Milioni di persone negli Stati Uniti (e nel mondo) hanno cominciato a lavorare da casa nel tentativo di limitare la diffusione del coronavirus. Nel futuro prossimo è probabile che un numero ancora più grande di persone seguirà gli inviti a mantenere le distanze e cercherà di socializzare da lontano.
Chi resta in casa può contare su una serie di strumenti comunicativi che nessuno avrebbe potuto immaginare durante le pandemie del passato. Di recente ho parlato con alcuni ricercatori esperti di comunicazione e reti sociali, a cui ho chiesto come replicare i piaceri della socialità senza contatti fisici. L’isolamento forzato inevitabilmente provoca una sensazione di solitudine, ma esistono strategie per mitigarla.
Continuate a cenare e bere “insieme”
Probabilmente chi resta in casa non ha bisogno di un promemoria per mantenere i contatti con gli amici più stretti. Ma gli incontri meno regolari, come i pranzi occasionali con i colleghi o le chiacchiere con un conoscente al bar, rischiano di sparire, proprio perché sono spesso eventi improvvisati.
Secondo Melissa Mazmanian, docente di informatica dell’università della California a Irvine, una buona soluzione è programmare un appuntamento fisso in videochiamata che potrebbe servire da “scambio di base, del tipo ‘come va oggi?’” per compensare la mancanza di alcune interazioni.
Pianificare un evento che di solito avviene in modo spontaneo può sembrare forzato, ma Mazmanian è convinta che sia necessario “formalizzare un po’ le cose perché nella situazione in cui ci troviamo non è possibile incontrare un conoscente per caso”. L’istinto potrebbe spingerci a mangiare davanti alla tv, ma un pasto in compagnia (virtuale) è un’occasione per creare un contatto. Di recente Mazmanian e un collega hanno fissato un videoappuntamento all’ora di pranzo per chiacchierare e mangiare “insieme” davanti ai rispettivi computer.
Le telefonate e le videochiamate sono uno strumento adatto a creare forme più profonde di interazione umana
Jeff Hancock, professore di scienze della comunicazione all’università di Stanford, racconta che già prima dell’epidemia aveva l’abitudine di chiamare su Skype un amico che vive in un’altra città per bere insieme un whisky e fare due chiacchiere. “Uno dei motivi per cui amiamo incontrare altre persone è che ci piace mangiare e bere in compagnia”, spiega Hancock, secondo cui è possibile simulare queste interazioni con le videochiamate. “Fissare un appuntamento per cena o per pranzo con un’altra persona è un modo per fargli capire che tenete al vostro rapporto” e non volete limitarvi allo scambio di qualche sms o a scrivere quando avete tempo. D’altronde tutti devono mangiare, anche gli amici più oberati di lavoro.
Contattate amici vicini e lontani
Secondo Mazmanian le telefonate e le videochiamate sono uno strumento adatto a creare “forme più profonde di interazione umana” perché permettono di mantenere relazioni “a cuore aperto” anche da lontano. In condizioni normali è più semplice coltivare i rapporti con chi vive nella nostra città, ma se siamo costretti all’isolamento i parenti e gli amici che vivono dall’altra parte del paese (o del mondo) sono vicini quanto una persona che abita a meno di un chilometro di distanza. Partendo da questa consapevolezza e dal fatto che tutti abbiamo molti meno impegni, Mazmanian suggerisce di “riallacciare i contatti con le persone care con cui di solito non abbiamo molto tempo per parlare”.
Nel preparare una lista di impegni sociali a distanza dovrebbe ricordare di mantenere diversi tipi di relazioni, cosa che può aiutarci a sentirci “connessi”. Hancock parla di un’”ecologia” delle amicizie in cui si distingue tra confidenti, amici con cui si va a cena o al cinema, e “amici con cui non si può fare nulla”.
Usate mezzi di comunicazione diversi
Per mantenere diversi tipi di relazioni, bisogna usare anche mezzi d’informazione diversi. Secondo Hancock le conversazioni “sincroniche” che richiedono molta attenzione (come quelle al telefono o in videochiamata) possono rafforzare il senso di vicinanza, ma possono bastare anche “contatti frequenti e meno invasivi” come la condivisione di link e brevi testi. “I piccoli suoni che ci avvisano dell’arrivo di un messaggio sono importanti”.
Trovare il tempo per una conversazione lunga con le persone a cui vogliamo bene è importante, ma si può farlo anche in modi meno totalizzanti. Una proposta un po’ insolita è avviare una videochiamata con un amico o con il partner e lasciarla aperta in sottofondo per un’ora o due, mentre fate le cose di ogni giorno. Può sembrare invadente, ma è una pratica frequente nei rapporti a distanza, perché permette alle coppie di passare il tempo insieme chiacchierando di tanto in tanto, come se condividessero lo stesso spazio.
Un’altra forma d’interazione passiva è guardare un film o una serie in contemporanea. Esistono strumenti per sincronizzare la visione di Netflix tra differenti computer o per riprodurre lo stesso video su diversi schermi.
Sostenete gli altri
Secondo Julianne Holt-Lunstad, docente di psicologia dell’università Brigham Young, una delle basi dei rapporti sociali è ricevere aiuto dagli altri, o almeno sapere che gli altri sono disponibili in caso di necessità. Alcune ricerche hanno dimostrato che questo sostegno fa bene sia a chi lo chiede sia a chi lo offre.
Si possono aiutare gli altri in vari modi: in maniera “tangibile”, per esempio portando da mangiare a qualcuno, o in modo “informativo”, dando consigli a un amico che non sa come gestire alcuni aspetti della vita durante una pandemia, o in modo “emotivo”, telefonando a un amico per chiedergli come si sente in questo periodo difficile. “La sensazione di poter contare su qualcuno può essere molto utile per alleviare lo stress”, sottolinea Holt-Lunstad.
Non dimenticate chi vive insieme a voi
Può sembrare scontato, ma con la chiusura di molti uffici e delle scuole l’unico luogo per socializzare è la casa. “In questo periodo la vita sarà più semplice del solito”, racconta Holt-Lunstad parlando della sua famiglia. “Ora abbiamo tempo di fare le cose che prima non potevamo fare per il ritmo frenetico delle nostre vite”.
La vita nei giorni del coronavirus è governata dall’incertezza e dalla preoccupazione. Tuttavia Holt-Lunstad ha deciso che nei momenti in cui riuscirà a non pensarci cercherà di “approfittare della possibilità di stare insieme”, per esempio dedicandosi a giochi di società e facendo passeggiate all’aria aperta con i familiari.
Combattete la monotonia
Cambiare aria è uno dei vantaggi del poter uscire di casa. A patto di evitare i contatti sociali, una breve camminata è un modo per vedere qualcos’altro che non siano le pareti di casa. Inoltre è possibile fare incontri causali e ricreare una parvenza di normalità. “Magari potrete scorgere qualcuno da lontano e salutarlo o sorridergli. Può essere il vicino di casa ma anche uno sconosciuto”, sottolinea Holt-Lunstad. Una buona idea è telefonare a un amico nel momento in cui entrambi potete fare una passeggiata. Non sarà come averlo accanto, ma almeno sarete fuori casa.
Cambiare aria è possibile (fino a un certo punto) anche in casa. “Per qualcuno suonerà ovvio, ma si possono modificare le luci di casa durante una videochiamata”, propone Mazmanian. “Lo schermo può essere usato come un palcoscenico dove cambiare la scenografia, a beneficio dell’interlocutore ma anche di voi stessi”.
Hancock ricorda che spesso chi lavora da casa si cambia i vestiti prima di sedersi al computer, come a voler creare una distanza tra la vita lavorativa e quella domestica.
Ricordate che a volte socializzare non è divertente
“Penso sia importante ricordare che le relazioni non sempre sono piacevoli”, sottolinea Mazmanian. “Interrompere alcune frequentazioni può farci bene”. Naturalmente sarebbe meglio avere la possibilità di farlo volontariamente, ma forse il fatto di non poter uscire potrebbe spingerci a ricordare alcune persone più per i loro lati positivi che per quelli negativi.
In definitiva il consiglio è andare avanti (stando in casa) e socializzare, ma anche usare le ore a disposizione per attività piacevoli che di solito trascuriamo perché non abbiamo tempo. “Fate qualcosa di bello con le mani e con la mente, come lavorare a maglia”, propone Mazmanian. “In queste occupazioni solitarie potrebbe nascondersi un momento di felicità”.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Questo articolo è uscito su The Atlantic. Leggi la versioneoriginale.
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