Come da tradizione, nelle ultime settimane i principali dizionari della lingua inglese hanno annunciato la loro parola dell’anno. Il Cambridge dictionary, il dizionario online più popolare tra gli studenti, curato dall’università di Cambridge, ha scelto hallucinate, che in italiano possiamo tradurre con “avere le allucinazioni”. Il Collins, anche questo pubblicato nel Regno Unito, ha eletto ai (l’abbreviazione di artificial intelligence). Il Merriam-Webster, statunitense, ha optato per authentic, autentico. Al di là delle sfumature diverse, possiamo dire che c’è un filo conduttore chiaro, ed è il nostro rapporto con la tecnologia.
Il Cambridge dictionary, per esempio, spiega che “chi ha un’allucinazione ha l’impressione di ascoltare, vedere, percepire o annusare qualcosa che nella realtà non esiste, di solito perché è malato o ha assunto un farmaco. Quando un’intelligenza artificiale (un computer che possiede alcune qualità proprie del cervello umano, come la capacità di generare frasi complesse) ha allucinazioni, produce false informazioni. Le allucinazioni dell’intelligenza artificiale, note anche come confabulazioni, a volte paiono insensate. Ma possono anche sembrare del tutto plausibili”, e avere un impatto nel mondo reale. È già successo.
Anche l’Università di scienze applicate di Zurigo (Zhaw), in Svizzera, ha proclamato le sue parole dell’anno, e anche qui l’intelligenza artificiale occupa un posto importante. Ma rispetto ai dizionari inglesi la selezione svizzera, affidata al dipartimento di linguistica applicata della Zhaw, ha due particolarità.
Innanzitutto è plurilingue, include cioè le quattro lingue nazionali – tedesco, francese, italiano e romancio –, che esprimono priorità e attenzioni diverse. Per l’italiano, per esempio, sono state scelte Gpt (l’acronimo di generative pre-trained transformer, trasformatore generativo pre-addestrato); tunnel, in riferimento alle due gallerie del San Gottardo ma anche ai cunicoli scavati da Hamas nella Striscia di Gaza; ed ecoansia, che indica una profonda inquietudine suscitata dalla crisi climatica e dalle sue conseguenze. Al primo posto per il tedesco c’è Monsterbank, un rimando alla fusione delle banche Ubs e Credit Suisse, che ha dato vita a un colosso bancario e ha dominato la cronaca di Zurigo (dove entrambe le banche hanno la loro sede centrale); per il francese décombres, macerie; per il romancio solarexpress.
“Ci sono differenze evidenti tra le scelte delle varie lingue, e il motivo è che il discorso pubblico muta a seconda delle sensibilità politiche, sociali e culturali delle regioni”, spiega Angelo Ciampi, linguista della Zhaw, in un’intervista alla radio Rsi. “Per esempio le parole preferite per il romancio sono legate a temi cantonali: solarexpress riflette la questione della costruzione di grandi impianti fotovoltaici in alta montagna”.
L’altra particolarità è nella selezione, che si fonda su tre pilastri. A monte c’è un procedimento scientifico, ovvero l’analisi della più grande banca di dati testuali multilingui in Svizzera, la “Swiss-AL”, che per il 2023 contiene 976.681.684 parole ricavate da 1.763.977 testi. I ricercatori della Zhaw estraggono dalla banca dati una lista di venti vocaboli che sono entrati per la prima volta nel discorso pubblico (i cosiddetti neologismi) o che statisticamente hanno registrato un’impennata rispetto al passato comparendo anche in ambiti molto diversi tra loro.
Alla lista si aggiungono le proposte dei cittadini, il secondo pilastro. Questi suggerimenti, raccolti in collaborazione con la Ssr, l’azienda che gestisce la radio e la televisione pubbliche del paese, servono soprattutto per individuare dei grandi temi o, meglio, dei sentimenti generali.
Infine, per ogni lingua si riunisce una giuria composta da ricercatori, giornalisti, insegnanti, studenti, scrittori e artisti. Le giurie discutono i dati quantitativi forniti dall’archivio e le proposte arrivate, partendo anche dalla propria esperienza umana e professionale. Il confronto dura un paio di ore e si conclude con un voto per alzata di mano, che decide le tre parole che rappresentano meglio i cambiamenti sociali dell’anno.
Questo testo è tratto dalla newsletter Doposcuola.
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