Il Sudafrica guarda in fondo al pozzo
Da settimane centinaia di minatori senza autorizzazione (chiamati zama zama, “quelli che ci provano” in lingua zulu) restano nascosti in una miniera d’oro abbandonata a Stilfontein, nel nordovest del Sudafrica, per paura di essere arrestati. Circa due settimane fa il governo ha schierato gli agenti all’ingresso di un pozzo profondo un chilometro e mezzo, usato dai minatori per accedere ai tunnel in disuso, per impedire ai loro parenti e amici di portargli viveri, costringendoli a uscire. È parte di un’operazione di polizia più ampia per contrastare le attività minerarie illegali. Chiamata Vala umgodi, “tappare il buco” in zulu, è stata lanciata a settembre e prevede una serie di raid in vari siti del paese.
Dall’inizio di novembre da Stilfontein sono risalite più di mille persone, subito arrestate, ed è stato recuperato il corpo di un minatore. Con il passare dei giorni, però, sono aumentate le preoccupazioni per le persone rimaste sottoterra senza nulla da mangiare e da bere, di pari passo alle proteste dei loro familiari. Hanno fatto molto discutere le parole molto dure usate da una ministra del governo, Khumbudzo Ntshavheni, che ha dichiarato: “Non manderemo aiuti ai criminali. Li staneremo. Usciranno. I criminali non vanno aiutati, i criminali vanno perseguiti. Non li abbiamo mandati noi lì”. Il 18 novembre il presidente Cyril Ramaphosa ha cercato di calmare le acque ribadendo la necessità di rispettare i diritti umani e che non si possono mettere a rischio le vite dei minatori anche se partecipano ad attività illegali. Gli zama zama rischiano una multa o una condanna fino a sei mesi di carcere. Se sono migranti senza i documenti in regola – una buon parte viene da Mozambico, Zimbabwe e Lesotho – potrebbero essere trasferiti con la forza nel loro paese d’origine. Ma sempre più spesso, a causa della crisi economica, sono sudafricani poveri e disoccupati che cercano di trovare un modo per sopravvivere. E a volte finiscono nelle mani delle bande criminali.
La linea dura del governo non ha fermato i tentativi di salvare i minatori. Lo scorso fine settimana un tribunale di Pretoria ha stabilito che la polizia non poteva bloccare l’accesso alle miniere e aveva il dovere di soccorrere le persone in difficoltà. Le prime operazioni di soccorso sono state lanciate da attivisti della comunità locale, mentre in un secondo momento è stata autorizzata una missione inviata dal ministro della polizia Senzo Mchunu.
Il settimanale sudafricano Sunday Times descrive come lavorano i volontari: “Ogni mattina Mzwandile Nkwai e i suoi compagni vanno all’imbocco della miniera di Buffelsfontein (una località vicina a Stilfontein) e cominciano un rituale lungo un’ora per preparare la loro operazione di soccorso. Gli uomini provengono da una località molto povera, Khuma, che si trova nelle vicinanze. Come prima cosa, srotolano una corda lunga 1.800 metri e l’attaccano a un gancio ancorato a vari punti dell’ingresso del pozzo abbandonato. Una volta pronta, sarà usata per sollevare i presunti minatori illegali fino alla superficie”.
Con questo sistema sono riusciti a salvare delle vite, ma è molto laborioso e lento. Le persone soccorse sono spesso molto affamate e indebolite, e hanno bisogno di assistenza medica una volta riportate in superficie. Gli zama zama possono passare anche mesi sottoterra in cerca di oro e altri minerali preziosi, ma di solito ricevono regolarmente provviste dai loro aiutanti o dai negozietti della zona. Lo scorso fine settimane i minatori avevano fatto arrivare in superficie un biglietto in cui dicevano di aver bisogno di farmaci antiretrovirali, indispensabili per chi convive con l’hiv.
Problemi di fondo
In tutto questo ci s’interroga su alcuni problemi di fondo. Secondo il Sunday Times, “agli zama zama è stato permesso troppo a lungo di operare in un ambiente non regolamentato e non controllato. L’intera provincia del Gauteng (che comprende Johannesburg e Pretoria) è piena di buchi nel terreno che portano alle miniere. Il governo dovrebbe approvare delle leggi sull’estrazione mineraria informale e combattere l’illegalità intorno alle miniere abbandonate, dove operano persone che cercano di guadagnarsi da vivere onestamente, ma anche organizzazioni criminali. Un rapporto del 2021 sulle miniere abbandonate e senza proprietari ha individuato 6.100 siti in queste condizioni e 1.170 pozzi da cui accedervi. Sono un rischio maggiore per la società e per l’ambiente”.
La miniera d’oro di Stilfontein, creata nel 1949, ha interrotto la produzione trent’anni fa e ora funziona come stazione di pompaggio delle acque di falda. Sottoterra c’è un labirinto di cunicoli non mappato, creati da diverse aziende minerarie, che le forze di sicurezza non sono in grado di controllare perché non li conoscono bene, scrive Kimon de Greef su GroundUp.
Su Counterpunch Imran Buccus mette in evidenza un’altra questione: la crisi economica ha aggravato la xenofobia, e questo si riflette sui minatori, spesso stranieri. Già nel 2008 il Sudafrica aveva assistito a una serie di violenze contro i migranti e le persone appartenenti a minoranze etniche, che si concluse con la morte di 60 persone e migliaia di sfollati.
Oggi c’è il rischio, scrive l’analista, che il paese torni su quella traiettoria distruttiva, visto che i politici usano i migranti come capro espiatorio su cui sviare la rabbia della popolazione, che in realtà è scatenata dai fallimenti della politica: “Invece di considerare la situazione come una crisi umanitaria, lo stato mostra ostilità, come indicano le parole della ministra Ntshavheni. I tentativi delle élite politiche, fuori e dentro l’African national congress, di fomentare l’odio xenofobo e di fare dei migranti un capro espiatorio non possono essere separati dalla più ampia crisi economica e sociale. I tassi ufficiali di disoccupazione superano il 30 per cento, e quella giovanile è oltre il 60 per cento. La fame è diffusa e il 27 per cento dei bambini sotto i cinque anni ha problemi di crescita perché non si nutre adeguatamente. Questa crisi è aggravata dalla fine dei sussidi statali introdotti ai tempi della pandemia e dalle dure misure di austerità. La corruzione sistematica e il malgoverno hanno intaccato la fiducia dei cittadini nello stato. In questo clima di disperazione, per i politici è conveniente prendersela con gli stranieri”.
Questo testo è tratto dalla newsletter Africana.
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