È stato il primo a partire, con l’annuncio fatto nell’agosto 2020 dal presidente Vladimir Putin, ma oggi il vaccino russo, definito dal capo del Cremlino il “migliore del mondo” contro il virus Sars-cov-2, fatica a imporsi. Finora lo Sputnik V – chiamato così in onore del primo satellite sovietico inviato nello spazio, con la V aggiunta in segno di vittoria – è stato usato solo da una manciata di paesi emergenti, attirati dal prezzo conveniente – meno di dieci dollari per dose, e ne servono due per risultare protetti dal virus, come per i vaccini occidentali – o spinti dai legami con la Russia.
La Bielorussia è stata il primo paese ad approvare il vaccino russo sul proprio territorio, seguita da Argentina, Venezuela, Bolivia, Algeria, Guinea, Serbia e Palestina. Il 1 febbraio il Kazakistan dovrebbe cominciare a vaccinare parte della popolazione dopo una piccola consegna di ventimila dosi. Seguiranno il Turkmenistan e il Nicaragua. I risultati dell’operazione sono inferiori alle attese.
All’inizio di dicembre 55 paesi avevano partecipato alla presentazione del vaccino, in videoconferenza, ai margini della riunione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite. L’esempio, va detto, non è arrivato dall’alto. Al momento, almeno ufficialmente, Putin non ha ricevuto alcuna iniezione, anche se lui in persona il 13 dicembre aveva dato l’ordine di avviare “una vaccinazione di massa” in Russia. “Grazie a dio il nostro vaccino non ha bisogno di alcuna condizione speciale di trasporto, come le temperature a -50 o -70 gradi. Tutto è molto più semplice ed efficace da noi”, aveva dichiarato in quell’occasione Putin. Tra i funzionari russi solo il ministro della difesa Sergej Šojgu e il deputato ultranazionalista Vladimir Jirinovski hanno ricevuto il vaccino.
Lo Sputnik V ha suscitato diffidenza a causa dei tempi molto rapidi con cui è stato messo a punto
Per la promozione dello Sputnik V è stato aperto fin dall’inizio un account su Twitter, che oggi ha quasi 32mila follower. Qui si annuncia ogni accordo raggiunto o avviato (in diverse lingue), ma al suo interno è visibile solo un “pezzo grosso” che riceve l’iniezione, il presidente della Guinea Alpha Condé, 82 anni. Il tweet fisso della pagina mostra una ragazza che fa il segno della vittoria. La foto è accompagnata da queste parole: “Per favore, ritwittate questo messaggio se pensate che i vaccini debbano essere al di sopra e al di là della politica, e che gli abitanti di tutti i paesi abbiano il diritto di accedere a vaccini sicuri ed efficaci senza pregiudizi né calcoli politici”. La Russia, non certo estranea alle macchinazioni politiche nei confronti dei concorrenti, pensa che il suo vaccino sia oggetto di una “campagna di disinformazione”.
Sviluppato dal centro di epidemiologia russo Gamaleya – un ente finanziato con i fondi statali russi Rdif, creati dal governo per investire nei settori in grande crescita – lo Sputnik V ha suscitato diffidenza a causa dei tempi molto rapidi con cui è stato messo a punto. L’approvazione delle autorità russe è arrivata prima ancora della pubblicazione dei dati scientifici e dopo sperimentazioni limitate. La Russia ha voluto procedere rapidamente perché Putin considera il vaccino innanzitutto uno strumento geopolitico, in competizione con l’occidente. Il risultato è che la distribuzione dello Sputnik V segue l’area d’influenza del Cremlino.
L’Algeria ha scelto la soluzione russa anche per via dei suoi stretti legami con il Cremlino. Tuttavia è stato necessario un ordine chiaro del presidente Abdelmadjid Tebboune a dicembre perché la procedura si velocizzasse. La campagna di vaccinazione, che dovrebbe partire entro la fine di gennaio, riguarderà innanzitutto il personale sanitario, gli anziani, i malati cronici e gli impiegati dei settori strategici, compresi l’esercito e i servizi di sicurezza. Per il primo ordine di dosi, il governo algerino ha sbloccato 1,5 miliardi di dinar (9,3 milioni di euro) dei venti miliardi totali stanziati per la vaccinazione di massa.
La concorrenza cinese
Algeri è diventata la prima capitale africana ad approvare lo Sputnik V dopo la firma di un contratto per l’acquisto di un primo lotto da 500mila dosi. “È una scelta sovrana. L’Algeria ha approvato l’operazione dopo aver esaminato la documentazione scientifica”, assicura Mohamed Bekkat Berkani, presidente dell’ordine nazionale dei medici algerini ed esponente del comitato scientifico che ha seguito l’evoluzione della pandemia. La quantità di dosi comprate è considerata minima dagli osservatori, ma permetterà al paese di valutare “le proprie capacità logistiche”, ha sottolineato Djamel Fourar, portavoce del comitato scientifico, durante un’intervento alla radio nazionale.
La scelta del vaccino russo è dovuta anche alle sue condizioni di stoccaggio e conservazione, più adatte alle capacità algerine, e alla sua disponibilità immediata in un momento in cui emergono i primi problemi di approvvigionamento. “Se vuoi comprare il vaccino Pfizer, te lo consegnano tra sei mesi. Invece è importante cominciare a vaccinare al più presto, perché l’immunità di gregge si raggiunge dopo diversi mesi. Non si possono vaccinare quaranta milioni di abitanti in quindici giorni”, sottolinea Berkani.
Tuttavia il 13 gennaio le autorità algerine hanno annunciato di aver inoltrato un ordine alla Cina e che alcune dosi saranno ricevute prima della fine del mese, senza fornire ulteriori precisazioni. La Cina è in buona posizione in questo mercato, perché vende i suoi vaccini in concorrenza diretta con lo Sputnik V, offrendo prezzi di favore ai paesi emergenti, in alcuni casi regalandoli, come ha fatto con la Cambogia.
Il Cremlino si è mostrato molto infastidito dalla decisione presa il 17 gennaio dalle autorità brasiliane, che hanno approvato l’uso d’urgenza del vaccino britannico AstraZeneca e di quello cinese CoronaVac. Già in precedenza era arrivata una delusione altrettanto irritante: dopo aver dichiarato con orgoglio di aver ricevuto i primi lotti del vaccino russo, il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha parlato di “capacità di produzione limitate” e ha virato sul vaccino cinese, secondo lui “più promettente” anche dell’occidentale Pfizer-BioNTech. In ogni caso è ancora possibile che Budapest cambi di nuovo orientamento dopo la visita a Mosca del suo ministro degli esteri il 22 gennaio.
Per allargare “la clientela” dello Sputnik V, Mosca garantisce che presto sarà prodotto in sette paesi. Forte di quest’ultimo argomento, il 20 gennaio la Russia ha presentato una richiesta di omologazione dello Sputnik V all’Unione europea, nella speranza di aprirsi qualche nuova porta. Secondo il fondo sovrano russo, che si occupa della procedura, la richiesta è stata depositata presso l’Agenzia europea per i medicinali (Ema), e i documenti richiesti, come i risultati provvisori degli studi clinici della fase tre (ancora in corso), saranno resi disponibili. “È un processo di vasta portata il cui obiettivo è ottenere il permesso di usare il vaccino all’interno dell’Unione europea”, ha dichiarato il portavoce del fondo. L’Ema, dal canto suo, si è limitata a prendere atto della richiesta e ad annunciare che “darà comunicazione una volta avviata una procedura d’esame”.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano Le Monde.
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