Il 5 agosto il senato ha dato il via libera al voto di fiducia che il governo aveva posto sul cosiddetto decreto sicurezza bis, la riforma su soccorso in mare e ordine pubblico approvata dall’esecutivo il 15 giugno. La norma era stata approvata dalla camera il 24 luglio e doveva essere tramutata in legge entro il 13 agosto.

La fiducia è passata in serata con 160 voti favorevoli, 57 contrari e 21 astenuti. Hanno votato a favore Lega e Movimento 5 stelle, mentre si sono astenuti Fratelli d’Italia e Forza Italia. Entrambi i partiti avevano espresso parere favorevole alla misura, ma non hanno votato la fiducia al governo. L’opposizione ha contestato la norma che era stata al centro di una campagna di proteste anche da parte di associazioni, sindacati e volontari con lo slogan “La disumanità non può diventare legge”. Il ministro dell’interno Matteo Salvini ha commentato su Twitter: “Grazie agli italiani e alla Beata Vergine”.

Cosa prevede la legge

Si compone di 18 articoli e si occupa di soccorso in mare e di riforma del codice penale in particolare per quanto riguarda la gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni. Nell’articolo 1 si stabilisce che il ministro dell’interno “può limitare o vietare l’ingresso il transito o la sosta di navi nel mare territoriale” per ragioni di ordine e sicurezza, ovvero quando si presuppone che sia stato violato il testo unico sull’immigrazione e in particolare si sia compiuto il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

All’articolo 2 si prevede una sanzione che va da un minimo di 150mila euro a un massimo di un milione di euro per il comandante della nave “in caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane”. Come sanzione aggiuntiva è previsto anche il sequestro della nave. È previsto anche l’arresto in flagranza per il comandante che compie il “delitto di resistenza o violenza contro nave da guerra, in base all’art. 1100 del codice della navigazione”.

Se il sequestro della nave viene confermato, l’imbarcazione diventa di proprietà dello stato, che potrà usarla o venderla, oppure distruggerla dopo due anni dalla confisca. All’articolo 3 si modifica l’articolo 51 del codice di procedura penale per cui la procura distrettuale diventa competente per tutte le indagini che riguardano il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. All’articolo 4 si prevede lo stanziamento di 500mila euro per il 2019, un milione di euro per il 2020 e un milione e mezzo per il 2021 per il contrasto al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e operazioni di polizia sotto copertura. Si prevede anche lo stanziamento di più fondi per il rimpatrio degli irregolari: due milioni di euro per il 2019 che potranno aumentare fino a un massimo di cinquanta milioni di euro.

Dall’articolo 6 in poi il decreto si occupa della gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni di protesta e sportive: “Si introduce una nuova fattispecie delittuosa, che punisce chiunque, nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, utilizza – in modo da creare concreto pericolo a persone o cose – razzi, fuochi artificiali, petardi od oggetti simili, nonché facendo ricorso a mazze, bastoni o altri oggetti contundenti o comunque atti ad offendere”. Sono previste aggravanti “qualora i reati siano commessi nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico”.

Nelle manifestazioni pubbliche e aperte al pubblico è vietato l’uso dei caschi o di qualsiasi altro dispositivo che non permetta il riconoscimento una persona. All’articolo 7 si prevede di inasprire le pene per chi compie una serie di reati: “Violenza o minaccia a un pubblico ufficiale”, “Resistenza a un pubblico ufficiale”, “Violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti”, “devastazione e saccheggio”, “Interruzione di ufficio o servizio pubblico o di pubblica necessità”. Sono inasprite le pene per oltraggio a pubblico ufficiale.

Le reazioni

L’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati ha espresso preoccupazione per l’approvazione della legge che era già stata criticata durante l’esame alla camera da molti esperti di diritto internazionale. “L’Unhcr ribadisce la propria preoccupazione in merito al fatto che l’imposizione di sanzioni pecuniarie e di altro tipo ai comandanti delle navi potrebbe ostacolare o impedire le attività di soccorso in mare da parte delle navi private in un momento in cui gli stati europei hanno significativamente ritirato il proprio sostegno alle operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale”, è scritto in un comunicato. “Le ong svolgono un ruolo cruciale nel salvare le vite dei rifugiati e migranti che intraprendono la pericolosa traversata per arrivare in Europa. Il loro impegno e l’umanità che guida le loro azioni non dovrebbero essere criminalizzati o stigmatizzati”.

L’organizzazione non governativa Medici senza frontiere che è appena tornata in mare con una nave di soccorso, gestita insieme all’ong Sos Meditérranée, ha reagito con durezza: “Denunciamo ancora una volta che il decreto sicurezza bis infliggerà nuove inutili sofferenze, ostacolando il sistema di soccorso e mettendo così ancora più a rischio la vita di persone vulnerabili”. Per Riccardo De Vito, presidente di Magistratura democratica, il decreto sicurezza bis trascina l’Italia “in un mondo capovolto rispetto al progetto costituzionale e democratico dell’Italia repubblicana. In un mondo dove il diritto di tutti gli esseri umani alla vita e ad un’esistenza libera e dignitosa viene rimesso in discussione e sacrificato per le esigenze di una perenne propaganda elettorale costruita su una presunta emergenza sicurezza”.

Amnesty international ha commentato: “La seconda parte del decreto, che inasprisce le sanzioni per oltraggio a pubblico ufficiale e altri reati commessi nel corso di manifestazioni pubbliche, ha il chiaro scopo di limitare gli spazi di libertà di chi vuole rivendicare i propri diritti e quelli della collettività. Al contrario, pensiamo che la discussione di questo provvedimento avrebbe potuto anche essere un’occasione per aprire un dibattito sulle misure di trasparenza per l’operato delle forze di polizia, come i codici identificativi, a tutela e a garanzia del lavoro degli agenti stessi”.

Sulla seconda parte del decreto l’associazione Antigone ha evidenziato la mancanza dei presupposti di urgenza necessari al ricorso a un decreto-legge: “Le norme in materia penale e di polizia si caratterizzano per un tratto comune, ossia una forma ulteriore di criminalizzazione del dissenso che non è giustificabile con la necessità di garantire manifestazioni pacifiche. Si tratta dunque di norme in materia di manifestazioni pubbliche che prevedono aumenti di pena o nuove circostanze aggravanti, andando addirittura a irrigidire il testo unico di polizia del 1931 di epoca fascista. L’urgenza e la straordinarietà delle norme non trovano legittimazione alla luce di quanto accaduto nell’ultimo anno. Il paese non è minimamente attraversato da conflitti violenti che legittimano nuove norme repressive nei confronti di chi protesta in piazza”.

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