Il 9 marzo il primo ministro olandese Mark Rutte ha indetto una conferenza stampa per parlare del modo in cui il suo paese ha risposto alla pandemia di covid-19. “D’ora in poi non ci stringeremo più le mani”, ha dichiarato, ma poco dopo ha teso prontamente la mano per salutare un esperto di malattie infettive.
Siamo in molti a provare solidarietà per lui. Il distanziamento sociale sembra innocuo ma quest’anno abbiamo scoperto quanto possa essere difficile all’atto pratico. I saluti tattili come le strette di mano, gli abbracci, i baci e lo strofinio dei nasi sono profondamente radicati in molte culture. Questi gesti però non vengono soltanto appresi. Basta guardare al regno animale per accorgersi che gli individui di molte specie, soprattutto quelle dalla socialità più spiccata, mettono in scena rituali sociali quando si avvicinano gli uni agli altri. Il nostro impulso a toccarci quando ci salutiamo ci sembra istintivo perché in realtà lo è.
Le forme di saluto adottate dagli animali possono essere molto diverse dai nostri e in alcuni casi comprendono dita infilate negli occhi e altri gesti che forse ci fanno venire la pelle d’oca. Comprendere questi comportamenti può insegnarci tuttavia qualcosa sui saluti tra esseri umani. Esaminare l’evoluzione del saluto fa luce sui modi impercettibili in cui questi comportamenti facilitano le interazioni sociali e ci fa capire perché sono così diversi. Poiché siamo una specie super-sociale, non c’è da stupirsi se molti di noi fanno fatica ad adeguarsi alla nuova normalità. La buona notizia però è che abbiamo dato prova di essere maestri nell’adattare i nostri saluti a nuove situazioni.
Incontri animali
I mammiferi tendono a usare gli odori per capirsi tra loro, il che spiega perché si salutano in modo così intimo. Un nuovo incontro spesso comprende l’annusare la faccia, i fianchi e i genitali dell’altro individuo per catturare sostanze chimiche volatili che riflettono il suo stato ormonale. Si ottengono così indizi sulla forza e la fertilità dell’altro, e questo consente agli animali di prendere le misure di potenziali avversari o partner.
Come i nostri saluti, la durata e l’intimità di questi scambi riflettono la natura della relazione. I ratti sottomessi, per esempio, si fanno annusare a lungo da individui più dominanti, ma rischiano una zuffa se diventano troppo amichevoli. Con il loro comportamento sembrano offrire una sorta di “segnale di riconciliazione” che fa scemare la tensione, e questo non avviene solo attraverso segnali chimici nei loro odori corporei. Daniel Wesson della Case western reserve university, Ohio, ha scoperto che i ratti che hanno perso il senso dell’odorato continuano ad annusarsi gli uni con gli altri, e questo suggerisce che il comportamento è di per sé importante per stabilire la gerarchia sociale.
Gatti e cani si comportano allo stesso modo con il loro caratteristico strofinare la testa per scambiarsi gli odori salutandosi. Ci sono prove del fatto che questi gesti possono segnalare buone intenzioni anche oltre la barriera della specie. Una ricerca sui gatti e sui cani che vivono nella stessa casa ha evidenziato come il 75 per cento di questi animali si annusa regolarmente naso a naso, un gesto che a quanto pare li aiuta a convivere a così stretto contatto. Questo può accompagnarsi ad altri segnali fisici: un gatto che alza la coda segnala intenti amichevoli, mentre un cane potrebbe accucciarsi e guardare verso l’altro per dimostrare di non avere intenzione di combattere.
Per trovare saluti più elaborati dobbiamo tuttavia rivolgere la nostra attenzione ai primati, più simili a noi, molti dei quali pare usino segnali ritualizzati per orientarsi nelle relazioni sociali. In alcune specie di babbuini, per esempio, i saluti vanno dallo schioccare delle labbra al muovere su e giù la testa fino al toccarsi reciprocamente il sedere o i genitali. Alcuni babbuini addirittura eseguono insieme una sorta di conga. “Hanno un modo davvero singolare di salutarsi: un maschio si avvicina all’altro e gli afferra i posteriori e poi inizia a camminare”, dice Federica Dal Pesco del Centro tedesco per i primati di Gottinga.
I saluti aiutano gli individui a testare la fiducia reciproca e a costruire alleanze
In molti di questi comportamenti, in particolare quelli che coinvolgono i genitali, è compreso un elemento di rischio e di vulnerabilità. “È molto importante che non si feriscano perché da questo dipende la loro futura capacità di riprodursi”, afferma Del Pesco. Da un punto di vista evolutivo, comportamenti di questo tipo dovrebbero rappresentare un serio tabù, a meno che non ne possa derivare un beneficio significativo che prevalga sul pericolo. Ma cosa potrebbe essere?
La risposta, secondo Del Pesco, va cercata nelle strutture delle società dei babbuini. La studiosa sottolinea come comportamenti più rischiosi e intimi siano più comuni tra specie fortemente cooperative come i babbuini della Guinea, dove i maschi formano coalizioni caratterizzate da legami molto stretti. A suo avviso, i saluti aiutano gli individui a mettere alla prova la fiducia reciproca e a costruire alleanze che in futuro potrebbero aumentare le loro possibilità di sopravvivenza. “I saluti permettono di entrare in contatto con molti individui della propria società e in modo diverso a seconda del tipo di relazione che lega tra loro gli individui”, afferma Del Pesco.
Si riscontrano comportamenti altrettanto intricati tra i cebi cappuccino dalla faccia bianca, che annoverano tra i loro rituali le strette di dita, gli abbracci e l’imbarazzante pratica di infilarsi reciprocamente le dita nell’orbita degli occhi, a volte fino alla prima falange. Come i babbuini, anche i cebi hanno una società complessa in cui gruppi di maschi formano bande, il che suggerisce ancora una volta come interazioni rischiose consentano alle scimmie di mettere alla prova e confermare le loro relazioni.
E dunque, queste interazioni tra animali cosa ci insegnano? Anche noi viviamo in società complesse in cui fiducia e cooperazione hanno un’enorme importanza. Naturalmente i nostri saluti sono impregnati di un simbolismo e un significato più profondo e sono molto variegati, dall’inchino namaste in India all’hongi dei maori, in cui una persona preme il naso contro quello dell’altra, alle strette di mano e i baci sulla guancia. Eppure, per quanto possiamo apparire più sofisticati, le ultime ricerche sembrerebbero suggerire come molti dei nostri gesti abbiano la stessa funzione di quelli che si scambiano gli animali.
Ti annuso per stanarti
Qualsiasi saluto che comprende un contatto corporeo può darci la possibilità di cogliere degli indizi chimici. Sebbene l’esistenza di feromoni umani sia dibattuta, la ricerca suggerisce che potremmo essere in grado di valutare il grado di salute e fertilità di un’altra persona da elementi presenti nella saliva, il che fornirebbe una possibile base razionale per lo strano fenomeno del bacio romantico. Ci sono inoltre prove del fatto che l’odore del nostro corpo può comunicare informazioni sullo stato emotivo di una persona o addirittura sul suo eccitamento sessuale. I nostri saluti possono darci la possibilità di saggiare questi aromi senza annusare apertamente il corpo di un’altra persona.
È quanto emerge dalla ricerca di Idan Frumin del Weizmann institute of science in Israele, che una volta ha osservato come durante una conferenza le persone si passavano spesso la mano sotto il naso dopo averla stretta a qualcuno in segno di saluto. Si è chiesto allora se questo “bizzarro rituale” avesse la finalità di cogliere una zaffata dell’odore naturale dell’altro. Per verificare questa idea, la sua squadra ha ripreso di nascosto le persone in visita al laboratorio mentre aspettavano di partecipare a un esperimento. Dopo circa tre minuti di attesa uno scienziato appartenente allo stesso genere del visitatore entrava nella stanza, si presentava e poi usciva. Dal video si vedeva come le persone fossero maggiormente inclini a portarsi la mano al viso se lo scienziato l’aveva stretta; molti si toccavano direttamente il naso dopo l’incontro. Per essere certo che le persone si stessero davvero annusando la mano, Frumin ha dotato un altro gruppo di volontari di un sensore che misurava i loro flussi d’aria nasali. Quando la mano che era stata stretta era vicino al volto del partecipante, questi flussi d’aria raddoppiavano.
Questa ricerca corrobora l’idea che i saluti formalizzati ci permettono di saggiare l’odore di un’altra persona senza darlo a vedere. “Sotto questo aspetto non siamo molto diversi dai ratti”, afferma Frumin. Se ha ragione, questo può anche spiegare perché per noi è così difficile smetterla di toccarci il viso, un’altra delle cose che non si deve fare nel contesto della pandemia attuale.
Come i rituali dei babbuini e delle scimmie cappuccino, anche i nostri saluti tattili ci consentono di valutare il carattere di un’altra persona e stabilire se possiamo fidarci. Una ricerca ha rilevato come la forza e la durata di una stretta di mano possano fornire una previsione abbastanza precisa dei tratti della personalità, tra cui l’estroversione, la nevrosi e la larghezza di vedute. Francesca Gino dell’università di Harvard ha scoperto che gli studenti coinvolti in trattative immobiliari simulate tendevano a essere più sinceri sulla qualità della proprietà immobiliare se erano stati incoraggiati a darsi una stretta di mano prima dell’attività.
Segnali di fiducia
Anche se queste ricerche prendono in considerazione solo la stretta di mano, molti altri gesti fisici potrebbero avere scopi simili. Un’analisi dei giocatori della National basketball association statunitense, per esempio, ha rilevato come le squadre che all’inizio della stagione 2008-2009 si scambiavano regolarmente saluti col pugno, si davano il cinque, si abbracciavano e si stringevano nei mesi successivi hanno riportato di solito risultati migliori. Un linguaggio corporeo così aperto ci rende fisicamente vulnerabili e segnala la nostra volontà a collaborare con l’altro in buona fede.
Purtroppo, come stiamo scoprendo in questo periodo, il contatto tattile ha un aspetto negativo. A prescindere da quanto possiamo fidarci di qualcuno, un’interazione ravvicinata rischia di trasferire agenti patogeni. In realtà la minaccia della malattia sembra aver avuto un impatto sulle tipologie di saluto adottate da molte culture molto tempo prima della comparsa del covid-19.
Damian Murray e i suoi colleghi della Tulane university di New Orleans hanno setacciato la banca dati etnografica alla ricerca dei cerimoniali di saluto in 186 culture a cui hanno poi attribuito un punteggio da 0 a 5 a seconda del grado di contatto fisico. Alla stretta di mano è stato attribuito un due, all’abbraccio un tre e allo scambio di saliva in un bacio o in una “stretta di mano con sputo” un cinque. Hanno scoperto una piccola ma significativa correlazione tra questi punteggi e la prevalenza locale di agenti patogeni. Murray afferma che dove il rischio è elevato, le persone hanno sviluppato saluti distanziati che trasmettono simbolicamente il desiderio di cooperazione e fiducia. Analogamente, i ricercatori hanno scoperto che il bacio romantico, in precedenza ritenuto universale, era assente dal 58 per cento delle società che avevano una prevalenza di agenti patogeni superiori alla media. “Bilanciano i costi e i benefici del contatto fisico”, afferma Murray.
Queste scoperte vanno nella stessa direzione di un’altra ricerca sul “sistema immunitario comportamentale”, ossia l’idea che parte delle nostre difese contro le infezioni è rappresentata da una tendenza evoluta ad adattare le nostre azioni in risposta a una minaccia. Gli studi svelano che il solo pensiero di una malattia può influenzare i nostri atteggiamenti e le nostre interazioni con gli altri. Per esempio, è meno probabile che le persone mostrino comportamenti estroversi quando sono più consapevoli dei rischi di infezione. “Come il contatto fisico, il contatto sociale esteso è associato con una maggiore possibilità di contrarre una malattia”, afferma Murray.
Il sistema immunitario comportamentale può anche spiegare perché per noi è particolarmente difficile evitare di abbracciare o baciare i nostri amici e familiari. La ricerca indica che siamo predisposti a ritenere meno probabile che le persone che fanno parte del “nostro gruppo” possano trasmetterci delle malattie rispetto a chi non ne fa parte. Dopo tutto, nel nostro passato evolutivo gli stranieri avevano maggiori probabilità di essere portatori di agenti patogeni che non avevamo mai incontrato prima. Questo significa che il nostro intuitivo senso del rischio connesso al contatto corporeo è molto più basso quando ci troviamo tra amici e familiari, anche se questi ultimi hanno esattamente la stessa probabilità di chiunque altro di essere portatori del virus responsabile del covid-19. Il problema è complesso, perché queste sono le stesse persone con le quali più desideriamo avere contatti fisici per rafforzare i nostri legami.
Tenuto contro della competizione tra il nostro sistema immunitario comportamentale e il nostro desiderio di contatto fisico, non c’è da stupirsi se molti di noi, compresi i nostri leader e capi di stato, hanno avuto difficoltà ad adeguarsi a queste nuove norme sociali. Naturalmente il comportamento umano è flessibile e stiamo imparando in fretta.
“La minaccia della malattia sembra aver influenzato il modo in cui molte culture si salutano”. Non si sa se queste abitudini rimarranno anche dopo che ci saremo lasciati alle spalle la minaccia immediata. “Dovremo capirlo in tempo reale”, afferma Murray, anche se a suo avviso potrebbero persistere. “È capitato molte volte che esigenze istituzionali sui comportamenti abbiano modificato le norme culturali sottostanti”, afferma, sottolineando come per esempio oggi noi consideriamo moralmente disdicevole fumare su un aereo o guidare senza indossare la cintura di sicurezza, comportamenti un tempo accettati. Allo stesso modo la stretta di mano e l’abbraccio potrebbero finire per essere considerati inappropriati come infilare il dito in un occhio a qualcuno o afferrargli il sedere.
(Traduzione di Giusy Muzzopappa)
I saluti fisici fanno parte della natura umana, ma variano moltissimo da cultura a cultura. Le origini di alcune forme di saluto sono confuse. Ad esempio, gli indizi più antichi della stretta di mano si possono vedere in un bassorilievo assiro del nono secolo a.C., in cui re Shalmaneser III è ritratto mentre ratifica un’alleanza con una stretta di mano. La stretta di mano si trova anche nella letteratura dell’antica Grecia come segno di ospitalità.
Le testimonianze del bacio sono ancora più antiche. Riferimenti al bacio romantico possono essere riscontrate in alcuni dei testi più antichi del mondo, tra cui le scritture vediche e l’antica poesia sumera, risalenti a 3500 anni fa. Il bacio sociale risale almeno all’impero romano, quando era considerato una forma di saluto tra pari. L’imperatore Tiberio, che regnò dal 14 al 37 d.C., proibì la pratica durante i ricevimenti a corte, poiché si riteneva potesse diffondere una pericolosa infezione facciale. Il divieto non durò a lungo: il bacio sulla guancia è ancora oggi una forma di saluto particolarmente diffusa nell’Europa meridionale.
In alcune culture ci si tocca il naso per salutarsi. Questo saluto è noto con il nome di hongi tra i maori della Nuova Zelanda, che considerano la pratica di “condividere il respiro” un simbolo dell’unità tra due popoli. Lo stesso saluto si trova anche tra alcune culture inuit, anche se non è così diffuso quanto lo stereotipo del “bacio eschimese” lascerebbe intendere.
Molte culture preferiscono saluti socialmente distanziati, come l’inchino, per simboleggiare la fiducia e la cooperazione. Anche queste forme di saluto sono molto antiche. Le scritture della valle dell’Indo descrivevano l’inchino namaste già più di quattromila anni fa e l’inchino come forma di saluto è ancora oggi comune in paesi come l’India, il Giappone e la Thailandia. In Tibet le persone tirano fuori la lingua per dimostrare le loro buone intenzioni.
Queste forme di saluto a distanza rappresentano ancora oggi la scelta più sicura se si vuole trasmettere un messaggio di buon augurio senza entrare in un contatto troppo ravvicinato. Tuttavia, forme di saluto inventate più di recente potrebbero rappresentare delle valide alternative. Ci sono prove del fatto che il saluto col pugno, nato negli anni sessanta, diminuisca il rischio di trasmettere una malattia rispetto a una stretta di mano formale. Assieme al saluto col gomito, che sembra avere avuto origine negli anni ottanta, potrebbe diventare molto più comune adesso che la pandemia di covid-19 ci ha resi più consapevoli del rischio di trasmettere malattie comportato da forme di saluto più intime.
Questo articolo è stato pubblicato sul settimanale britannico New Scientist.
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