L’estate del 2023, quando le temperature hanno raggiunto nuovi record in varie zone del mondo, sarà forse ricordata per come ha cambiato il rapporto delle persone con l’aria condizionata, almeno in occidente. Quello che fino a non molto tempo fa era considerato un accessorio, è diventato un bene irrinunciabile. Come ha scritto il Washington Post, “abbiamo di fronte un futuro in cui dipenderemo dalle prestazioni perfette e continue dell’aria condizionata come molte persone dipendono da farmaci salvavita, come gli aerei dipendono dal controllo del traffico nei cieli e come una colonia sulla Luna o su Marte dipenderebbe da fonti continue di ossigeno e acqua. È una tecnologia così profondamente radicata nella nostra vita quotidiana e sempre più importante per la nostra sopravvivenza, che quando ci pensiamo non è con piacere, come un lusso, o con orgoglio, come una dimostrazione dell’ingegno umano. Ci ricorda invece la nostra fragilità. Man mano che la zona di pericolo per l’eccesso di calore si allarga, il condizionatore d’aria si unisce alla caldaia come strumento essenziale per un numero sempre maggiore di persone”.

Questa dinamica riguarda anche gli statunitensi, da sempre molto più dipendenti dall’aria condizionata rispetto a noi europei (secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, negli Stati Uniti più del 90 per cento delle abitazioni dispone di un sistema di raffreddamento artificiale). L’articolo del Washington Post contiene tre mappe molto interessanti: mostrano la necessità di fare ricorso all’aria condizionata nelle varie zone del paese e in periodi storici diversi. Sono state elaborate in base all’indice di calore, che misura la temperatura e l’umidità per valutare la sensazione di caldo all’esterno.

“All’inizio degli anni ottanta negli Stati Uniti c’era bisogno dell’aria condizionata per 61 giorni all’anno, cioè il 66 per cento del periodo che va da luglio a settembre. Oggi c’è bisogno dell’aria condizionata per circa il 71 per cento dei giorni estivi. Entro il 2060 si prevede che il numero di giorni estivi in cui sarà necessaria l’aria condizionata aumenterà ulteriormente, raggiungendo l’87 per cento”. Dalla mappa si capisce che tra quarant’anni saranno pochissime le zone dove si potrà fare a meno dell’aria condizionata, anche perché le estati dureranno sempre di più. Anche se la scienza sta facendo passi avanti per rendere più sostenibili le tecnologie alla base dell’aria condizionata, il suo costo ambientale resta enorme: “Rendere più freschi gli spazi interni per gli esseri umani significa rendere più caldi gli ambienti esterni per tutti gli esseri viventi, con un aumento della produzione industriale, del trasporto marittimo e del consumo di energia, tutti fattori che contribuiscono all’accumulo di gas serra”.

Marilyn Monroe durante le riprese di Quando la moglie è in vacanza, New York, 1954. (Bettmann/Getty Images)

La storia dell’introduzione dell’aria condizionata negli Stati Uniti è la storia di un secolo di crescita esponenziale. Da quando è stato introdotto per la prima volta, in due cinema in Alabama e a Chicago, nel 1915, il raffreddamento artificiale ha plasmato l’economia e la società. Per comprenderne l’impatto, scrive il Washington Post, bisogna chiedersi come sarebbe oggi il paese se quello strumento non fosse mai stato inventato.

“Gran parte del sud sarebbe più povero e isolato, con tassi di mortalità più alti e risultati scolastici peggiori. In città calde come Atlanta, Dallas e Houston non esisterebbero i grattacieli. Nelle periferie residenziali non ci sarebbero case con grandi finestre panoramiche, che sono fonti di luce ma anche di calore”. Forse non sarebbero stati costruiti nemmeno i grandi edifici in stile art déco di New York, che ospitavano studi radiofonici e teatri e avevano bisogno di enormi impianti di condizionamento dell’aria.

“Nella sun belt, la grande fascia meridionale che va dalla California a ovest alla South Carolina a est, le istituzioni pubbliche, tra cui università, biblioteche e luoghi di intrattenimento sarebbero meno capaci di accogliere persone e quindi meno sviluppate. Gli eventi di intrattenimento sarebbero ancora organizzati su base stagionale: i locali chiuderebbero nei mesi più caldi e la musica, il teatro e il cinema si sposterebbero all’aperto”.

Se si pensa a come ha facilitato la produzione e la vendita di prodotti di vario tipo, è evidente che l’aria condizionata è stata una parte importante di uno sviluppo basato sulla tecnologia e il capitalismo. “Fu adottata in settori industriali, come quelli del tessile, del tabacco, della stampa e dell’alimentazione, che erano particolarmente vulnerabili alle variazioni di umidità e temperatura”. Un altro grande capitolo della storia riguarda il modo di lavorare: il raffreddamento artificiale degli edifici ha permesso di aumentare la produttività e di continuare a lavorare indipendentemente dalla stagione o dal clima.

Alcuni studiosi sono convinti che la grande diffusione di questa tecnologia abbia condizionato anche la politica. “Potrebbe per esempio aver cambiato il modo in cui le donne concepiscono il femminismo e la liberazione dal patriarcato, passando da un modello basato sull’indipendenza e sul lavoro fuori casa, all’inizio del novecento, a uno strutturato sul tempo libero dentro casa, a metà del secolo”. In un libro del 2004 il politologo Nelson Polsby sosteneva che l’aria condizionata avesse fatto crescere la polarizzazione politica, perché aveva portato molti repubblicani del nord a trasferirsi verso sud, mentre i democratici si trasformavano in un partito urbano del nord, più progressista.

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