Un muro bianco alto due metri nasconde per intero il tappeto rosso su cui passano abitualmente le star davanti al Palazzo del cinema, cuore pulsante della Mostra di Venezia. Nonostante la pandemia, la Mostra si svolge regolarmente dal 2 al 12 settembre. Il più antico festival del mondo resiste. Venezia ha confermato l’appuntamento e vuole che si sappia, anche a prezzo di fare qualche eccezione al glamour – occhiali da sole, décolleté audaci, motoscafi di mogano che fendono l’acqua della laguna – che finora è stato il suo marchio di fabbrica.
Oggi la Mostra ha trovato un nuovo slogan: “Meno paillettes e più coraggio”. Il muro bianco è il simbolo della dualità di questa edizione: da una parte c’è la prudenza per la situazione sanitaria, dall’altra la volontà di rinascita del cinema, in agonia a causa della pandemia. Dopo una primavera e un’estate segnate dall’interruzione delle riprese, dai cinema chiusi e da una presenza catastrofica nelle sale, gli organizzatori si sentono comprensibilmente in prima fila nella ripartenza. Nonostante l’epidemia, i siti di informazioni e le tv di tutto il mondo potranno raccontare questa resurrezione trasmettendo le immagini delle star sul red carpet. Ma le persone presenti non vedranno niente, separate dall’oggetto del suo desiderio da questo sinistro muro bianco. La ragione? Evitare gli assembramenti e la conseguente esplosione di focolai.
I visitatori più entusiasti avranno comunque la possibilità di vedere le immagini del tappeto rosso su uno schermo gigante piazzato poco lontano. Ma per non provocare assembramenti saranno diffuse in differita. In ogni caso, quest’anno in laguna le stelle del cinema non saranno tante.
Poche star e molte regole
L’attrice britannica Tilda Swinton ci sarà per ricevere il Leone d’oro alla carriera. Cate Blanchett e Matt Dillon, rispettivamente presidente e componente della giuria (di cui fanno parte anche Ludivine Sagnier e Christian Petzold) si contenderanno gli obiettivi dei paparazzi. I più tenaci potranno andare in alcuni cinema in giro per l’Italia che trasmetteranno le immagini dell’inaugurazione, a cui parteciperanno altri sei direttori di festival (Berlino, Cannes, Locarno, eccetera) per manifestare solidarietà.
“Questa Mostra è un simbolo della ripartenza”, spiega Roberto Cicutto, presidente della Biennale di Venezia di cui fa parte la Mostra. “Non è soltanto il primo festival internazionale a svolgersi con la presenza del pubblico, ma anche un laboratorio di coabitazione nella situazione attuale. La mostra farà tutto il possibile per garantire la sicurezza. Ma toccherà al pubblico, che dovrà rispettare i protocolli e le regole contro la diffusione del covid-19”.
Le norme sono piuttosto drastiche. Per accedere al Lido bisognerà attraversare sette varchi, tutti dotati di scanner termici per controllare la temperatura. Oltre i 37,5 gradi si dovrà tornare indietro e scatteranno i controlli, ed eventualmente la quarantena. I cittadini dello spazio Schengen possono considerarsi dei privilegiati. Gli altri dovranno aver fatto un test, che dovrà essere stato negativo, e farne un altro appena arrivati. Naturalmente l’uso della mascherina sarà obbligatorio durante le proiezioni, che sono state moltiplicate, considerando che la capienza delle sale è stata fortemente ridotta per permettere il distanziamento fisico.
I film
I film in concorso sono 18. I blockbuster americani, che a Venezia sono sempre stati accolti favorevolmente – compresi quelli prodotti e diffusi da piattaforme online senza passare dalle sale – non ci saranno.
L’edizione del 2020 è dominata dalle pellicole italiane, a cominciare da Lacci di Daniele Lucchetti, che aprirà, fuori concorso, il festival. Le coproduzioni francesi sono cinque. Nanni Moretti ha preferito presentare il suo Tre piani a Cannes nel 2021, invece di sprecare una cartuccia in laguna…
Conseguenza della pandemia o vera scelta editoriale, al concorso parteciperanno otto registe, tra cui la francese Nicole Garcia con il riuscitissimo Amants, in programma il 3 settembre.
Per Venezia la Mostra è un segnale di speranza, il primo dopo lo stop al carnevale dello scorso febbraio, del rinvio della Biennale di architettura e di quello della festa del Redentore, apice dell’estate in città. L’inaugurazione, anche se ridimensionata, segna una svolta, mentre l’attività turistica, fondamentale per la città, riparte lentamente (la maggior parte degli alberghi di lusso ha riaperto in ordine sparso nonostante la scomparsa dei visitatori asiatici e americani). Questa situazione ha spinto Alberto Barbera, direttore della Mostra, a domandarsi: “Potevamo non farla? Certo. Dovevamo evitare di farla? Forse. Ma per noi la risposta è: dovevamo farla”.
Fatalismo? Sconsideratezza? Venezia ha visto di peggio. Proiettato martedì 1 settembre, durante la cerimonia rituale che precede l’apertura, il documentario Molecole di Andrea Segre esplora la laguna ai tempi del covid-19, mentre Lasciami andare di Stefano Mordini, che sarà proiettato in chiusura, si svolge durante la spettacolare acqua alta del 2019. Simboli perfetti di una manifestazione che galleggia tra due mali.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano francese Le Monde.
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