Il congresso degli Stati Uniti, a Washington, è stato attaccato da numerosi assalitori armati, un tentativo di colpo di stato sollecitato dal presidente degli Stati Uniti. Dirlo può sembra melodrammatico, assurdo o esagerato, ma non esiste un modo più semplice per descrivere ciò che sta succedendo.
Decine di migliaia di sostenitori di Donald Trump si sono riuniti a Washington dove il presidente uscente li ha incoraggiati a partecipare a una manifestazione durante la seduta del congresso in cui veniva ratificata la vittoria di Joe Biden. Dopo un discorso di Trump, i manifestanti hanno sopraffatto le forze di sicurezza del campidoglio, che sembravano impreparate all’assalto. Hanno abbattuto barricate, superato cordoni di ufficiali e rotto finestre. Alcuni portavano bandiere confederate mentre si avvicinavano al cuore del governo degli Stati Uniti più di quanto non abbiano mai fatto le stesse truppe confederate.
La seduta è stata interrotta. Le aule del senato e della camera sono state chiuse, il vicepresidente Mike Pence è stato portato via e i manifestanti hanno cominciato a spargersi nelle sale del congresso. Sarebbero stati lanciati gas lacrimogeni all’interno della rotonda del campidoglio e ai parlamentari è stato detto di indossare maschere antigas.
Il vero colpevole
Questo tentato golpe è colpa di Trump. “Ecco quello che il presidente ha causato oggi, un’insurrezione”, ha detto Mitt Romney a un giornalista. Non funzionerà: la polizia forse è stata presa alla sprovvista, ma riporterà la calma. Quelli che sono coinvolti nell’attacco possono e devono essere ritenuti responsabili, ma il presidente è il vero colpevole. Da due mesi insiste con i suoi sostenitori sul fatto che le elezioni sono state rubate con una frode antidemocratica. Ma non è vero: l’affermazione è stata definitivamente smentita e respinta da decine di tribunali.
I partecipanti al colpo di stato dovrebbero ormai saperlo meglio di altri, ma il presidente degli Stati Uniti gli ha mentito. Se ciò che Trump dice fosse vero, i parlamentari avrebbero il dovere di fare tutto il possibile per salvare le elezioni, e i sostenitori del presidente avrebbero il dovere di difendere il governo legittimo. Ma Trump ha mentito ripetutamente e sfacciatamente, in pratica ordinando ai suoi sostenitori di organizzare una rivolta, e loro hanno fatto come aveva chiesto.
Mentre il caos si diffondeva, Donald Trump Jr., figlio del presidente, ha twittato: “Questo è sbagliato e non è quello che siamo”. Ma i sostenitori di Trump sono questi. Per quattro anni il presidente e la sua cerchia hanno organizzato un attacco allo stato di diritto, e questa è la logica conclusione sia di quell’atteggiamento sia delle parole del presidente. Anche se il figlio cercava di calmare gli animi, il presidente ha continuato a scaldarli. Trump si è infuriato contro Pence, che aveva detto di non avere il potere di ribaltare il voto e ha twittato: “Mike Pence non ha avuto il coraggio di fare ciò che avrebbe dovuto essere fatto per proteggere il nostro paese e la nostra costituzione, dando agli stati la possibilità di ratificare dei fatti corretti, non quelli fraudolenti o sbagliati che erano stati invitati a ratificare. Gli Stati Uniti chiedono la verità!”.
In un altro tweet ha aggiunto: “Per favore, sostenete la polizia del campidoglio e le forze dell’ordine. Sono davvero dalla parte del nostro paese. Restate tranquilli!”. Tuttavia, non ha invitato i manifestanti ad andarsene, se non dopo molto dopo che l’attacco era cominciato. Trump stesso non è presente. Oggi aveva detto che avrebbe marciato verso il campidoglio con i suoi sostenitori, ma invece si è ritirato alla Casa Bianca, preferendo non sporcarsi le mani.
Per quattro anni, chi criticava Trump è stato accusato di isteria ed esagerazione per aver descritto il suo movimento come fascista, autoritario o illegale. Oggi, mentre il congresso tentava di ufficializzare l’elezione di un nuovo presidente, Trump ha indirettamente dato ragione a chi lo criticava. E con questo tentativo di colpo di stato, il presidente uscente ha anche dato ragione agli americani che a novembre hanno votato in modo deciso per rimuoverlo dall’incarico.
Questo articolo è stato pubblicato dall’Atlantic.
Internazionale ha una newsletter settimanale che racconta cosa succede negli Stati Uniti. Ci si iscrive qui.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it