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Un’ora di lavoro in Danimarca costa dieci volte più che in Bulgaria

Minatori in Bulgaria, gennaio 2009. (Ton Koene, VWPics/Redux/Contrasto)

Il costo medio di un lavoratore in Bulgaria è di 3,8 euro all’ora, meno di un decimo rispetto alla Danimarca. Lo rivelano i dati (in pdf) pubblicati dall’ufficio statistico dell’Unione europea.

Naturalmente questo confronto non tiene conto della differenza del costo della vita nei due paesi, né dell’efficienza dei lavoratori. Ma è un segno evidente della disparità nello sviluppo economico nei diversi stati dell’Unione.

Non è strano, quindi, che molti bulgari si trasferiscano in altri paesi europei approfittando della possibilità di spostarsi e lavorare all’interno dell’Unione. Anche se il costo del lavoro in Bulgaria è aumentato in media quasi del 50 per cento dal 2008 (il tasso più alto tra i paesi Ue), ci vorrà molto tempo prima che gli stipendi bulgari siano paragonabili a quelli del resto dell’Unione.

Ecco un altro modo per vedere le differenze tra i paesi:

In teoria la libertà di movimento dei lavoratori e l’apertura del mercato dei servizi transnazionali dovrebbero smussare le differenze nel costo della manodopera nei paesi dell’Unione (bulgari e romeni sono liberi di lavorare all’estero solo dall’inizio dell’anno scorso).

Negli Stati Uniti la paga oraria media nello stato in fondo alla classifica (il Mississippi, 17,67 dollari l’ora) è molto più vicina al primo in classifica (Massachusetts, 27,70 dollari) di quanto lo stipendio dei bulgari non lo sia a quello dei danesi, e lo stesso vale per il rapporto tra il costo degli stipendi britannici e belgi, nonostante i due paesi siano ugualmente avanzati.

Le barriere linguistiche e amministrative e l’inerzia fanno sì che la mobilità all’interno dei paesi europei non abbia l’impatto che ci si aspetterebbe basandosi su criteri esclusivamente economici.

Il costo del lavoro è meno flessibile anche a causa delle differenti voci che compongono lo stipendio, soprattutto tasse e previdenza sociale. Questi pagamenti rappresentano un terzo del costo del lavoro in Francia, mentre in Germania si riducono a un quinto.

Significa che per un’azienda è più costoso assumere un nuovo dipendente a Parigi rispetto a Francoforte, anche se in media un lavoratore tedesco guadagna di più rispetto a un francese.

(Questo articolo è uscito su Quartz. Traduzione di Andrea Sparacino)

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