Se su Twitter cercate la frase “odio chattare” (I hate texting) e scorrete verso il basso, comincerete a notare uno schema ricorrente. Un utente dal nome @pixyIuvr e un cuore luminescente come immagine profilo twitta: “Odio chattare, vorrei solo tenerti per mano” (I hate texting i just want to hold ur hand), 16mila like. L’account @f41rygf con una sfera rosa come immagine profilo twitta: “Odio i messaggi, vieni a vivere con me” (I hate texting just come live with me), quasi 33mila like. L’account @itspureluv, sempre con una sfera rosa come immagine profilo, twitta: “Odio scriverti, voglio solo baciarti” (I hate texting i just wanna kiss u), più di 48mila like.

Ci sono lievi variazioni nella scelta dei verbi, nel nome utente da ragazzina e nella palette di colori, ma il concetto è sempre lo stesso: “Sono una persona che ha una cotta nell’era degli smartphone, non è una cosa da condividere?”. Sì, senza dubbio! Alcuni però su Twitter si sono chiesti se queste siano davvero persone con una cotta nell’era degli smartphone e che dicano qualcosa da condividere. Questi sarebbero i possibili indizi che convalidano un’audace congettura definita come la “la teoria dell’internet morta”.

Lasciate che vi spieghi. La teoria della morte di internet sostiene che il web sia ormai quasi totalmente dominato dall’intelligenza artificiale. Come molte altre teorie cospirative in rete, sta trovando il suo pubblico grazie a un dibattito condotto da un misto di persone genuinamente convinte, trollatori sarcastici e amanti delle chiacchiere da bar. Si potrebbe, per esempio, prendere @_capr1corn, un profilo Twitter con quella che sembra una sfera blu con una macchia rosa al centro come immagine profilo. In primavera, il profilo ha twittato: “Odio chattare, vieni qui a coccolarmi” (I hate texting come over and cuddle me) e poi “Odio i messaggi, voglio solo abbracciarti” (I hate texting i just wanna hug you) e poi “Odio messaggiare, vieni a vivere con me” (I hate texting just come live with me) e poi “Odio chattare, voglio solo baciarti” (I hate texting i just wanna kiss u) che ha ricevuto 1.300 like ma non ha avuto lo stesso successo di @itspureluv. A differenza di molte altre teorie complottiste, questa contiene un briciolo di verità. Persona o bot: cambia davvero qualcosa?

Testo di riferimento
Teoria della morte di internet. È terrificante, ma mi attrae. L’ho scoperta sul Macintosh Cafe di Agora Road, un forum online con un’estetica da Margaritaville pixelata che si autoproclama “Il segreto meglio custodito di internet!”. In questo momento, lo sfondo ha un’immagine ricorrente di palme, un tramonto rosa shocking, e una specie di liquore versato in un bicchiere con ghiaccio. Il sito è prevalentemente destinato ai dibattiti sull’hip-hop lo-fi, che non ascolto, e di ipotesi di complotto, che mi interessano.

A gennaio mi sono imbattuta in un nuovo thread intitolato “Teoria della morte di internet: buona parte della rete è un fake”, aperto da un utente di nome IlluminatiPirate. Nei mesi successivi, è diventato il testo di riferimento per i seguaci della teoria. Il post è molto lungo, e alcune parti sono troppo confuse per essere prese in considerazione; l’autore sostiene di aver costruito la teoria grazie alle idee condivise da utenti anonimi della sezione di 4chan dedicata al paranormale e su un altro forum chiamato Wizardchan, una comunità online fondata sul celibato come strumento di raggiungimento della saggezza e dei poteri magici (in un’email, IlluminatiPirate, direttore operativo per un’azienda di logistica in California, mi ha detto che lui “crede davvero” nella teoria. Mi ha chiesto di non identificarlo con il suo vero nome per timore di eventuali ritorsioni).

La teoria della morte di internet è un’idea di nicchia proprio perché ridicola, ma si sta diffondendo

Con un linguaggio occasionalmente offensivo, il post fa intendere che internet sia morta nel 2016 o all’inizio del 2017, e che ora sia “vuota e privo di persone”, oltre che “completamente sterile”. Gran parte del “contenuto presumibilmente creato dall’essere umano” che si vede online è stato invece prodotto utilizzando l’intelligenza artificiale, afferma IlluminatiPirate, ed è stato propagato da bot, forse aiutato da un gruppo di influencer a libro paga di varie multinazionali in combutta con il governo. L’intenzione del gruppo cospiratore è, ovviamente, di controllare i nostri pensieri e farci acquistare cose.

Queste sono le prove offerte da IlluminatiPirate: “Ho visto gli stessi thread, le stesse foto e le stesse risposte ripostate più e più volte nel corso degli anni”. Afferma che tutto l’intrattenimento odierno è generato e proposto da un algoritmo; punta il dito sull’esistenza dei deep fake, che fanno supporre che qualsiasi cosa possa essere ingannevole; e si collega a un articolo del New York Magazine del 2018 intitolato “Quanto di internet è falso? Molto, a quanto pare”. “Su queste basi, penso sia evidente ciò che sto velatamente suggerendo qui”, continua il post. “Il governo degli Stati Uniti è impegnato in una subdola attività di manipolazione psicologica dell’intera popolazione mondiale, alimentata dall’intelligenza artificiale”. Finora, il post originario è stato visto più di 73mila volte.

Ovviamente, internet non è un’operazione psicologica militare, anche se il dipartimento della difesa ha avuto un ruolo nella sua invenzione. Ma se lo fosse, la prova secondo me più convincente offerta dalla teoria della morte di internet è che le stesse notizie su eventi insoliti legati alla Luna sembrano ripetersi anno dopo anno. Giuro che lo dico da anni. Cos’è una super Luna fiorita di sangue? Cos’è una super Luna rosa? Una rapida ricerca dei titoli di questo mese conduce a: “La Luna di questo fine settimana è davvero speciale”, “Da non perdere: stasera sorge una rara Luna blu di stagione” e “Perché la Luna blu di questo fine settimana è super rara”. Non capisco, perché tutti sono così impegnati a farmi guardare sempre la Luna? Lasciatemi in pace con questa Luna!

Narrazioni spettacolari
La teoria della morte di internet è un’idea di nicchia proprio perché palesemente ridicola, ma si sta diffondendo. Caroline Busta, la fondatrice berlinese della piattaforma New Models, l’ha recentemente citata nel suo contributo a una mostra collettiva online organizzata dal KW Institute for contemporary art. “Ovviamente molto di quel post è frutto di una fantasia paranoica”, mi ha detto. Ma “l’idea complessiva” le sembra giusta. La teoria ha alimentato spettacolari narrazioni su YouTube, compresa una che riassume il post originale in spagnolo ed è stata visualizzata quasi 260mila volte. Le prime ipotesi sulla validità della teoria sono comparse sul forum di Hacker News, molto letto, e tra i fan del celeberrimo canale YouTube Linus Tech Tips. In un forum su Reddit dedicato al paranormale, la teoria viene discussa come una possibile spiegazione del perché i thread sugli ufo sembrano essere quasi sempre “presi in ostaggio” dai bot.

La maggior parte del traffico web è verosimilmente generato dai bot

La teoria non si è diffusa in modo organico. IlluminatiPirate ha pubblicato il link al suo manifesto su diversi forum di Reddit che discutono teorie complottiste, tra cui il subreddit di Joe Rogan, che conta 709mila iscritti. Nei commenti gli utenti discutono con sarcasmo – o sul serio? – su chi tra loro sia un bot. “Sono proprio il tipico sfigato che finirebbe a vivere tra i bot senza mai accorgersene”, ha commentato un partecipante al forum Something Awful, legato a 4chan, a febbraio, quando la teoria ha cominciato a diffondersi. “Sembra qualcosa che avrebbe postato un bot”, ha risposto qualcuno. Anche le discussioni goliardiche su come tutto sia identico sono identiche.

Questa conversazione in particolare prosegue squallidamente fino ad arrivare a questo commento: “Se fossi reale sono abbastanza certo che sarei là fuori a vivere ogni giorno al massimo e a sperimentare tutto ciò che posso, in ogni istante della quantità relativamente infinitesimale di tempo che vivrò, invece di scrivere su internet a proposito di sciocchezze”.

La paura dell’inversione
Comunque… la teoria della morte di internet è piuttosto fuori del mondo. Ma a differenza dei molti altri teorici complottisti su internet, che sono noiosi, creduloni o motivati da strane idee politiche, i seguaci hanno ragione su una cosa. Nella storia del New York Magazine menzionata da IlluminatiPirate, lo scrittore Max Read gioca con la paranoia. “Tutto ciò che una volta sembrava assolutamente e indiscutibilmente reale ora sembra leggermente falso”, scrive. Ma ha un argomento valido: osserva infatti che la maggior parte del traffico web è verosimilmente generato dai bot, e che per un certo periodo YouTube ha avuto un traffico di bot così intenso che alcuni dipendenti temevano “l’inversione” – il punto in cui i suoi sistemi avrebbero cominciato a considerare i bot come autentici e gli umani come inautentici. Sottolinea inoltre che anche le metriche di engagement su siti grandi e forti come Facebook sono state grossolanamente gonfiate o manovrate senza difficoltà, e che la presenza umana può essere imitata con le click farm o dei bot a basso prezzo.

Questa cosa ora potrebbe evolversi, nel bene e nel male. Le aziende dei social network sono diventate molto più efficienti a prevenire l’acquisto di false visualizzazioni e falsi like, mentre alcuni bot farmer sono diventati, in risposta, sempre più sofisticati. Le principali piattaforme stanno ancora giocando a “acchiappa la talpa” con le interazioni non autentiche, quindi l’utente medio di internet non ha modo di sapere quanto di ciò che vede sia reale.

Ma più di questo, la teoria “sa” di vero: il più delle volte, Twitter è intasato da dibattiti su come praticare al meglio l’igiene personale o su quali città abbiano la peggiore qualità del cibo o dell’aria, che non si sa come scadono in accuse di classismo e accuse di omicidio (che per qualche motivo non offendono quanto quelle di classismo). Una celebrità chiede scusa. Un video musicale ha spaccato su internet. Un meme è diventato popolare e poi noioso. “Bennifer potrebbe tornare, e nessuno è più eccitato di Twitter”. A questo punto, si potrebbe perfino dire che il punto della teoria sia così ovvio da essere un cliché: la gente passa il tempo a rimpiangere i giorni del web design bislacco, dei siti personali e dei listserv. Perfino gli impiegati di Facebook dicono di avere nostalgia della “vecchia” internet. Le grandi piattaforme incoraggiano gli utenti a generare sempre le stesse conversazioni, le stesse curve di sentimenti e cicli di indignazione, tanto che le persone potrebbero ritrovarsi a interagire come bot, rispondendo d’impulso in modi prevedibili a cose che sono state create, con ogni probabilità, per suscitare proprio quella risposta.

Fortunatamente, se tutto questo comincia a darvi fastidio, non è necessario affidarsi a una stravagante teoria del complotto per ritrovare la pace mentale. Basta semplicemente individuare dei segni di vita: la migliore prova che internet non sia morta è che vagando su un bizzarro sito web ho trovato un assurdo sproloquio su come internet ormai sia tanto, ma tanto morta.

(Traduzione di Sarah Barberis)

Questo articolo è uscito sul sito del mensile statunitense The Atlantic.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it