La musica italiana non sta benissimo. Soprattutto quella mainstream, come si dice in gergo per indicare le canzoni più ascoltate dal pubblico generalista. Negli ultimi anni, l’effetto combinato creato dal festival di Sanremo e dai tormentoni estivi ha fagocitato quel poco che restava del pop di qualità nel nostro paese. Risultato? Pochi nomi dominano il mercato, imponendo un’estetica totalizzante, e schiacciano tutto il resto con i loro record. Per fortuna, però, ci sono anche artisti che resistono a questo strapotere e, sia muovendosi nell’underground sia scalando le classifiche, riescono ancora a fare musica interessante.

Prima della lista, una citazione doverosa: Christian & Mauro, terzo lavoro del compositore pordenonese Teho Teardo insieme al leader degli Einstürzende Neubauten Blixa Bargeld, è un disco bellissimo, cantato in gran parte in italiano, e merita una menzione d’onore.

10) Pista nera, Post Nebbia
Da qualche anno il progetto guidato dal giovane padovano Carlo Corbellini è un piccolo tesoro della musica alternativa italiana. I Post Nebbia fanno un lavoro notevole sul suono, e ogni loro disco ha un’identità precisa. Pista nera si allontana dagli omaggi ai Tame Impala degli esordi, spostandosi verso territori più sporchi e rock. Dal punto di vista tematico, dopo aver parlato di tv e religione, stavolta Corbellini si occupa a suo modo di cambiamento climatico e distopia. I risultati sono ottimi.

9) In memoria di, Lamante
In memoria di si apre con una batteria sognante che fa pensare a Phil Spector, ed è un disco ispirato ai ricordi di famiglia, alla vita di provincia a Schio, dalle parti di Vicenza, con un punto di vista femminile e un po’ punk sulle cose che risulta fresco e sincero. La sua musica omaggia i CCCP, ma anche i Marlene Kuntz delle origini. Contiene piccoli inni come Non chiamarmi bella e Rossetto. Mezzo punto in più per la produzione impeccabile della stessa Lamante, al secolo Giorgia Pietribiasi, insieme a Taketo Gohara.

8) Sciusten feste n.1965, Vinicio Capossela
Una raccolta di canzoni per le feste che diventa una specie di diario autobiografico del cantautore, nato ad Hannover, costruito soprattutto sulle reinterpretazioni di brani non suoi: dentro c’è il primo Tom Waits (Charlie), i classici della canzone italoamericana (Agita), i brani natalizi (Campanelle) e un paio di inediti registrati per l’occasione, a partire dal giocoso singolo Vodoo mambo. Un disco che conforta, e diverte.

7) I nomi del diavolo, Kid Yugi
Si parlava di Kid Yugi da tempo, era anche stato ospite di nomi storici del rap italiano come Noyz Narcos e Salmo. Ma non era scontato che riuscisse a camminare bene con le sue gambe. E invece nei Nomi del diavolo, il suo secondo album in studio, dimostra di essere il miglior nuovo talento in questo genere. Benvenuto.

6) Sulle ali del cavallo bianco, Cosmo
Dopo il sottovalutato La terza estate dell’amore del 2021, uno dei dischi italiani più importanti degli ultimi anni, con Sulle ali del cavallo bianco Cosmo è tornato a un maggior intimismo. La scelta di collaborare con Not Waving, in realtà, ha portato in dote soluzioni sonore non scontate (in particolare nel caso di E se e Come un angelo, i miei pezzi preferiti). Cosmo ha sempre qualcosa da dire, e merita di essere ascoltato.

5) New bianchini, Whitemary
La romana Whitemary ha trovato una via originale al pop elettronico, dove la cassa dritta viene usata in modi sorprendenti. New bianchini è un altro assaggio del suo talento. Il contrasto tra bpm veloci e voce sognante presente in diversi brani (come Denso) è ipnotico, e le sue radici jazz vengono fuori in molti arrangiamenti. Dal vivo, poi, è bravissima.

4) Panorama Olivia, Coca Puma
Laureata in composizione jazz, la romana Costanza Puma (classe 1998) è giovane ma musicalmente già molto a fuoco. Nel suo esordio, Panorama Olivia, dimostra di aver imparato i trucchi giusti per far funzionare il pop ricercato. La voce c’è, la tecnica anche, come dimostrano le aperture eleganti di Porta Pia e Tardi e i sintetizzatori pulsanti di Notte. Se continua così, si toglierà grandi soddisfazioni.

3) È finita la pace, Marracash
Nel nuovo disco di Marracash, È finita la pace, pubblicato a sorpresa il 13 dicembre, la solitudine è onnipresente e “bolla” è una delle parole chiave. Il rapper milanese nel mondo dell’hip-hop italiano è il più brillante a osservare la realtà e sa prendere posizione quando necessario. Questoè l’album meno riuscito della trilogia di cui fanno parte anche Persona e Noi, loro, gli altri. Ma è comunque un lavoro ampiamente sopra la media italiana.

2) Alessandro “Asso” Stefana, Alessandro “Asso” Stefana
Il polistrumentista Alessandro “Asso” Stefana è una figura curiosa nella musica italiana. Magari non sarà famosissimo, ma oltre a essere un collaboratore storico di Vinicio Capossela è un nome molto apprezzato all’estero, al punto che ha collaborato con Pj Harvey e Mike Patton. È stata proprio Harvey a produrre il suo esordio solista, che unisce il folk all’ambient con picchi di rara poesia. L’outsider dell’anno.

1) Māyā, Mace
Ero convinto che per Mace sarebbe stata durissima ripetere il successo di Obe, il disco del 2021 nel quale il producer milanese aveva radunato il meglio della scena rap italiana (e non solo) creando uno splendido ibrido tra hip-hop, elettronica e pop. E invece con Māyā – un termine che secondo la filosofia induista esprime la grande illusione che avvolge ciò che definiamo comunemente come “reale” – è riuscito nella difficile impresa di portare avanti quel discorso aggiungendo elementi nuovi e sorprendenti. Anzitutto, ha cambiato metodo di lavoro radunando quindici musicisti nella campagna toscana, con i quali non si è limitato a fare singole session, ma ha vissuto per 24 ore al giorno. Con lui, tra gli altri, c’erano Enrico Gabrielli e Fabio Rondanini dei Calibro 35, il polistrumentista Riccardo Cardelli, Izi, le cantautrici Joan Thiele, Altea, Venerus, il rapper Gemitaiz, Marco Castello e altri. Il risultato è un album che fa dialogare il mondo urbancon il rock e l’estetica anni sessanta-settanta, tra psichedelia e atmosfere meditative. Tanti i pezzi da ricordare, a partire da Meteore, Mentre il mondo esplode e Solo un uomo. Mace insegna che si può entrare in classifica e fare al tempo stesso musica di qualità.

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