. Frigerio ha detto che il governo cercherà altri metodi di protezione “intelligente” per tutelare l’occupazione.
  • Inflazione Dal 2007, con l’eccezione del 2009, l’inflazione ha superato ogni anno il 20 per cento. Si prevede un aumento fino al 34,3 per cento nel 2016 a causa di una probabile svalutazione.
  • Lavoro La disoccupazione è scesa al 5,9 per cento. Secondo le statistiche ufficiali, su cui c’è molto scetticismo, è il livello più basso degli ultimi 28 anni. Il calo della disoccupazione è dovuto alla chiusura del mercato interno, mentre aumentano gli ostacoli per le aziende che esportano beni e servizi. Il lavoro nero coinvolge il 33,1 per cento dei lavoratori.
  • Povertà Secondo i tecnici dell’associazione dei dipendenti statali (Ate), il 21,8 per cento degli argentini vive in povertà.
  • Agricoltura e industria La produzione industriale è in calo continuo da tre anni. Le esportazioni agricole sono in difficoltà a causa del crollo dei prezzi internazionali dei cereali e di un tasso di cambio sfavorevole.
  • (Traduzione di Francesca Rossetti)

Questo articolo è stato pubblicato su El País. È stato pubblicato il 27 novembre 2015 su Internazionale, con il titolo Le sfide di Macri. Compra questo numero | Abbonati

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