Il 6 ottobre a Ferrara, alle 13, si terrà a parco Massari un pranzo all’aperto contro il ritorno delle divisioni e della xenofobia in Europa. Parteciperanno Gian-Paolo Accardo, Ulrike Guérot, Jacopo Iacoboni, Eric Jozsef, Marc Lazar, Marta Lempart e Andrea Pipino.

“Lì dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva”-Hölderlin

Il 19 agosto 1989, nei pressi della piccola città ungherese di Sopron, al confine con l’Austria, alcuni rappresentanti della società civile dell’est e dell’ovest organizzarono su un prato a pochi metri dal filo spinato e dai posti di guardia militarizzati, un picnic paneuropeo, un appuntamento campestre con il sogno di mettere fine, attraverso piccoli passi simbolici, alla divisione nata dalla guerra fredda. Prima piccola apertura del governo comunista di Budapest, il déjeuner sur l’herbe fu eccezionalmente autorizzato. Ma migliaia di persone, prevalentemente cittadini tedeschi della Germania Est in vacanza nel “paese fratello” si unirono all’inedito raduno e poi si misero in cammino verso la ormai decennale linea di demarcazione, decisi ad abbattere pacificamente la cortina di ferro eretta nel dopoguerra.

Sfidando ogni rischio per la loro incolumità, decisero di attraversare a piedi la frontiera. Colta di sorpresa, la polizia del regime comunista rinunciò a sparare sui civili dando luogo a un movimento popolare che portò, solo poche settimane dopo, al crollo del muro di Berlino. Fu l’inizio della riunificazione dell’Europa, consacrata negli anni successivi con la costruzione di uno spazio democratico comune attraverso l’adesione – seppure oggi controversa – di una grande parte dei paesi dell’ex blocco dell’est abbandonati, dopo il 1945, all’oppressione sovietica.

In occasione del ventinovesimo anniversario del picnic paneuropeo, mentre nuove nuvole nere si addensano sul continente, il 19 agosto abbiamo lanciato un appello alla mobilitazione, convinti che il tempo sia arrivato per tutti i cittadini europei di buona volontà di attivarsi a loro volta per resistere al ritorno delle divisioni, della xenofobia, dell’esclusione, delle discriminazioni e delle barriere. In sostanza per impedire il ritorno di un passato di dolore e di sopraffazioni.

Le forze sovraniste rimettono in discussione i princìpi liberali, alimentano le false notizie e fomentano l’odio

La vita democratica e l’Unione europea, la più formidabile costruzione politica della storia moderna, sono oggi sotto attacco. L’America di Donald Trump e la Russia di Vladimir Putin sono concordi sul disegno di disintegrare l’Unione politica e operano quotidianamente in tale senso, con l’appoggio di partiti politici estremisti locali.

È arrivato il tempo per i sinceri democratici europei di reagire a queste minacce temibili. E l’ora della riscossa e della resistenza di fronte a forze estreme che mascherano le loro mire assicurando, a parole, di non voler ricorrere alla violenza e alla distruzione degli equilibri costituzionali e democratici. Ma nei fatti, ovunque abbiano conquistato il potere, queste forze sovraniste rimettono in discussione i princìpi liberali, stigmatizzano le minoranze, le opposizioni, gli stranieri che siano migranti o popolazioni nomadi, cercano di cancellare i corpi intermedi e i contro-poteri, fanno risorgere vecchi etno-nazionalismi, alimentano le false notizie e fomentano l’odio nella ricerca costante di capri espiatori.

Negli anni trenta, i partiti estremisti usavano sistematicamente il terrore e la violenza. Quelli dell’inizio del ventunesimo secolo si basano sulla disinformazione, sulla diffamazione e sull’intimidazione. Ma guai a sottostimare il punto d’arrivo tragico di queste politiche.

Chi mai avrebbe potuto immaginare ancora pochi anni fa la demonizzazione delle organizzazioni non governative, il respingimento violento – al punto da causare anche la morte – dei profughi, la caccia allo straniero, l’aumento notevole degli atti xenofobi o, come si è visto di recente negli Stati Uniti d’America, la separazione, la segregazione e l’incarcerazione di bambini, rei solo di aver tentato l’attraversamento della frontiera? Tutto questo mentre in quasi tutti i paesi confinanti con l’Unione Europea imperversano dittature, democrazie illiberali o sanguinosi conflitti.

La convivenza civile è seriamente minacciata, cosi come l’Unione Europea che ne è la sua concretizzazione su scala continentale. Non siamo più di fronte alle critiche legittime sulle mancanze e le evidenti disfunzioni delle istituzioni di Bruxelles. È l’esistenza stessa del patto democratico e sociale nato nel dopoguerra che viene poco a poco rimesso in discussione.

Ovunque, le forze democratiche e progressiste rimangono interdette davanti al riemergere di fantasmi che si pensavano appartenenti al passato e si interrogano sul da farsi per contrastare l’affermazione di politiche che sfruttano lo smarrimento delle popolazioni davanti alla crisi economica, ai cambiamenti prodotti dalla globalizzazione e alla perdita dei tradizionali punti di riferimento.

Il primo passo del soprassalto democratico deve inevitabilmente cominciare con la convergenza delle forze, delle associazioni, dei gruppi e dei singoli cittadini finora divisi da incomprensioni, vecchi rancori, sensibilità diverse.

Riattivare le coscienze
È ora che i sinceri democratici si ritrovino e si uniscano di fronte a un nemico comune che rischia di spazzarli definitivamente via e di seppellire la democrazia liberale. Non possiamo rimanere inermi davanti ai progetti come quello prospettato dall’estremista dell’ultradestra americana Steve Bannon di costruire una internazionale dei sovranisti in Europa.

Come nell’agosto 1989 a Sopron, è venuto il tempo di chiamare i cittadini a organizzarsi e raggrupparsi per cambiare il corso della storia.

Tutti quelli che hanno coscienza dei pericoli che corre oggi l’Europa e in particolare l’Italia, che sentono di trovarsi di fronte a un momento chiave della nostra vita e di quella dei nostri figli non possono più aspettare il dissolversi del temporale che ci minaccia. È di nuovo suonata l’ora dell’azione e della mobilitazione.

Tutti quelli che credono che il quadro nazionale del passato non sia più in grado di rispondere alle nuove sfide geopolitiche, economiche, sociali, migratorie, tecnologiche, culturali e ambientali e che l’orizzonte di una Europa più unita sia l’unica via di salvezza, tutti quelli convinti che gli Stati Uniti d’Europa siano l’unica prospettiva seria e concreta per riaffermare uno spirito di libertà, di giustizia, di solidarietà e di fratellanza, debbono fare sentire ora la loro voce, il loro grido, la loro determinazione.

È venuto il tempo di affermare Europa now!

Il manifesto di Sopron, redatto dopo l’appuntamento del 19 agosto 1989, recita “il secolo a venire non può essere l’epoca dei colpi e delle ostilità. È la nostra responsabilità che ci obbliga per il futuro”.

Tocca a tutti i democratici europei e in primo luogo ai giovani della generazione Erasmus dimostrare che sentono ancora l’eco della libertà di Sopron e che sono pronti a riprendere il cammino per una Europa unita e fraterna, cominciando con il ritrovarsi per un rinnovato picnic paneuropeo il 6 ottobre 2018 a Ferrara, durante il festival di Internazionale.

Questo articolo è stato pubblicato sul Guardian.

Il 6 ottobre a Ferrara, alle 13, si terrà a parco Massari un pranzo all’aperto contro il ritorno delle divisioni e della xenofobia in Europa. Parteciperanno Gian-Paolo Accardo, Ulrike Guérot, Jacopo Iacoboni, Eric Jozsef, Marc Lazar, Marta Lempart e Andrea Pipino.

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