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In Messico la violenza dei cartelli minaccia il settore del turismo

Una spiaggia di Cancún, Messico, 2 dicembre 2021. (Elizabeth Ruiz, Afp)

I fucili mitragliatori e i giubbotti antiproiettile risaltano sulla spiaggia di sabbia fine di Playa del Carmen, nel sudest del Messico. Eppure gli agenti di polizia e i militari che si aggirano tra i teli da mare non sembrano turbare le migliaia di vacanzieri che prendono il sole. A pochi metri di distanza, martedì 21 giugno, una coppia di canadesi è stata assassinata in un appartamento di questo antico villaggio di pescatori diventato nel tempo una città con più di 330mila abitanti. Un mese prima un agguato mafioso aveva provocato il ferimento di tre persone in un locale molto frequentato. Sono gli ultimi episodi sanguinari di una serie di atti violenti che minacciano un pilastro dell’economia messicana preso di mira dai cartelli della droga.

Sulla costa del mar dei Caraibi, nell’afa serale, l’atmosfera diventa elettrica. Migliaia di giovani passeggiano sulla Quinta avenida, la principale arteria pedonale di Playa del Carmen, gioiello economico dello stato del Quintana Roo insieme alle famose stazioni balneari di Cancun, a nord, e Tulum, a sud. Nel 2021, l’area turistica, che si estende per 130 chilometri, ha accolto 13 milioni di visitatori. Con le sue 120mila camere d’albergo, la regione concentra quasi la metà degli introiti di un settore che da solo rappresenta oltre il 7 per cento del pil messicano.

Sulla terrazza del ristorante Cerveceria Chapultepec decine di festaioli ingurgitano birre artigianali. Probabilmente nessuno immagina che domenica 22 maggio, nello stesso locale, alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco ferendo tre messicani, di cui una bambina di sette anni colpita di striscio alla testa. Il ristorante ha ripreso rapidamente l’attività, perché questa è la legge degli affari. Violenza gratuita? Regolamento di conti? “Qui preferiamo non parlare troppo con i giornalisti”, confessa il gestore di un locale vicino, prima di sottolineare che stavolta “ci sono stati solo feriti non gravi”. Altri hanno avuto meno fortuna. Il 6 maggio, in un bar di Cancun, a 55 chilometri di distanza da Playa del Carmen, le raffiche di mitra hanno provocato un morto e sei feriti.

A metà marzo un gruppo di turisti ha scoperto alcuni resti umani su una spiaggia di Cancun, città popolata da quasi un milione di abitanti e dotata di un aeroporto internazionale. Due giorni prima, a Playa del Carmen, un imprenditore britannico era stato ucciso da due killer in motocicletta mentre era al volante della sua auto. L’omertà è forte anche tra i dipendenti del Mamita’s beach club, situato a 400 metri dalla Quinta avenida. Qui, a gennaio, il gestore argentino è stato crivellato di colpi nel bagno della struttura. Oggi i clienti di questo stabilimento esclusivo e dall’architettura raffinata sorseggiano come se niente fosse i loro cocktail colorati sotto grandi ombrelloni bianchi.

Il pizzo mafioso
“I turisti non sono presi di mira dai narcos”, assicura Toni Chaves, presidente dell’associazione alberghiera locale. “I criminali non hanno alcun interesse a uccidere i loro clienti”. Ma in realtà i residence e gli alberghi di lusso non sono più risparmiati dalla violenza. Il 21 giugno i due canadesi sono stati uccisi a coltellate all’interno del loro appartamento di Playa del Carmen. L’uomo deceduto era ricercato dall’Interpol. Alla fine di gennaio altri due canadesi sono stati assassinati in pieno giorno da un individuo armato all’interno del complesso alberghiero del parco a tema Xcaret, nei pressi della località turistica. “Le vittime erano legate al crimine organizzato”, insiste Chaves. Due mesi prima era esploso uno scontro a fuoco tra due bande rivali nel complesso dell’albergo a cinque stelle Hyatt Ziva, tra Playa del Carmen e Cancun, provocando la morte di due narcotrafficanti e scatenando il panico tra i clienti.

Nove omicidi su dieci sono legati alla vendita di droga al livello locale

Nell’ottobre 2021 la morte di un’influencer indiana e di una turista tedesca aveva attirato una grande attenzione giornalistica, ben oltre i confini del Messico. “Uno sfortunato danno collaterale”, spiega David Ortiz, capo dell’Associazione alberghiera di Tulum, situata 64 chilometri a sud di Playa del Carmen. Quel giorno, nella città costiera che porta lo stesso nome del celebre sito archeologico vicino, le due turiste erano sedute sulla terrazza del piccolo bar La Malquerida, quando due individui hanno sparato sulla folla, ferendo altri tre turisti. “Avevano avvistato un rivale, che ha cercato di fuggire”, racconta la proprietaria di un negozio vicino. “Nove omicidi su dieci sono legati alla vendita di droga al livello locale”, spiega il procuratore generale Oscar Montes de Oca. “Questo enorme mercato ha scatenato una guerra per il controllo del territorio tra diverse cellule locali delle grandi organizzazioni criminali, tra cui il cartello di Jalisco nuova generazione e quello di Sinaloa”. Il tasso di omicidi nella regione è di 46 morti per centomila abitanti, contro i 27 della media nazionale. “Alcuni turisti vengono qui per fare festa e consumare sostanze illecite”, sottolinea Chaves, a Playa del Carmen.

Sulla Quinta avenida è impossibile sfuggire ai giovani messicani che in pieno giorno offrono qualsiasi tipo di droga. La domanda ha fatto impennare i prezzi. “Quaranta dollari per 5 grammi di marijuana” propone senza mezzi termini uno dei venditori. Oltre che dalla cocaina, le serate sono animate dal “tusi”, un’anfetamina dagli effetti psichedelici. Un grammo di questa polvere rosa costa tra i 120 e i 150 dollari. “Gli spacciatori invadono i nostri bagni”, ammette sottovoce il gestore di una discoteca. “I cartelli ricattano anche noi! Paghiamo tutti un derecho de piso, pizzo mafioso. Altrimenti sparano sul tuo locale”.

Aumentare i presidi
Nonostante tutto, Ortiz, a Tulum, resta fiducioso. “Dopo una sparatoria che suscita particolare clamore arriva qualche cancellazione, ma le prenotazioni riprendono quasi subito”, spiega. I dati delle associazioni professionali gli danno ragione: l’occupazione nel settore alberghiero regionale ha superato il 55 per cento dopo essere scesa al di sotto del 40 per cento in piena pandemia. “Il Messico ha resistito alla crisi del turismo grazie all’assenza di restrizioni per gli spostamenti”, commenta Francisco Madrid, direttore del Centro di ricerca e di competitività turistica (Cicotur) dell’università di Anahuac, in Messico. Nel 2021 il paese è passato dal settimo al secondo posto nella classifica delle destinazioni mondiali, dietro la Francia.

Gli indicatori della salute del turismo sono estremamente positivi. Secondo l’Istituto nazionale di statistica e geografia (Inegi) il numero di visitatori stranieri in Messico è aumentato del 48 per cento nel primo trimestre del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Tuttavia l’affluenza complessiva resta inferiore del 22 per cento rispetto al 2019. “Per il momento la violenza influenza marginalmente la ripresa dell’attività”, sottolinea Madrid. “Ma la tendenza potrebbe invertirsi improvvisamente se fossero uccisi numerosi turisti in un’unica strage”.

L’azione della polizia è stata rafforzata, ma gli agenti municipali e regionali sarebbero sopraffatti senza l’aiuto della guardia nazionale

Una prospettiva di questo tipo fa sudare freddo i professionisti del settore. “È una sfida importante”, ammette Jesus Almaguer, presidente dell’associazione alberghiera di Cancun (40mila camere). “Qui il 95 per cento degli introiti deriva dal turismo”. Le autorità si sono mobilitate per scongiurare la prospettiva di un crollo delle presenze. “L’azione della polizia è stata rafforzata”, sottolinea il procuratore Montes de Oca. Nello stato del Quintana Roo operano cinquemila agenti municipali e regionali, ma il procuratore ammette che “sarebbero sopraffatti senza l’aiuto della guardia nazionale”. Questo corpo di sicurezza è stato creato nel 2019 dal presidente di centrosinistra Andres Manuel Lopez Obrador, soprannominato “Amlo”.

Nel dicembre 2021, con indosso l’uniforme grigia e bianca, 1.500 agenti della guardia nazionale sono sbarcati sulla costa del mar dei Caraibi. Assistito dalla marina, questo nuovo battaglione turistico pattuglia le stazioni balneari. “Sono state installate anche 2.200 telecamere di sicurezza, alcune dotate di tecnologia per il riconoscimento facciale”, spiega Montes de Oca, precisando che gli arresti sono triplicati. Il capo della polizia di Playa del Carmen, Raul Tassinari, in carica da otto mesi, aggiunge: “Il salario dei miei 900 agenti è passato da settemila a diciottomila pesos (330-850 euro) al mese per ostacolare la corruzione”.

Gestire lo sviluppo
Questa strategia di sicurezza coinvolge anche gli albergatori, che si riuniscono regolarmente con le autorità locali. I gestori delle strutture ricettive fanno firmare ai clienti un documento che li informa delle conseguenze penali per i consumatori di droga. “L’idea è quella di responsabilizzare i turisti”, spiega Ortiz. I visitatori si dichiarano favorevoli. “È rassicurante vedere che le autorità ci proteggono”, confessa una francese di trent’anni venuta a fare festa con gli amici a Tulum.

Secondo Ortiz “è anche necessario gestire meglio uno sviluppo piuttosto anarchico”. Tulum registra una crescita urbana del 14 per cento all’anno. Il vecchio borgo dallo stile hippie, con i suoi alberghi illuminati dalle candele, si è trasformato in un agglomerato di cantieri. Dal 2008 il numero di abitanti è quasi triplicato, raggiungendo quota 47mila, senza contare una popolazione fluttuante costituita dai 25mila visitatori che frequentano abitualmente questo paradiso della musica elettronica.

La speculazione immobiliare sembra favorire il riciclaggio di denaro e la corruzione delle autorità. Due ex governatori dello stato del Quintana Roo, Mario Villanueva (1993-1999) e Roberto Borge (2011-2016), sono stati condannati rispettivamente per traffico di droga e appropriazione indebita di fondi pubblici.
“La corruzione politica resta piuttosto intensa”, si rammarica un ristoratore di Tulum che esprime soddisfazione per l’elezione trionfale, domenica 5 giugno, di Maria Lezama come prossima governatrice dello stato (56 per cento dei voti). Il ristoratore, cinquantenne, non condivide le posizioni politiche dell’ex sindaca di Cancun, proveniente dal partito di Amlo (Morena, sinistra). “Ma si è impegnata a portare avanti la strategia di sicurezza regionale. Inoltre la sua vicinanza con Amlo ci garantisce un sostegno federale importante nel futuro prossimo”.

La città si prepara a vivere un nuovo boom senza precedenti. Nel 2023, Tulum ospiterà il secondo aeroporto internazionale della regione e una delle stazioni del treno Maya. Questi 1.500 chilometri di ferrovie collegheranno cinque stati, tra cui quello del Quintana Roo. L’obiettivo del megaprogetto di Amlo è quello di ripartire meglio i turisti nell’entroterra per combattere la povertà che colpisce metà della popolazione regionale. “Questo nuovo sviluppo urbano dev’essere gestito con attenzione per evitare di attirare ulteriormente l’interesse dell’attività criminale”, sottolinea con preoccupazione un ristoratore. Come molti altri colleghi, anche lui teme che il suo locale possa diventare il prossimo teatro di un fatto di sangue.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è uscito sul quotidiano francese Le Monde. Internazionale ha una newsletter che racconta cosa succede in America Latina. Ci si iscrive qui.

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